ALLARGAMENTO INTERNO DELL’UE A NUOVI STATI INDIPENDENTI O BALCANIZZAZIONE D’EUROPA
La storia bussa alla porta del Vecchio Continente: saprà fare le scelte giuste un secolo dopo?
Abbiamo volutamente lasciato passare qualche ora per non accodarci al panico e all’ansia generali che sono seguite alla Brexit, evento che ha cambiato in modo plastico gli assetti macroeconomici e geopolitici europei e mondiali. Una sorta di isteria collettiva ha infatti caratterizzato le reazioni di molta di classe dirigente in tutt’Europa, di fronte a un evento che d’altro canto aveva enormi possibilità di verificarsi e che doveva essere ampiamente previsto.
Per quanto riguarda la Gran Bretagna, l’unico leader ad essersi dimostrato tale finora è il First Minister di Scozia, Nicola Sturgeon: non si è dimessa, non si è rimangiata la propria parola, non è stata passivamente a guardare, ha saputo tutelare al massimo gli interessi del proprio Popolo e nel contempo ha saputo imporsi per creare le condizioni migliori per una stabilizzazione della situazione generale, riaprendo la causa dell’indipendenza della Scozia, guadagnando la simpatia internazionale, favorendo l’autodeterminazione dei Popoli in tutta Europa e suggerendo alla stessa Unione Europea l’unico approccio utile per difendersi dai nazionalismi che evocano gli spettri del passato.
La questione britannica è solo la prima sfida infatti per l’Europa, già si stanno affilando le armi per le prossime battaglie, che saranno in tal caso ancora più dilanianti. Come si comporteranno infatti i leader della UE, quando nei prossimi mesi, o settimane, si dovrà infatti metter mano alla voragine economico-finanziaria italiana che si appresta ad essere aggravata da una prevedibile speculazione che la potrà vedere oggetto da qui a poco?
Anche in questo caso emergerà una probabile differenza di risposta tra l’Italia nel suo complesso e il Veneto e, probabilmente, anche la Lombardia. Se la Gran Bretagna infatti può pensare, forse in modo astratto, di poter fare a meno dell’Europa, facendo leva su quanto resta della propria rete di relazioni ex-imperiali del Commonwealth, l’Italia non ha propria alcuna possibilità di ricavarsi alcuno spazio economico proprio isolandosi dai mercati globali. Né di sicuro esiste alcuna possibilità che uno stato elefantiaco di tal fatta possa recitare la parte della Svizzera, o di Singapore. Le resta pertanto solo la possibilità di convincere l’Europa e l’FMI ad assisterla finanziariamente in cambio di una qualche servitù e di promesse di riforme radicali che noi veneti sappiamo bene essere impossibili per profonde e storiche ragioni culturali e politiche. Oppure mestamente, ma a questo anche con ragionevoli tassi di probabilità, uscire a sua volta dall’Unione Europea. Il fantasma della disgregazione europea, come previsto da Soros, si sta realmente affacciando sul suolo del vecchio continente.
Come prevenirlo? Oggi i leader della UE faranno appelli all’unità di chi rimane. Perché tale unità abbia ancora un senso si deve avere il coraggio di allargarla internamente ai nuovi stati come Scozia, Catalogna e Veneto, che possano contribuirvi con maggiori responsabilità e buon senso che possono apportare solo Paesi che approdano alla libertà dopo aver patito una terribile oppressione burocratica, economica e culturale.
Se invece l’Unione Europea deciderà di scegliere la strada di un nuovo socialismo a danno di chi produce, a quel punto nulla potrà fermare la balcanizzazione d’Europa. E, per quanto ci riguarda, Venezia e il Veneto e tutta l’area dell’Alto Adriatico a quel punto non avranno più altra scelta che essere una nuova Singapore.
Un secolo fa il Vecchio Continente si trovava di fronte a nodi della storia da risolvere e non seppe fare le scelte giuste: questa volta sapremo essere più saggi?
