La crisi politico-finanziaria italiana apre le porte all’indipendenza del Veneto
Un governo fascista nel 100’ anniversario della marcia su Roma non se lo sognava neanche Almirante. Meglio il Veneto indipendente.

La crisi di governo italiana ha uno strano retrogusto che merita di essere analizzato con qualche dettaglio in più, in particolare dal punto di vista dell’indipendentismo veneto.
Innanzitutto non può sfuggire la strana coincidenza che vede i principali attori che hanno sfiduciato Mario Draghi anche essere i più forti sostenitori del dittatore russo Putin. Forse sarà solo un caso, o una coincidenza astrale, ma dopo la caduta di Boris Johnson in Gran Bretagna, che si era molto speso, anche personalmente, nel sostegno all’Ucraina, la fine del governo Draghi rappresenta un altro colpo all’alleanza atlantista, anche se riteniamo che non salverà di certo la Russia dalla catastrofe militare ed economica che a nostro avviso la porterà indietro di decenni nell’orologio della storia.
C’è poi un altro aspetto tutto italico che vede molto probabile dopo le prossime elezioni l’insediamento di un governo guidato dalla leader del partito che si rifà apertamente – anche dal punto di vista ideologico – alla storia politica di Benito Mussolini proprio nel centenario della sua presa del potere. Un governo fascista nel 100’ anniversario della marcia su Roma non se lo sognava neanche Almirante. E noi aggiungiamo: meglio il Veneto indipendente di questo incubo! Sembra quasi che qualche mascalzone si sia divertito a giocherellare sulla pagina più tragica e vergognosa della storia dello stato italiano creando uno scherzetto di pessimo gusto in salsa balilla. Se poi guardiamo chi sono i veri autori dello sgambetto a Draghi, il sospetto diventa ancora più forte.
Il tutto mentre l’orizzonte economico della penisola diventa sempre più scuro e minaccioso, con gli esiti nefasti di un biennio di covid, di una guerra ancora in corso, di una crisi energetica e inflazionistica tutt’altro che semplici da risolvere e nel quadro generale pessimo di un paese sempre più indebitato, sempre meno competitivo e sempre più votato al populismo economico straccione basato su spesa pubblica improduttiva e deriva statalista oramai incontenibile.
Ciò avviene mentre l’Italia appare chiaramente come l’elefante finanziario nascosto nella stanza europea e occidentale, in cui più di qualcuno si chiede se ha senso continuare a finanziarne il sottosviluppo con generosi programmi di riacquisto di titoli di debito pubblico da parte della BCE.
Se infatti qualche anno fa la crisi dei debiti sovrani dei PIIGS vedeva diversi paesi accomunati da problemi simili, oggi l’unico “maiale” finanziario dell’area Euro è rimasto proprio il belpaese, con un quadro generale decisamente peggiorato e senza segni di inversione o miglioramento. Specie adesso che il grande tecnocrate che godeva di qualche credito a livello internazionale è sparito dal palcoscenico.
In uno scenario di questo tipo sarebbe da mettersi le mani nei capelli.
E proprio in questo quadretto da “tempesta perfetta” potrebbe entrare in gioco il Veneto e la sua indipendenza.
Noi veneti siamo infatti nella condizione ideale per poter proporre alla UE un cambio di debitore. Se il debitore italiano comincia a diventare del tutto inaffidabile, il sistema europeo sarebbe infatti pronto ad appoggiare una nuova entità politica che si ponesse da garante di tale debito. A ben guardare il Veneto indipendente ha tutte le carte in regola per svolgere questo ruolo inedito. Siamo proprio noi infatti che ogni anno contribuiamo fortemente a coprire il buco assurdo che fa lo stato italiano grazie al residuo fiscale (o meglio, il furto fiscale) di 15-20 miliardi di euro di tasse che annualmente vengono sottratte al territorio veneto. E che domani – con il beneplacito della UE – potrebbe diventare (opportunamente ridotto) un prestito ponte che il Veneto indipendente riconoscerebbe all’Italia a fronte di riforme politiche effettive. Niente riforme niente soldi.
Ciò permetterebbe:
- all’Europa di tenere sotto controllo gli effetti della crisi del debito pubblico italiano, i rischi di un contagio e lo scenario drammatico di uscita dall’area euro della terza economia del continente;
- al Veneto di recuperare finalmente la propria indipendenza e sottrarsi alle dinamiche di sottosviluppo italiane;
- all’Italia di terminare la propria dipendenza da logiche di finanziamento facile delle proprie politiche populistiche basate sull’aumento di spesa pubblica improduttiva e l’incanalamento verso una logica di risanamento del proprio sistema di finanze pubbliche.
Si tratta pertanto di un gioco win win per tutti, che ora finalmente potrebbe trovare la propria finestra storica di opportunità per essere completato.
A patto che emerga una forza politica veneta in grado di perseguire tale linea, come ad esempio sta facendo con successo in Scozia lo Scottish National Party di Nicola Sturgeon.
Per quanto ci riguarda, Plebiscito.eu è impegnato proprio nella costruzione di tale soggetto politico. Oggi ci sono le condizioni e un dialogo in tal senso con le anime venete europeiste e atlantiste va portato avanti con convinzione, includendo tutti, da Sanca Veneta, a Think Tanko, ad ogni esponente che intenda far cogliere al Veneto le opportunità di un futuro di benessere, libertà e indipendenza che derivano dall’apertura di una finestra storica senza precedenti.
Gianluca Busato
Plebiscito.eu