AUTONOMIA, UN LUNGO PERCORSO CHE NON SARÀ DECISO DAI VENETI, A DIFFERENZA DELL’INDIPENDENZA
La differenza di percorso tra autonomia e indipendenza del Veneto sta tutta in un concetto: diritto di autodeterminazione dei popoli
Il 22 ottobre 2017 è stato indetto un referendum regionale consultivo sull’autonomia del Veneto. In un editoriale di ieri abbiamo spiegato in modo sintetico perché si tratta di un’iniziativa ingannevole e che ha l’unico effetto di farci perdere tempo prezioso nel percorso per l’indipendenza, proprio nel momento in cui lo stato italiano si appresta a vivere una nuova crisi sistemica che potrebbe travolgerlo. E noi con lui se non sapremo liberarci.
In passato abbiamo già spiegato come in realtà anche se il processo innescato da Zaia avesse successo, cambierebbe poco o nulla dal punto di vista economico. Andiamo ora a vedere con maggiore dettaglio giuridico e politico perché il referendum del 22 ottobre, che noi abbiamo ridefinito sondaggio, non porterà a risultati concreti né oggi né domani.
Innanzi tutto, come forse sta cominciando ad essere noto ad alcuni, in realtà i cittadini non decideranno nulla: essi potranno solo esprimere la propria opinione sul quesito “Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?”.
Se vinceranno i Sì, il Veneto avrà una qualche forma di autonomia?
No, il giorno dopo, il mese dopo e anche un anno dopo, non cambierà proprio nulla.
Dopo la probabile travolgente vittoria dei Sì nel referendum inizierà una trattativa Governo – Regione su quali forme di autonomia il governo vorrà – bontà sua – concedere. Facciamo presente tra l’altro che tali trattative non richiedono un referendum regionale per essere condotte.
Nel caso in cui emergesse una qualche intesa tra governo e regione, si dovrà approvare una legge che dovrà essere approvata a maggioranza del parlamento, purché si resti nell’ambito di quanto previsto dagli artt. 116, 117 e 119 della costituzione.
Ciò impedisce, tra l’altro, che il Veneto possa anche solo aspirare a una forma di autonomia come quella di Trento e Bolzano, in quanto in tal caso sarebbe necessaria una legge di riforma costituzionale, che richiede l’approvazione di almeno la maggioranza qualificata del 66,66% dei parlamentari, oppure dell’approvazione della maggioranza parlamentare cui segue l’approvazione tramite referendum popolare con maggioranza assoluta dei votanti.
I casi possibili dunque sono due.
1) Autonomia semplice, non come Trento e Bolzano. Prevede alcune competenze in più per la Regione.
2) Autonomia come Trento e Bolzano. Prevede una riforma costituzionale
Nel primo caso si può prevedere un processo di almeno un paio d’anni, che per avere un esito positivo dovrà trovare l’approvazione anche della maggioranza dei parlamentari delle regioni che ricevono più fondi dallo stato rispetto alle tasse pagate, ovvero delle regioni che ricevono di fatto fondi derivanti dal residuo fiscale pagato dal Veneto, pari a circa 20 miliardi l’anno.
Vale a dire che anche se il Veneto votasse al 100% Sì, con il 100% di affluenza alle urne, dovrà in ogni caso convincere in parlamento la maggioranza dei parlamentari che oggi vengono eletti grazie alle politiche clientelari che riescono a mettere in atto proprio attraverso la rapina fiscale del Veneto. In pratica è come chiedere a chi è abituato a rubare per legge, di rinunciare a parte del proprio privilegio perché i veneti la pensano in un certo modo. Cosa possibile, ma altamente improbabile e che non ha alcun legame con il voto dei veneti nel referendum-sondaggio sull’autonomia.
Teniamo inoltre conto che ciò dovrà avvenire attraverso un iter parlamentare che prevede passaggi infiniti in commissioni varie e rimpalli tra camere del parlamento che porterebbero il processo ad essere con grande probabilità insabbiato, come da tradizione parlamentare italiana.
Nel secondo caso si richiede addirittura la maggioranza qualificata di circa 700 parlamentari su 1000 di ogni regione d’Italia, che, come detto sopra, dovrebbero rinunciare a gran parte del proprio privilegio perché i veneti la pensano in un certo modo. Se la precedente ipotesi è improbabile, questa risulta del tutto utopistica.
Ci spiace che il governatore del Veneto, nel momento in cui chiama al voto tutti i veneti, non spieghi loro che la decisione finale non spetta ai veneti, bensì al governo prima e al parlamento poi.
In pratica spenderemo 14 milioni di euro di soldi pubblici dei veneti (chissà perché il referendum per l’indipendenza invece avrebbe dovuto essere pagato con donazioni private), per poi dover aspettare almeno 2-3 anni, se non più probabilmente 5-6, o 10, per sentirci dire con grande probabilità no. E a quel no non potremo rispondere alcunché, perché abbiamo scelto la strada del servilismo e della comodità per i nostri rappresentanti che siedono in riva al canal grande a Palazzo Balbi a Venezia.
