UNA PICCOLA OASI DI BENESSERE E SVILUPPO NEL CUORE DI UN’EUROPA CHE STA SOFFRENDO
Pubblichiamo di seguito la relazione presentata da Gianfranco Favaro in occasione del Dibattito Territoriale “Quale fiscalità nella Nuova Repubblica Veneta?” organizzato dal gruppo di lavoro Finanza e Bilancio del progetto Libro Bianco a Cittadella il 27 giugno scorso.
Breve panoramica sui principali aspetti del fisco elvetico: relazioni tra fisco e assetti istituzionali.
Stasera cercherò di condividere con voi qualche informazione su un Paese che si trova costantemente ai massimi livelli mondiali con riguardo a libertà economica, esercizio della democrazia, pressione fiscale favorevole, qualità della vita, qualità dei servizi…e l’elenco potrebbe continuare. Sto parlando della Svizzera. Paese di circa 8 milioni di abitanti, suddiviso in 26 cantoni che raggruppano a loro volta circa 2.500 comuni.
Una piccola oasi di benessere e sviluppo nel cuore di un’Europa che, invece, sta soffrendo una crisi drammatica non solo economica, ma anche, e lo affermo a malincuore, democratica.
Qual è il segreto di questa isola felice? Sono in molti a chiederselo.
La risposta becera e superficiale secondo cui la Svizzera è ricca perché è un paradiso fiscale attrattore di ricchezze frutto di evasione o di traffici illeciti non risulta accettabile. Solo una frazione del Pil, seppur consistente, vale a dire il 15% c.ca, è generato dal settore bancario e finanziario in genere. Il resto proviene da un’industria all’avanguardia nei settori della chimica farmaceutica, della meccanica di precisione, dell’industria alimentare, dei servizi, dell’agricoltura, del turismo.
La risposta va cercata invece nel particolare tipo di istituzioni e di regole che le popolazioni elvetiche si sono date. Guardate che questa intuizione ha comportato la nascita di un fenomeno curioso negli ultimi anni: un particolare tipo di turismo che non ha come mete le numerose bellezze che il Paese offre, ma i centri amministrativi ed istituzionali svizzeri. Così, sono sempre più numerose le delegazioni di politici e di studiosi che visitano la Confederazione per studiarne e comprenderne il funzionamento, tra l’altro agevolati dalla straordinaria efficienza e cordialità dei funzionari pubblici. Non dobbiamo poi dimenticare che l’italiano è una delle lingue ufficiali della Svizzera. La qual cosa permette a chiunque di noi di potersi documentare da remoto: basta accedere ad un qualsiasi sito web istituzionale del Canton Ticino per poter visionare una quantità di documenti, solitamente ben organizzati e fruibili.
E allora cerchiamo di esplorare anche noi un pochino di più questo fortunato paese che deve il suo presente a delle scelte sagge e oculate compiute nel passato.
Una data fondamentale è il 1848 quando viene adottata la costituzione che fa della Svizzera una repubblica federale ripartita in cantoni. Da lì a qualche anno, l’inserimento in costituzione del referendum (1874) seguito da quello dell’iniziativa popolare (referendum propositivo) (1891) vanno a chiudere il cerchio. Questo sì magico davvero, il perché lo capiremo poi.
In quegli anni, invece, un paese confinante, l’Italia, sceglie di percorrere una strada diversa. Invece dell’idea federale proposta da Carlo Cattaneo, prevale quella centralista che sarà causa di guai infiniti, compresi quelli del presente. In un’ottica aggressiva si impone la necessità di disporre di milioni di coscritti e di altrettanti milioni di pecore da tosare per finanziare eserciti e burocrazia. Ma non divaghiamo.
A fine 800, è importante rilevare che si, sono affermati in Svizzera due elementi fondamentali:
-FEDERALISMO, OSSIA DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO SU TRE LIVELLI, dotati ognuno di sovranità fiscale: federazione, cantoni, comuni.
–ISTITUTI DI DEMOCRAZIA DIRETTA. Referendum e iniziativa popolare
In parole molto semplici le numerose popolazioni svizzere sono riuscite ad aggregarsi per conseguire i vantaggi che derivano dall’essere in tanti, anche in un ottica di difesa militare; ma nel contempo sono riuscite a conservare sia la loro identità, sia sostanzialmente la loro sovranità, tanto come comunità cantonali che comunali, sia alti livelli di efficienza del pubblico.
