NON ESISTE UNA VIA ISTITUZIONALE PRECOSTITUITA ALL’INDIPENDENZA DEL VENETO. SERVE UN PERCORSO INEDITO E PLEBISCITARIO
La settimana si è chiusa con il contrasto tra una non notizia – il rito di autoincensamento di uno stato che si nomina un capo di facciata con bizantinerie di palazzo – e dodici sindaci veneti della lega, che non hanno risparmiato critiche ai loro colleghi di partito assenti – che hanno sfilato con circa 1.000 cittadini per le strade di Cittadella portando la fascia di San Marco, in aperta sfida al divieto di indossarla comunicato loro dal prefetto di Padova. Un plauso all’iniziativa, cui non abbiamo partecipato ufficialmente, pur avendo manifestato la nostra solidarietà anzitempo.
Sono segnali di un periodo che vedrà, con ancora maggior evidenza rispetto ad un anno fa, il confronto tra forze centrifughe e centripete dello stato italiano e delle sue istituzioni. Le forze centripete sono destinate a prevalere nello scontro istituzionale, che non ha vie di fuga, mentre le forze centrifughe prevarranno in ambito civico, purché sappiano trasformarsi in componente ALTERNATIVA al sistema dei partiti.
Questo è il senso della sfida di Plebiscito.eu e di Veneto Sì.
Il referendum di indipendenza del Veneto del 16-21 marzo 2014 ha aperto il vaso di Pandora dello statalismo italiano in Veneto. Non è semplice ora per chi ha cavalcato e pensa ancora di cavalcare il malcontento contenere la forza sana e creatrice che ne è fuoriuscita.
Non sarà facile per nessuno sottrarsi alla domanda fondamentale VENETO SI o VENETO NO.
Sarà vano pertanto il tentativo di chi tenta invece di cavalcare il malcontento per portare acqua sotto mentite spoglie al mulino della partitocrazia italica, magari creando liste indipendentiste in appoggio al governatore uscente e ai suoi alleati partiti di centro-destra italiano, da Forza Italia, a Fratelli d’Italia, all’Ncd, tutti apertamente contrari NEI FATTI all’indipendenza del Veneto.
Una via istituzionale precostituita al cambiamento non è possibile in Italia per più ragioni. È necessario in realtà uno strappo istituzionale, un percorso inedito e originale, probabilmente in seguito al ricevimento di un mandato popolare specifico e di forma plebiscitaria. Per conto nostro lo abbiamo già ricevuto con il Plebiscito Digitale e in quel solco ci stiamo muovendo.
In Italia non esiste nemmeno uno straccio di cultura federalista, tanto che il povero Cattaneo preferì morire esule in Svizzera. Altro che interpretazione federalista della costituzione, dei padri costituenti nel 1948 come ha incredibilmente avuto l’ardire di dire il governatore veneto uscente!
Guardando alle vicende dell’oggi ci accorgiamo che tutti i tentativi pseudo-rivoluzionari parlamentari sono sempre state sconfitti, compresi gli ultimi da parte dei grillini, oramai dimensionati a componente sistemica di bastian contrari.
Così come è fallita la promessa della rivoluzione leghista negli ultimi venticinque anni, ora mutata, secondo il costume trasformista italiano, in nazionalismo populista.
Tutti questi tentativi si sono nutriti del fallimento dei partiti che li hanno preceduti, portando in sé i germi del proprio naturale e annunciato fallimento.
Lo stato italiano vive di crisi politiche, secondo una modalità che pare quasi sistemica. Ad ondate che possiamo identificare con una periodicità circa di quindici-vent’anni questi fenomeni si sono succeduti con risultati tra loro molto simili.
Con uno sforzo di sintesi si possono riassumere le seguenti fasi storiche che hanno caratterizzato la vita politica italiana:
- Destra storica 1861-1876 (nata in Piemonte nel 1849)
- Sinistra storica, trasformismo, crispismo e crisi di fine secolo 1876-1903
- Giolitti e l’italietta (1903-1921)
- Fascismo (1922-1945)
- Dopoguerra, governi a guida dc di centro-destra (1948-1958)
- Centro-sinistra e compromesso storico (1958-1980)
- Pentapartito e craxismo (1981-1992)
- Leghismo e berlusconismo (1993-2013)
- Grillismo-renzismo-salvinismo (2013-?)
