LA FORMAZIONE DELLA SOCIETA’ CIVILE
Come anticipato continuo la serie di scritti, tratti per sintesi dalle opere di Allum, il cui scopo dichiarato non è insegnare (non avrei titoli) ma incuriosire il lettore.
Per chi come me crede che la libertà individuale si esprima proporzionalmente al proprio livello di coscienza e conoscenza, spostare la discussione sul piano teorico non è indifferente.
All’inizio di un nuovo cammino ci sono sempre due possibilità: si procede per tentativi in proprio oppure si guarda all’esperienza e riflessioni di chi ci ha preceduto. La prima soluzione è spesso dolorosa.
La strutturazione della società civile è il risultato delle lotte di successive generazioni di uomini e donne. Dovendo purtroppo constatare che le azioni politiche finiscono a volte per dare risultati perversi, del tutto opposti a quelli desiderati.
La mappa concettuale proposta da S. Rokkan (1970) pare a me interessante per la maggior sensibilità dell’autore ai risvolti geopolitici che a quelli storici.
Infatti, mentre la storia è osservazione del passato per definizione, le caratteristiche geografiche, economiche e politiche spesso sopravvivono nell’epoca presente.
Per il Rokkan, il processo di formazione degli Stati Nazione europei è durato quasi un millennio, partendo dalla caduta dell’impero Romano e giungendo a conclusione solo con la Prima Guerra Mondiale.
Egli individua nella logica geopolitica europea dell’epoca della Riforma e Controriforma i fattori cruciali che hanno strutturato lo sviluppo politico del continente, riassunto nel concetto di Stato-nazione.
E’ una sintesi di due rivendicazioni territoriali, parallele ma spesso conflittuali: il controllo politico (Stato) e l’identità culturale (Nazione).
Nella mappa di Rokkan il primo asse è quello Nord-Sud e sintetizza la problematica della nazione; il secondo è quello Est-Ovest ed investe la problematica dello Stato.
L’asse Nord-sud è essenzialmente culturale, ma riguarda un problema politico cruciale, la separazione dei poteri tra quello politico (Stato) e quello spirituale (Chiesa).
Questo spiegherebbe perché sono nati prima gli Stati europei della periferia occidentale (Spagna, Portogallo, Inghilterra, Francia e Svezia) seguiti dalla periferia orientale (Russia e Prussia) e solo a distanza, a metà dell’Ottocento, nascono la Germania moderna e l’Italia.
Lungo l’asse Est-Ovest intervengono due elementi, quello politico e quello economico, nel consolidamento dei centri territoriali.
La struttura geopolitica che si forma in Europa tra il Cinquecento ed il Seicento è divisa in tre zone:
a) una rete urbana che domina la fascia centrale del continente sulle rotte commerciali tra il Mediterraneo ed il Mare del Nord (le città Stato dell’Italia Settentrionale, tra le quali spicca Venezia, e quelle della c.d. Lega Anseatica, tra le quali spiccano Brema ed Amburgo); b) alcune potenti città dei territori della costa atlantica ad occidente della fascia centrale (Londra, Parigi, Madrid e Lisbona); c) altre città, più deboli, riunificate sotto un forte centro di potere militare nelle marche d’oriente (Berlino, Mosca e Vienna).
In Occidente, la grande spinta verso l’attività commerciale ed il progresso economico ha facilitato il processo di unificazione; ad Oriente, la carenza di risorse portò ad accentuare i poteri dell’apparato militare a spese di altre componenti civili.
Rokkan sottolinea che la rete urbana sviluppata nella fascia centrale (City State Europe) ha impedito per lungo tempo la formazione di Stati-nazione, principalmente perché nessun centro aveva le risorse necessarie per dominare stabilmente tutto il territorio, privilegiando pertanto la gestione diplomatica dei conflitti.
Oltre a questi due assi fondamentali, Rokkan individua due altre variabili nello sviluppo politico europeo: a) la soluzione della questione agraria e dei rapporti di dominio che ne sono derivati; b) le condizioni migratorie (Voelkerwanderung, letteralmente camminata dei popoli) e le guerre medievali che hanno creato condizioni molto diversificate per l’unificazione linguistica dei diversi territori europei.
L’impero romano aveva lasciato in eredità il latino ed il suo alfabeto, ma l’elevata frammentazione anche linguistica del continente sfociò spesso in conflitti violenti tra rivendicazioni di controllo territoriale ed identità nazionali.