Il decentramento, infatti, consente alle istituzioni di rispondere al meglio alle esigenze dei territori sotto la loro giurisdizione. Sono gli amministratori del comune che conoscono bene quali siano i bisogni, le problematiche e le soluzioni ottimali correlate al loro territorio. Difficilmente lo possono fare con pari efficienza i governanti confederali di Berna. Mentre gli stessi amministratori comunali difficilmente possono rispondere alle esigenze, ad esempio della difesa o della politica estera del paese intero con adeguata cognizione di causa.
Ma cos’ha impedito che la maggiore efficienza del decentramento, che ha come pericolosissimo contro-altare la moltiplicazione dei centri di spesa, non sia degenerata nell’esplosione della spesa pubblica finanziata con tasse crescenti e, se insufficienti, con l’aumento del debito pubblico? Cioè quello che è successo e sta succedendo oggi in Italia a poco più di quarant’anni dalla nascita delle Regioni?
Proprio gli istituti di democrazia diretta! Questi sono stati e sono tuttora l’argine al dilagare della spesa pubblica elvetica che costituisce da sempre, lì e ovunque nel mondo, la più grande tentazione dei politici ed amministratori eletti. Grazie ad essa, infatti, quelli possono costruire in modo totalmente gratuito, perché i costi ricadono sulla collettività, il consenso necessario al mantenimento della poltrona.
Dato che i cittadini svizzeri possono intervenire a qualsiasi livello legislativo, dalla costituzione all’ultimo dei regolamenti comunali, e su ogni materia, prima di tutto quella fiscale, riescono a bloccare le iniziative di spesa pubblica che non li convincono sia a livello comunale, che cantonale, che federale. E con la spesa inutile, fermano anche l’effetto immediato che questa si porta dietro: LE TASSE che servono a finanziarla, sia quelle presenti, sia quelle posticipate alle generazioni future, cioè il debito pubblico.
Alcuni esempi per chiarire questi aspetti:
ogni cittadino svizzero sa che deve pagare le imposte ad almeno tre soggetti:
-la federazione
-il cantone
-il comune
A livello federale: vediamo un po’:
nella costituzione della Confederazione, perché poi ci sono quelle cantonali, viene posto un limite al prelievo fiscale:
Art. 128 Imposte dirette*
1 La Confederazione può riscuotere un’imposta diretta:
a. sul reddito delle persone fisiche, con un’aliquota massima dell’11,5 per cento;
b.65 sul reddito netto delle persone giuridiche, con un’aliquota massima dell’8,5 per cento.
Art. 130 Imposta sul valore aggiunto*
1 La Confederazione può riscuotere un’imposta sul valore aggiunto, con un’aliquota normale massima del 6,5 per cento e un’aliquota ridotta non inferiore al 2,0 per cento, sulle forniture di beni e sulle prestazioni di servizi, compreso il consumo proprio, nonché sulle importazioni.
Il limite all’imposizione federale è fissato in costituzione! Se a Berna si svegliano una mattina e vogliono aumentare le imposte federali, non possono produrre una legge, ma devono modificare la costituzione. Ma per fare ciò hanno bisogno della doppia maggioranza. Quella dei cantoni e quella dei cittadini elettori, richieste entrambe per poter modificare qualsiasi articolo della Carta.
A livello cantonale e comunale, è lo stesso. I cittadini possono sempre intervenire sia sulle aliquote fiscali dei vari livelli amministrativi sia addirittura sul potere di spesa delle singole amministrazioni.
Esempio a livello cantonale. Questo è il Canton Ticino, art. 42 della costituzione della Repubblica del Canton Ticino che regola la facoltà di organizzare una consultazione facoltativa.