La caratteristica delle fasi politiche che hanno caratterizzato la storia dello stato italiano è stata l’alternanza tra momenti di ingovernabilità totale e il populismo che talvolta è addirittura sfociato nella violenza contro gli stessi cittadini (do you remember Bava Beccaris, Tambroni, G8 di Genova?).
Lo stato non è mai stato in grado di riformarsi in modo sostanziale nella sua forma e anche il passaggio da monarchia a repubblica, così come il fascismo, mai ne hanno mutato neanche minimamente l’assetto strutturale.
L’ossatura amministrativa dell’Italia, di derivazione francese e napoleonica, è sempre stata centralista, basata sui grandi ministeri e sui direttori generali della pubblica amministrazione, sull’articolazione territoriale delle prefetture e degli organi di pubblica sicurezza.
I grandi poteri dello stato, il legislativo, l’esecutivo e il giudiziario, in Italia da sempre sono stati di concezione intrinsecamente e immutabilmente centralista.
Ogni tentativo di mutare la natura del potere dello stato italiano si è sempre scontrato con un coacervo di interessi incrociati, basati sul parassitismo e sullo sfruttamento delle risorse dei cittadini e delle comunità, che negli anni e nei decenni è cresciuto a dismisura. Tale buco nero di ogni speranza di riforma coinvolge in modo diretto decine di migliaia se non centinaia di migliaia di italiani che sono determinati a ogni costo a non mollare l’osso del privilegio di casta. Ad esso ovviamente poi si aggiunge l’esercito dei peones che del piccolo privilegio hanno fatto un sistema di vita, basato sull’assistenzialismo, sulla raccomandazione, sulla pensione facile, sullo stipendio da poco per fare meno e inutilmente.
Non sono mancati i tentativi anche seri di metter mano a tale struttura diabolica, che oggi si è trasformata in un lusso che noi veneti non ci possiamo più permettere, a pena della nostra esclusione dal mondo civile sviluppato.
Forse il più significativo esempio nella storia italiano è stato quello di Minghetti, che mai peraltro nemmeno si avvicinò alla realizzazione del suo progetto autonomista.
Di fatto ogni anelito di riforma, anche serio e basato su sani ideali e forti principi, si è sempre arenato di fronte all’immutabilità del centro del potere italiano e – cosa non secondaria né trascurabile per ragioni mai sufficientemente analizzate nella loro particolarità.
A ben vedere, i tentativi più seri di metter mano alla forma dello stato si sono verificati nei primi anni della sua esistenza unitaria. Da quando la capitale italiana fu trasferita a Roma, il sistema politico italiano ha visto l’introduzione di una nuova variabile, ovvero la straordinaria capacità di questa città di smussare ogni angolo. Chi ha vissuto per qualche periodo a Roma non può non aver provato una sensazione di benessere che certi versi è magica. Corrompe l’animo.
Il ponentino ha la capacità di entrare nelle viscere delle donne e degli uomini e di addolcire ogni proposito bellicoso. Non esiste Parigi, non esistono Londra, Washington, o Berlino. Non esistono nemmeno Istanbul, Madrid né Atene. Roma ha un’atmosfera unica al mondo che rende praticamente impossibile a un esercito di potenziali 700 riformatori sui 1000 che popolano il parlamento italiano di vincere una battaglia di riforma costituzionale.
L’unica via è quella del coraggio civico, che si esprime in modo alternativo al sistema dei partiti: VENETO SI o VENETO NO?
Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu
Comments (14)
caterina
questa è un’analisi storica ragionata che merita la più ampia diffusione!…
sono semianalfabeta informatica…per favore, mandatemela anche via mail perchè la possa girare ai miei amici, gli aderenti perchè si rinfranchino, gli scettici perchè possano rivedere le loro posizioni…
giane
Buongiorno Caterina, alla fine dell’articolo c’è un tasto “E-mail”, oppure uno “Stampa” che possono essere usati per divulgarlo ai propri contatti. Grazie per l’apprezzamento 🙂
Mauro
Scusate, ma “Veneto sì” non si presenta alle Ragionali di Primavera ? Ed allora dov’è che è <> ?
Mauro
“alternativo al sistema dei partiti” ?