Non esisteva necessariamente una coincidenza tra Stato e Nazione ed i contrasti tra le due dimensioni furono particolarmente violenti nella fascia centrale dell’Europa.
Nel Nord il processo di costruzione dello Stato e quello della formazione della Nazione hanno proceduto assieme (pur tra conflitti, come quello tra anglosassoni e celti) mentre, al contrario, nella fascia centrale mancò uno sviluppo politico parallelo.
Per Rokkan il contrasto tra Austria asburgica (cattolica) e Prussia (protestante) deriva da due diverse visioni: sovraterritoriale per l’Austria, che cercò di costruire un impero plurilinguistico; limitata al controllo dell’area di lingua tedesca e della sua comunità nazionale per la Prussia.
La lotta tra Kleindeutsche e Grossdeutsche in fondo non era altro che una lotta tra due diverse concezioni territoriali tra Stato e Nazione.
Badie e Birnbaum (1979) criticando parzialmente l’assunto di Rokkan, proposero di distinguere tra la nozione di Stato e di Centro Politico; cosa che consente loro di formulare due modelli di sviluppo politico europeo.
Nel primo, dove lo Stato ha il predominio sulla società (State-led Society) si ha lo sviluppo di strutture di autorità autonome e dominati nei confronti della società civile (esempio Francia e Prussia).
Nel secondo, il modello di “centro politico” è contrapposto al primo. Si ha qui il predominio della società sullo Stato (Society-led State) cioè di una rete diffusa di élite specializzate e di istituzioni che detengono la legittimità nazionale al posto dello Stato (l’establishment e il crown-in-parliament del caso inglese). In questo modello, la società civile è informata al principio di autoregolazione e la politica si risolve più in una negoziazione diretta tra le parti sociali che nei rapporti con lo Stato.
Con riferimento alle carenze della mappa concettuale di Rokkan in merito all’asse culturale, è utile rammentare lo schema di Elias (1939) che distingue tre modelli di formazione e diffusione delle norme culturali a livello nazionale: 1) il modello britannico, di una cultura che è un amalgama aristocratico-borghese; 2) il modello francese, di una cultura che è il prodotto del potere statale (aristocratico prima della rivoluzione e borghese poi); il modello tedesco, di una cultura borghese ed accademica.
A questo punto, per ravvivare l’interesse del lettore, converrà applicare l’analisi di Rokkan alla situazione politica dell’Europa odierna e valutare se la stessa sia del tutto superata od abbia invece delle utili assonanze.
La punto di vista geo-politico possiamo rilevare che sussistono ancora differenze tra gli assi Nord-Sud ed Ovest-Est.
Nella fascia più occidentale d’Europa, gli Stati sovrani non hanno subito particolari cambiamenti strutturali e politici (Gran Bretagna, Francia e Spagna).
Nella fascia centrale dell’Europa, si è ravvivato dopo l’unificazione della Germania il conflitto tra le culture legate alle religioni cattolica (Baviera e parte dei Lander ex RFT, oggi in minoranza) e protestante (territori della ex RDT e Lander nordici, oggi in maggioranza) e le differenti concezioni di Stato conseguenti (la Germania sembra oggi dibattuta tra Kleindeutschland in Europa e Grossdeutschland uber Europa)
Il Sud Europa (Italia e Grecia) è in profonda crisi istituzionale e costituzionale ed esposto a tensioni legate alla variabile indotta dai nuovi flussi migratori extraeuropei.
La fascia ad Est cerca ancora di trovare un equilibrio istituzionale che faccia nel contempo salve le tradizioni nazionali e la necessità di assumere un moderno assetto democratico e costituzionale (vedi Ungheria).
Per fatto singolare l’organizzazione centripeta dello Stato moderno, avversata in patria e fonte di istanze centrifughe indipendentiste, è stata replicata nell’apparato amministrativo e di governo europeo.
Segnatamente, si è combinata la migliore (o peggiore che dir si voglia) tradizione francese (che come detto da Elias è ricca d’intolleranza ideologica e strumentalismo, con forte attenzione alle forme) con la cultura nazionale tedesca affetta d’autoritarismo, burocrazia, disciplina e conformismo.