Referendum facoltativo
Art. 42 Sottostanno al voto popolare se richiesto nei quarantacinque giorni dalla pubblicazione nel Foglio ufficiale da almeno settemila cittadini aventi diritto di voto oppure da un quinto dei Comuni:
a) le leggi e i decreti legislativi di carattere obbligatorio generale;
b) gli atti che comportano una spesa unica superiore a
fr. 1 000 000.– o una spesa annua superiore a
fr. 250 000.– per almeno quattro anni;
……
Ricordo che 1 milione di franchi svizzeri equivale a a poco più di 800.000 euro. Questo è il margine di discrezionalità concesso ai governanti della Repubblica ticinese.
per i comuni valga l’esempio di Ponte Capriasca, dove ogni assessore individualmente non puòspendere complessivamente in un anno più di 15.000 franchi svizzeri.
A livello comunale, come, con le dovute proporzioni, anche ai due livelli gerarchicamente superiori, difficilmente si porta avanti un’opera pubblica o un’iniziativa di spesa se non c’è il consenso della popolazione. Questo succede. Ciò significa trasparenza del bilancio costi/benefici, economicità, adeguata informazione. Altrimenti i cittadini te la bloccano. Semplice. E tu, politicamente, sei spacciato.
IL PRINCIPIO che sono riusciti ad attuare gli svizzeri è sostanzialmente quello di tener ben separati due poteri: quello di tassare e quello di spendere.
Se quello di spendere, per ragioni di efficienza e rapidità viene demandato agli eletti, il potere di tassare rimane sempre in mano ai cittadini.
Qui, nel bel paese, nella culla del diritto, che mai sembra diventare adulto, siamo lontani anni luce. Vi ricordo che l’articolo 75 della costituzione più bella del mondo impedisce la votazione di referendum che abbiano ad oggetto materia fiscale.
“Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.”
E pensate che un consigliere regionale della Regione Veneto, lo scorso settembre, in aula, assimilava il referendum per l’indipendenza ad un referendum sulle tasse. Ridicolizzava il primo con quella che riteneva una provocazione e con fare sarcastico proponeva:
“Perché non fare un referendum dove si chiede ai veneti se vogliono pagare le tasse?”
Il poveretto ignorava che in Svizzera questo lo fanno da secoli!
Concludo riassumendo un po’ gli elementi chiave e alcuni effetti per noi interessanti:
DECENTRAMENTO: quindi efficienza ma anche conservazione dell’identità delle comunità che conservano parzialmente la loro sovranità fiscale sempre controllata e bilanciata con gli strumenti di DEMOCRAZIA DIRETTA.
EFFETTI -BASSO LIVELLO DI TASSAZIONE e CONCORRENZA FISCALE inter e intra cantonale, oltre che internazionale. Pensate che il 40% delle nuove imprese che nascono in Ticino sono italiane.
-EFFICIENZA SPESA PUBBLICA
-ZERO CORRUZIONE son troppi quelli da corrompere, perché bisognerebbe corrompere la maggioranza degli elettori.
E’ un modello che si può applicare al Veneto? Credo proprio di sì. I veneti, tra l’altro, sembrano apprezzarlo molto. Come?
La sua implementazione dovrebbe contemplare molto probabilmente oltre all’introduzione del decentramento e all’applicazione della democrazia diretta anche un terzo elemento. Il rispetto del principio di autodeterminazione. Dovrebbe cioè essere permesso ai territori comunali di aggregarsi per formare nuovi cantoni all’interno delle attuali province. Per esempio, i comuni dell’altipiano di Asiago, inseriti attualmente nella provincia di Vicenza, potrebbero decidere di formare un cantone a sé. Questo potrebbe rappresentare un ulteriore fattore d’innesco per una benefica competizione fiscale tra territori all’interno della federazione oltre che per la nascita di comunità omogenee sotto molteplici profili.
Concludo con le parole del presidente della Confederazione nel 2004, Joseph Deiss:
“La democrazia diretta richiede una cittadinanza matura e responsabile. Visto dall’esterno può causare perplessità il fatto che in Svizzera la gente sia consultata di routine su decisioni a volte anche estremamente complesse. La risposta è che in Svizzera comprendiamo che la democrazia diretta è sempre un processo di apprendimento collettivo. Facendo parte del processo politico ed essendo coinvolti nel pubblico dibattito, gli elettori diventano più responsabili ed esercitano la loro responsabilità più attentamente.”
La differenza tra cittadini e sudditi.
Gianfranco Favaro
Delegazione dei Dieci
Cittadella 27 giugno 2014.
Comments (15)
erik
Bellissimo articolo.
