INDIPENDENZA DEL VENETO CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Gli stati, le corporation, le organizzazioni ad ogni livello possono essere degli strumenti ad intelligenza artificiale ante litteram. L’AI può creare il tessuto connettivo che oggi manca al Veneto per poter esercitare la propria azione e pressione mediatica di apertura ad un mondo sempre più interconnesso e globale.
Suzanne Sadedin, una biologa evoluzionista, ha scritto un interessante articolo nel quale ipotizza che gli stati, le corporation, le organizzazioni ad ogni livello possano essere definite una sorta di strumenti ad intelligenza artificiale ante litteram, in corso di evoluzione da secoli.
Con il proprio intervento la studiosa australiana vuole contribuire al dibattito in corso sulla pericolosità dei sistemi di intelligenza artificiale (AI, artificial intelligence), dopo l’allarme lanciato da diversi scienziati ed opinion maker, in primis Elon Musk and Stephen Hawking, rilanciando addirittura la tesi che una democratizzazione dell’intelligenza artificiale possa drasticamente accelerare un fenomeno di autodistruzione sistemica.
La definizione di stati, enti ed organizzazioni come strumenti ad intelligenza artificiale è ovviamente parziale, in quanto, come ribadisce l’articolo, essi non sono né senzienti, né autoconsapevoli né coscienti. D’altro canto essi dimostrano di possedere in modo crescente comportamenti finalizzati e scopi particolari, in modo equivalente a quella di agenti intelligenti autonomi.
“Queste “macchine di AI” possono apparire anche spietate nei confronti degli individui”: alzi la mano chi non ha provato tale sensazione, ad esempio, nei confronti della burocrazia italiana, o di organizzazioni come le banche, o equitalia.
“Tale spietatezza appare quasi vantaggiosa, per poter sopravvivere in un ambiente competitivo. Esse sono in competizione per lo sforzo umano, il coinvolgimento e l’impegno: in sintesi, per il denaro e per il potere. Così esse sopravvivono e crescono. Le nuove organizzazioni e quelle meno efficienti copiano le caratteristiche di quelle dominanti al fine di competere. Ciò le pone in un processo di selezione darwiniana, come ha notò Milton Friedman”.
Se fino a qualche tempo fa tali organizzazioni hanno fatto affidamento sul consenso dell’uomo e sulla sua partecipazione, confinandone l’azione all’interno dei vincoli dei valori umani e della sua morale.
Con l’avvento di apprendimento automatico, le cose sono cambiate. Ora abbiamo algoritmi che possono prendere decisioni complesse meglio e più velocemente di qualsiasi essere umano, su praticamente qualsiasi dominio specifico. Essi vengono applicati a problemi legati a grandi volumi di dati che vanno ben oltre l’umana comprensione. Eppure, questi algoritmi sono ancora stupidi in qualche modo. Essi sono progettati per ottimizzare i parametri specifici per insiemi di dati specifici, ma sono ignari della complessità del mondo reale, e delle conseguenze a lungo termine delle loro scelte.
Al di là degli scenari negativi che l’articolo poi sviluppa, per quanto riguarda la nostra situazione in Veneto credo che chiunque fin qui è riuscito a seguire la tesi dell’articolo, può ora anche facilmente comprendere come la soluzione di sviluppare una piattaforma di cittadinanza digitale veneta possa permetterci di superare le barriere di comunicazione sociale che finora ci hanno reso schiavi della macchina partitocratica italiana.
Superando i limiti attuali che esistono nei processi umani di costruzione del consenso sociale che i partiti usano, noi riusciremo semplicemente a renderli dei dinosauri di fronte al nuovo panorama di ingegneria sociale digitale che sapremo mettere a disposizione dei cittadini veneti.
Ciò è già avvenuto in una prima forma eclatante con il referendum di indipendenza del Veneto del 16-21 marzo 2014, che ha saputo travolgere il muro di gomma del silenzio mediatico che è crollato solo quando era troppo tardi per fermare il consenso plebiscitario emerso verso l’indipendenza della Repubblica Veneta.
Quando completeremo il nostro progetto con la piattaforma di cittadinanza digitale veneta, per il quale servono ancora cospicui finanziamenti, caleremo l’asso che consegnerà al passato i responsabili della più grave crisi socio-economica del Veneto e dell’Italia nella storia contemporanea, dal dopoguerra.
Tale strumento costituirà finalmente il tessuto connettivo che oggi manca al Veneto per poter esercitare la propria azione e pressione mediatica di apertura ad un mondo sempre più interconnesso e globale.
L’unica via di uscita dalla prigione del peggiore inferno fiscale del mondo è l’apertura e l’interconnessione con il mondo libero all’esterno di essa. Dalla pressione sociale che sapremo esercitare tramite tale piattaforma e dalla creazione di un modello economico che ci renda indipendenti dal sistema bancario italiano, prenderà forma la nuova Repubblica Veneta indipendente.
Una volta indipendenti, anche solo con il surplus finanziario di 20 miliardi di euro l’anno che oggi vengono bruciati sull’altare dell’appartenenza allo stato italiano, il Veneto saprà recitare un ruolo da protagonista, come nuova repubblica moderna, aperta, tollerante, in Europa e nel mondo.
Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu
Comment (1)
caterina
non so immaginare una società cibernetica, non so neppure se me la auguro così tradizionalista come sono, anche se mi dispiace che non farò in tempo a sperimentare un’auto che mi porta da sola in un posto che le indico nel programma, io che non so guidare… l’umanità è così complessa che mi sembra impossibile da imbrigliare come si propongono la scienza e la tecnologia, ma capisco che tutte le attività che regolano la vita della società alla fine saranno tradotte in schemi che permettono tutte le connessioni ed evidenziano tutte le interfacce meglio anche di quanto possa fare l’uomo… peccato che per tanti di noi la vita non è più tanto lunga per apprezzarne i risultati, ma almeno uno mi sembra di capire lo sperimenteremo presto: potremo dirci cittadini veneti ed esserlo a tutti gli effetti… e questo mi dà una grande soddisfazione!.