L’esito è quasi scontato, poiché ciò che ha fallito per piccoli numeri non può avere successo per dimensioni maggiori.
L’Europa dei popoli ha ceduto il passo a quella dei burocrati, surclassando il potere dei singoli Stati con consistenti cessioni di sovranità.
Venendo a mancare il collante linguistico e nazionale, le istanze centrifughe di rigetto da un procedimento decisionale che esclude del tutto i c.d. Stakeholder sono destinate ad esplodere.
Dal punto di vista geo-economico, si nota la sostanziale sovrapponibilità tra la rete urbana di città commerciali del sedicesimo secolo (City State Europe) con le aree di maggior produttività economica europea (la c.d. Doppia Banana).
Richiamando le tesi di Rokkan, non deve sorprendere pertanto la collocazione geografica delle maggiori richieste indipendentiste dallo stato centrale (Catalogna e Veneto).
Dagli studi di Rokkan possiamo trarre una considerazione: l’Europa priva di collante nazionalistico (pur esaltata dalla retorica) e di un linguaggio comune (se facciamo eccezione per la pragmatica lingua inglese, che tuttavia poco ha da spartire con le culture europee continentali) è destinata ad esito infausto.
Unica possibilità di salvezza resta quella di una virata, in senso federalista vero, che renda espressione concreta e non vuota la definizione di Europa dei Popoli, esaltando le differenti Heimat e garantendo il rispetto delle molte culture presenti nei suoi confini.
avv. Franco Correzzola
Comments (6)
giancarlo
Assolutamente d’accordo sull’analisi di Rokkan e ai commenti finali dell’avv. Franco Correzzola.
L’Europa si dimostra sempre più un coacervo di situazioni artificiali che non portano nulla di buono. Magari bastasse solo la volontà di pace affinché in Europa non si faccia più alla guerra. Al contrario si sono già create le premesse di una guerra nuova e moderna a livello economico, dove i più forti schiacciano i più deboli. Abbiamo già visto cose del genere dopo la fine della prima guerra mondiale. Ora siamo arrivati alla terza, senza sparare un colpo di fucile. Ma…a guardare bene esiste una guerra sotterranea politico-economica in cui l’euro è il catalizzatore primario e quello secondario è quello relativo alla cessione di sovranità ai burocrati-banchieri europei.
Dove andremo a finire ? E’ facile prevederlo. Stiamo letteralmente smontando la nostra economia a favore di altri e non si capisce bene il perché.
L’europa ed i politici italioti stanno massacrando i cittadini di tasse e togliendo diritti e pensioni, sempre ai cittadini.
Il Papa giustamente ha detto che si sono create economie disumane, ed io aggiungo che si sono create in italia tasse disumane !
L’Italia spende ogni anno migliardi per finanziare ONLUS-GIORNALI-TV-CINEMA-PARTITI POLITICI-ALTI BUROCRATI-AUTO BLU-STIPENDI ALTISSIMI, RISPETTO AL MONDO INTERO DI POLITICI ED ALTI MANAGER-IMMIGRATI-RIFUGIATI POLITICI- GUERRA UMANITARIA IN LIBIA-KIOTO-SAEL-EUROTRONBIOL-ANTARTIDE-PENSIONI OVER 65 IMMIGRATI-COSTI CARCERI PER IMMIGRATI CHE NON VENGONO ACCETTATI NEI LORO PAESI- E….potrei continuare all’infinito.
Sembriamo un paese ricco,l’italia, invece tolgono agli italioti sempre più diritti di tutti i tipi e se verremo commissariati dall’europa…..addiooooo!!!
Consiglio eventuale, vendete tutto ed andate all’estero per vivere dignitosamente, qui ormai ci sarà prima il diluvio, già iniziato e poi il deserto.
Scusatemi tutti, ma non si vede nulla di positivo per il futuro. Se qualcuno invece è meno realista di me, cerchi di tirarmi su di morale con qualche buona notizia o meglio positività che faccia sperare qualcosa………
Per intanto noi ci sentiamo già Veneti liberi ed abbiamo girato le spalle all’italia definitivamente e senza alcun rimpianto se non quello che poteva essere un bel sogno l’italia tra i primi al mondo…..ed invece ci hanno cacciato in mezzo ai mediocri ed agli ignavi.