Gianluca Busato – Plebiscito.eu
Comments (5)
stefano
pensare che dalla testa dei nostri dirigenti politici, ancorati alla costituzione più bella del mondo e a una visione ottocentesca dell’Europa, possa uscire qualcosa di buono, e pura follia. purtroppo solo degli eventi scatenanti come quello della brexit e il susseguirsi rapido di essi, potrà liberare le risorse migliori dell’europa dall’idiozia delle burocrazie basate su ideologie che hanno pervicacemente sempre negato e contrastato la realtà. nessuno potrà fermare la globalizzazione ma la sua realizzazione appartiene al protagonismo storico dei popoli e non a menti distorte che la vogliono pilotare
caterina
Stefano, sottoscrivo! ma, a parte la retorica interessata che si farà usando i soloni o se vogliamo gli idealisti sognatori inventori dell’Europa che ci ritroviano, temo che si diano da fare tutti quelli che oggi occupano scranni lucrosi in tutti gli organi che si sono moltiplicati a livello europeo, che sono una massa enorme che fanno da zavorra a fronte di ogni cambiamento verso la trasformazione semplificata di nuovi rapporti, snelli e diretti, fra stati e da ormai molti decenni si sono consolidati… oggi con i progressi delle tecnologie dovrebbero essere più semplici e rispondere con più dinaminicità agli interessi dei singoli stati, se pur nel rispetto di regole condivise, per un pacifico sviluppo dei popoli con le loro peculiarità.
stefano
c’è un problema di ristrutturazione dal basso dell’europa. Noi siamo rimasti all’Europa post napoleonica. I veneti e i lonbardoveneti non sono assimilabili ai piacioni romani. Ci deve essere un diritto all’autodeterminazione, cioè all’affermazione della propria identità che riguarda, per esempio, anche l’istria e la dalmazia. Solo allora si potrà realizzare un’Europa forte. dall’ottocento siamo andati avanti in Europa e non solo in Europa, con le pulizie etniche e con la negazione delle identità. cito solo il grande dalmata Nicolò Tomaseo che era per il ripristino dello stato Veneto al contrario di Daniele Manin perché la storia non si può tradire perché poi si ritorce contro. E le difficoltà che attraversano il mondo, non solo l’Europa, sono il frutto della prevaricazione, dell’ottusita, di personalismi come quello napoleonico, di imperialismi che hanno creato danni difficilmente reversibili.
Mauro1956
Con Busato non condivido assolutamente NULLA dell’articolo.Ne condivido appieno,e spero che venga attuato quanto prima,il punto di fare diventare il Veneto la Singapore Mediterranea.Rimanere in europa o quanto meno ancorati equivale ad un suicidio.
Eleonora
Non capisco perché consideri i nazionalismi così pericolosi, quello che crea gli scontri è l’avidità, da una parte o dall’altra. Uno stato che vuole più risorse del necessario e cerca di toglierle ad un altro, o uno stato ricco di risorse che vuole lucrarci troppo. Questo succede tra stati, ma anche nell’economia. Sfruttamento, corruzione e quan’t altro, non mi pare avvengano più tra stati, ma tra grandi corporazioni o diversi settori dell’economia e della finanza. Questo non è certo migliore rispetto alla guerra tra stati, né diverso. Credo che se gli stati avessero nuovamente più potere nel regolare l’economia e la moneta – possibilmente limitandosi a quella esisente, senza banche private né alcun tipo di “creazione” virtuale di denaro – molti problemi non sussisterebbero. Con buona pace di tutti quelli che credono di possedere molte risorse, e ne vorrebbero di più, che si troverebbero meno tutelati. Restare in Europa significa far parte di un gruppo di stati neoliberisti, schiavi del debito perenne, dei soldi, della vita fatta solo di lavoro, consumo, isolamento sociale, che non hanno alcun interesse a tutelare i cittadini o a creare opportunità per tutti. Nasci povero? bene, ricevi un’istruzione mediocre, cresci indebitato, lavori come una bestia senza soddisfazioni, muori indebitato e il debito passa ai tuoi figli. E l’interesse del tuo debito va a coprire il tasso di guadagno di chi ha denaro fermo, investito, e guadagna senza apportare nessun beneficio alla società, non produce niente. Ci vuole uno stato indipendente da queste assurdità, che sia il Veneto o l’Italia, gestito da persone senza interesse a mantenere lo status quo. E potrei scrivere pagine sulle assurdità in cui viviamo, grazie allo spirito europeo (o dovrei dire americano?), ma non voglio togliere spazio ad altri. Però riflettiamo, gente…spero in una risposta che comprenda soluzioni a queste problematiche, altro che la burocrazia o gli imperi coloniali.