La conferma, pur nella diversità del processo, viene dall’attesa inutile che i cittadini di molti comuni di frontiera hanno dovuto sorbirsi con pazienza infinita per vedersi arrivare una risposta negativa in periodi lunghissimi, che spesso ha superato i 10 anni, dopo che avevano organizzato e vinto referendum di passaggio da una regione a un’altra.
Alla faccia del diritto di autodeterminazione dei Popoli!
Per tale ragione il referendum del 22 ottobre è in realtà un costoso sondaggio che sarà pagato dai cittadini veneti per insabbiare ogni speranza di cambiamento.
L’unica alternativa concreta a tale percorso illusorio è l’indipendenza del Veneto, in quanto il parere della maggioranza assoluta dei veneti trasforma automaticamente il processo da nazionale a internazionale, sottraendolo al veto del parlamento italiano.
Per fare ciò nel passato si conducevano guerre. In epoca moderna per fortuna tali percorsi possono essere attuati in modo pacifico grazie ai poteri superiori di tecnologia ed economia.
Il percorso per ottenere l’indipendenza è quindi chiaro e prevede i seguenti passaggi, che Plebiscito.eu ha già iniziato ad attuare.
- Pre-condizione: costruire una piattaforma internazionale di relazioni, tecnologica ed economica, che prepari il Veneto all’indipendenza di fatto anche dal punto di vista economico-operativo. Plebiscito.eu ha già iniziato tale progetto con la costruzione del cripto-stato e della business community veneta di Plebiscito.eu Club;
- Esercizio di indipendenza: esercitare il diritto di autodeterminazione del Popolo Veneto, attraverso una sequenza di passaggi che preveda referendum (se sarà Plebiscito.eu a condurre le operazioni, questa fase sarà saltata grazie al Plebiscito Digitale già effettuato) > Dichiarazione condivisa o unilaterale di indipendenza del Veneto (se sarà Plebiscito.eu a condurre le operazioni, questa fase sarà saltata grazie alla dichiarazione di indipendenza del Veneto già proclamata a Treviso il 21 marzo 2014);
- Trattative per l’indipendenza con lo stato italiano: grazie all’acquisita forza operativa ottenuta, costringere lo stato italiano a una trattativa diretta in sede internazionale. Facciamo presente che giunti a questo punto la forza di cui godrà il Veneto, grazie all’acquisita indipendenza di fatto, sarà tale da permetterci, ad esempio, di scatenare speculazioni internazionali sul debito sovrano italiano, al solo scopo di far sedere l’Italia al tavolo delle trattative. Grazie al residuo fiscale di cui gode il Veneto tale trattativa sarà condotta in modalità vantaggiosa per entrambe le parte, permettendo di garantire una sostenibilità del debito pubblico italiano e un parziale bail-in dello stato italiano grazie al surplus finanziario veneto in cambio della piena indipendenza.
Ad oggi non vediamo alternative concrete e utili, tantomeno i sondaggi regionali sull’autonomia, per conquistare la libertà ed essere degni eredi dei nostri antenati che ci hanno trasmesso una testimonianza di indipendenza e gloria di cui dobbiamo dimostrare di essere degni.
Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu
Comments (2)
Giorgio da Casteo
Non serve ai Veneti che la Lega Lombarda indica in ottobre un referendum sull’Autonomia. Per chi persegue Indipendenza questo sondaggio è la conferma della contrarieta’ della Lega Nord.
Ma la questione è ben piu’ ampia ed investe il pianeta veneto degli indipendentisti nella sua totalita’, L’itaglja occupante se pur in piena crisi non abbandonera’ mai questa per lei vitale regione. Quindi nessun riconoscimento internazionale mai ci sara’ concesso come stato indipendente.Una maggiore liberta’ la possiamo ottenere solo con la violenza ! Cosi è accaduto per la Catalogna, i Paesi Baschi, il sud Tirolo, la Scozia…..
Ma il 95% dei Veneti non vuole la violenza. Il 95% dei Veneti vivente oggi su questa terra, gloriosa e depredata, vuole trattenersi le risorse, bloccate a Roma e dal Veneto prodotte. Pena un declino della Regione gia’ in atto inesorabile verso un meticciato da terzo mondo. La Venezia storica viene ricordata per avere avuto una casta diplomatica eccezionale che le permise di definirsi Repubblica Serenissima. Non sara’ forse che ai dirigenti del pianeta sopracitato, troppo pervaso da aventurismo, manchi proprio la qualita’ della diplomazia ?
Viva San Marco
Zampieri Vittorio
Il referendum di Zaia, al quale voterò, darà come risultato finale la dimostrazione che lo stato italiano se ne impiperà del volere dei veneti, e probabilmente sarà disposto a una occupazione militare e guerra civile pur di conservare il dominio sul Veneto.