Giorgio
“La democrazia diretta richiede una CITTADINANZA MATURA E RESPONSABILE.”
Cosa che in Italia e anche (e soprattutto) in Veneto manca.
Commento
Si vede che per Giorgio la politica italiana e’ molto piu’responsabile.
Zarlino
Bravo Gianfranco Favaro! Propio un bel articolo! No esiste gnente de perfeto a sto mondo e gnanca i stati. La Svisera però la xe un exenpio che me ga senpre piaxuo. Co ghe son sta, go senpre respirà na aria de seguresa e serietà. Deso che son deventà anca mi un citadin consapevole. Vojo con tute le me forse che la me tera la se costituisa in te un Stato simile ala Confederasion Elvetica o magari oncora mejo! Pi che considero el mostro de iniquità andove che son costreto a vivar, pi crese la me angustia e la me indignasion! Fato che gavaremo el nostro Stato Confederal e a Democrasia Direta, i citadini deventarà in poco tenpo mauri e responsabili! WSM!
silvio
complimenti Gianfranco proprio un bell’articolo.
Anche se non corto lo si legge tutto d’un fiato ! 😉
caterina
bell’analisi, dettagliata, che offre moltissimi spunti da imitare…
e soprattutto, in futuro, la creazione di aggregazioni che per territorio, tradizioni e vocazioni imprenditoriali sviluppano interessi e culture affini…
io penso anche all’Alta Marca, come penso alle vallate del bellunese dove c’è diffidenza verso i “siori de Venessia”…
Con l’indipendenza la Repubblica Veneta potrà esaltare al massimo i territori con le loro potenzialità… supereremo la Svizzera perchè non potendo più scaricare responsabilità su altri, non avremo attenuanti e mireremo a raggiungere i risultati migliori! è chiaro, potendo contare in una circolarità di informazioni e collaborazioni.
Giorgio
@commento
io non critico la politica, io critico i cittadini
MIKIVR
Bellissimo articolo Gianfranco, molto dettagliato e chiaro!
E’ vero come dice Giorgio che gli svizzeri sono diversi, ma solo perché hanno intrapreso prima questa strada! Io credo nei veneti, sicuramente dovremo “tirarse su le maneghe tante olte” per arrivare dove sono loro ora, ma non penso proprio che questo sia un problema, siamo abituati a farlo. Nel giro di qualche anno saremo anche noi come loro, ne sono sicura!
Vittorio
scusate, io faccio una piccola domanda e premetto che non sono pratico di questioni finanziarie. Ma, cominciare con l’emissione di Bond per finanziare lo Stato Veneto, non significa partire già con un debito ? Inoltre, chi realmente può acquistare questi Bond a minimo 100€ l’uno? Solamente chi ha soldi da poter “investire”, quindi non la classe medio /bassa schiacciata dalla crisi. Il che significa che il nascente Stato Veneto si indebierà con persone facoltose, partendo già con una divisione tra chi è più o meno veneto su di una base economica.
Nel caso il mio ragionamento fosse stupido o sbagliato, fatemi sapere.
f.i.
PAX TIBI GIANFRANCO, ECONOMISTA MEUS!
caterina
Vittorio, non fare l’ingenuo… anche qui dove stiamo avendo notizie e scrivendo ha un costo..tutto costa, ma davvero pensi che carta. stampa. sale, spazi siano gratis?.. e pensa al lavoro quello si a spese loro di tante persone giovani e meno giovani, professionisti, lavoratori dipendenti o autonomi che dedicano tempo energie idee spostamenti ad una causa così grande che interessa a tutti noi…forse non hai letto o hai dimenticato come è nata l’iniziativa dei Bond… fai lo sforzo di andare a leggere indietro…troverai da te la risposta.