WSMS
GINO
stiamo vivendo un periodo di grandi cambiamenti e i cambiamenti per natura sono pieni di incertezze, le incertezze portano le persone preposte al comando ,alle decisioni a non prendere decisioni proprio quando la capacità di decidere diventa importante.Ci sono troppe spinte interne ,esterne e poca propensione,visione,coraggio nelle persone che sono al comando.Tutto questo porta ad una inevitabile situazione di stallo decisionale ,si ricorre alla sistematica scusa che altri devono decidere, che le colpe sono di altri così si finisce per delegare altri per cedere potere pur mantenendo pero i privilegi della posizione e della sovrapposizione.Altri decidono per noi altri poteri altri stati dove vigono altre situazioni altre regole.Queste contrapposizioni portano inevitabilmente ad una crisi di sistema che oggi è sotto gli occhi di tutti, per come la vedo io siamo in guerra e lo siamo ormai da almeno sei anni.Sei lunghi anni dove abbiamo visto gli effetti di questo conflitto anomalo perché la nostra percezione e conoscenza della guerra è quella standard non riusciamo a concepire forme di conflitti alternativi. Questa è una guerra socio economico, etnico, religioso,globale ,che colpisce suprattutto le vechie potenze a favore dei nuovi paesi emergenti che al momento sembrano non sentire il peso della situazione. Io credo che per difenderci meglio in questa situazione il popolo debba riprendersi quel potere per troppo tempo lasciato in mano a portavoce oggi del tutto incapaci ad qualsiasi azione credo che il popolo debba essere responsabile del proprio futuro
MAURO
Si evincono facilmente, da quanto esposto, i motivi per cui la Repubblica Veneta dovrà rimanere estranea a questa Europa, alla UE, ed ancor più dovrà astenersi dall’adottare quale moneta quel cappio al collo che risponde al nome di Euro. Liberarsi dal giogo romano per infilarsi quello eurocratico…no grazie! Croazia docet.
giancarlo
Ricordo 2 art. della costituzione italiota che dicono:
ART. 6 LA REPUBBLICA TUTELA CON APPOSITE NORME LE MINORANZE LINGUISTICHE.
ART. 11 L’italia RIPUDIA LA GUERRA COME STRUMENTO DI OFFESA ALLA LIBERTA’
DEGLI ALTRI POPOLI E COME MEZZO DI RISOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE
INTERNAZIONALI….omissis
Al primo articolo denuncio che la lingua Veneta ( piaccia o non piaccia a qualcuno è una LINGUA riconosciuta anche in ambito internzionale) non solo
non è mai stata riconosciuta dallo stato italiota, ma mai tutelata in alcuna sua forma, anzi è sempre stata sabotata, come la storia Veneta, la cultura Veneta, le tradizioni Venete etc…etc…
Al secondo articolo, a parte le varie guerre “umanitarie”…(ipocriti!!!) adesso si mandano anche i Kalashnikov ai Curdi per risolvere una controversia internazionale…e l’O.N.U. a cosa serve? A cosa è mai servita ?
Mi taccio e vi lascio riflettere.
WSM
GINO
te ke rason giancarlo, se te lesi tuta ea costitusion almanco meta’ articoi i se in contraposision con queo ke sucede nea realta’ par quanto riguarda la lengua veneta, lengua antichissima parlata dale popolasioni stansiate anticamente tra la xona ke va da mian fin trieste, da molto prima ke nasese venesia e anca roma . El talian xe nato molto più tardi come forma dialetae della lingua veneta semplificando e armonisando el latin ke jera comunemente parla’ in molte xone e altre lingue rejonai molto presenti in quei tempi in varie xone dela penisola ke gnancora se ciamava italia .La lengua veneta no usa e dopie e se ghe fasi caso anca un co se parlè con un roman el usa parlar sensa dopie esempio : tera, guera,ndemo,femo,ecc ecc
marco
SENZA SCENDERE IN PIZZA NON SI COMBINERA’ NULLA!
BISOGNA ORGANIZZARE IL GIORNO DELLA RIVOLTA FISCALE ALLO STATO ITALIANO.
TASSE MASSIMO 20% IN COSTITUZIONE O INDIPENDENZA!
LA COSA E’ IMPRATICABILE E QUINDI SI ANDRA’ PER L’INDIPENDENZA.
MOVIMENTI AUTONOMISTI TUTTI UNITI MI RACCOMANDO!