GINO
Par Vittorio, par far impresa qualsiasi essa sia ghe voe schei e bona vojontà
par far sta impresa titanica che se ciama Repubblica Veneta serve idee, pregrammi,strumenti persone de vojontà. i volontari sostenitori del projeto
indipendentista fin deso i se ga autosostenuo pur con mille difficoltà i dond i xe nati par premiare quelle persone che hanno fiducia nel progetto e aiutano in modo tangibile la causa. Ho usato la parola fiducia non a caso, caro Vittorio di fronte a una scelta tra BOT (buoni ordinari del debito pubblico italiano con interessi pari a zero con prospettive pari a sottozero) e buoni federali della nuova repubblica veneta che noi diamo in cambio di una tua donazione avvalata dalla fiducia accordadaci tu cosa scegli?
fiducia incondizionata nell vecchio sistema ormai al collasso
o fiducia nel nuovo sistema federale incarnato nella repubblica veneta ? WSM
Vittorio
@Caterina sto seguendo il sito con le sue informazioni da molto e la mia domanda nasce come normale conseguenza di ciò. IO non metto in dubbio l’operato attuale ma penso che la situazione economica generale, per la quale al fine mese non si arriva e le tasse sono molto alte non invitano la gente ad investire “ciecamente” in un progetto. Non mi sembra di parlare a vanvera dicendo questo..
@GIno la mia domanda è perche fiducia incondizionata invece di certezze?
In merito a questo, vi faccio il solo esempio del referendum, che mi sembra di aver capito sia stato utile solo per indire un altro referendum. Quindi, dove sono le certezze? Lo so benissimi che il progetto è molto grande e di certo non stiamo andando a comprare una camicia ma perche la nostra questione. il referendum, non è stata affrontata davanti ai nomi che contano? Parlamento Europeo, Parlamento Italiano, etc…
Con questo voglio cercare di far capire che la gente non è cosi predisposta a fidarsi ciecamente, soprattutto quanto le si chiedono sforzi economici ulteriori. Ricordo che, ad oggi, il mio stipendio da dipendente è ANCORA TASSATO DALLO STATO ITALIANO, le bollette e le forniture arrivano DALLO STATO ITALIANO, equitalia se non pago VIENE A PRENDERSI TUTTO. Queste son domande alle quali la gente vuole risposte. Con gli ideali e le parole degli esperti (con tutto il rispetto sia chiaro) la gente non vive.
Scusate lo sfogo o se sono andato fuori tema.
caterina
Vittorio, hai ragione che siamo ancora sotto lo stato italiano, pur avendo votato in maggioranza come sai per l’indipendenza, che è anche stata ufficialmente proclamata il 21 marzo.. nell’attesa che si abbia la pronuncia positiva della commissione internazionale di controllo dei risultati del referendum si sta innescando anche la Regione che abbiamo aspettato per due anni che si muovesse e non si sa se, pur avendo deliberato positivamente, lo farà o no il nuovo referendum… intanto comunque gruppi di lavoro nel progetto del Libro Bianco di Plebiscito.eu stanno lavorando per il futuro prossimo che ci aspetta e comunque non cambierà tutto dall’oggi al domani ma è certo che presto la musica cambierà perchè alla libertà dalle catene di uno stato mortifero non si può più rinunciare…è solo questione ormai di qualche mese!
Diego
In risposta a Vittorio: I bond Veneti vengono proposti come forma di finanziamento della nuova Republica Veneta, ma ad acquistarli deve essere chi ha da parte dei soldi da investire, non viene richiesto uno sforzo economico a chi fa già fatica a campare, altrimenti avrebbero fatto un bel gratta e vinci col Leon (che è più gratta che vinci). Questa forma di finanziamento vuole più rispecchiare, a mio parere, l’oligarchia di Venezia, dove a governare erano i ricchi perche abili nel maneggiare i capitali, ma se sbagliavano pagavano di tasca loro, fino al perdere la TESTA. comunque non mancava il popolino, che si faceva ben sentire su ogni questione di politica ed economia(tanto per mettere le cose in chiaro che i siori non la faseva da paroni).
Per quanto riguarda le tasse allo stato italiano la faccenda è molto semplice, quando a suo tempo tutti abbiamo comperato il nostro bell’appartamentino e la banca ci ha fatto il mutuo e i complimenti si son dimenticati di dirci; -..e adesso lavora, paga tutte le tasse, e non saltare una rata mi raccomando che senò ti portiamo via tutto e vai a fare il barbone….MONA….Bravo così testa bassa e vai avanti-. Insomma ce l’hanno fatta comprare per tenerci a bacchetta.
In una situazione del genere è normale avere un po di timore.
P.S. Bravo Favaro! W la Svizzera, W la Serenissima!
Il disegno a grandi linee è questo.