Giorgio del Territorio-Libero-di-Trieste
Analisi storica e conclusioni ineccepibili. Poichè anche a Trieste stanno nascendo entità varie camuffate da indipendentismo per creare un impedimento al nostro lavoro di riattivazione del Territorio Libero di Trieste (che ESISTE giuridicamente dal 15 settembre 1947, data di entrata in vigore del Trattato di Pace firmato dalla repubblica italiana) mi permetto di esortarvi alla massima prudenza. Abbiamo potuto verificare che tra di noi si sono infiltrati numerosissimi elementi dediti alla delazione ed alla disinformazione
indirizzata ai nostri simpatizzanti e sostenitori con evidenti fini fuorvianti.
Per il momento vi faccio i migliori auguri. Chissà che in futuro non ci sia la
possibilità di esservi utili e di darvi una mano! VENETO Sì! … naturalmente.
rudy
Donetsk circondata dalla guerra riunisce i movimenti indipendentisti di tutte le regioni del mondo. Dal Texas alle Fiandre e Venezia. Il ‘ministro degli esteri’ della repubblica popolare Aleksandr Kofman ha contattato i diversi movimenti attivi ovunque, invitando i loro leader a una grande conferenza fra questo mese e il prossimo, se le condizioni della sicurezza lo consentiranno, per lanciare una “Lega dei Nuovi stati” che, dice, rappresenterebbe “il dieci per cento del territorio mondiale, il 15 per cento della popolazione globale, il sette per cento del suo pil”.
In una intervista all’emittente televisiva di Donetsk Oplot TV l’ex imprenditore di 37 anni, elenca: “Texas, Fiandre, Venezia, Boemia, Paesi baschi, Catalogna: abbiamo già stabilito contatti con 18 territori”. In carica dallo scorso novembre, precisa: “invitiamo ad aderire alla nostra unione tutti i territori che in questo momento vogliono l’indipendenza ma che non hanno ancora lo status di paese sovrano, a partire dal Texas, dove ci sono attivisti che combattono per l’indipendenza e che possono contare sul pieno sostegno della Novorossiya”.
Il Texas Nationalist Movement (TNM) ha confermato di aver incontrato esponenti della repubblica di Donetsk lo scorso dicembre a Mosca, in occasione di una conferenza internazionale organizzata dal Movimento anti globalizzazione della Russia ed espresso il sostegno del “diritto fondamentale” della regione all’indipendenza dall’Ucraina.
Fonte: http://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2015/02/01/dal-texas-venezia-donetsk-lancia-lega-dei-nuovi-stati_8Fs469RjAlpfwZku5K5fCK.html
Davide
@RUDY
Quanto ti paga l’ FSB?!?
Michele De Vecchi
@MAURO
Il percorso di Plebiscito.eu e Veneto Sì non prevede il controllo della regione per un secondo referendum; anzi, il nostro percorso non prevede nemmeno di passare per la regione. Lo facciamo solo perché non cogliamo lasciare campo libero ai nostri avversari; lo facciamo perché vogliamo mettere i bastoni fra le ruote alla partitocrazia italiana in veneto; lo facciamo perché, se le cose dovessero andare bene alle regionali per veneto Sì, il nostro percorso sarebbe più breve. Ma tutto questo non ci è necessario; è un qualcosa di più… Tant’è che non ci stiamo ancora muovendo pesantemente per le regionali, perché il nostro obbiettivo è un altro: il nostro obiettivo principale, adesso, è costituire il parlamento provvisorio della Repubblica Veneta. Questo obbiettivo è nel percorso che stiamo seguendo; le elezioni regionali sono un qualcosa in più di non fondamentale.
Blix
Sig. Michele de Vecchi,
io in un recente editoriale (mi pare di G. Luca Busato) avevo letto che la partecipazione alle regionali in Veneto era una cosa che doveva servire a scardinare
la regione al fine di portare a compimento l’indipendenza seguita al referundum
del 15-21 marzo.
Hocapito male ? se c’e’ qualcos’altro mi potete spiegare ?.
Vi ringrazio.
WSM
erik
http://www.rferl.org/content/quiz/26820985.html
Scusate OT. Nel quiz sugli indipendentismi c’è la domanda sull’italia…emblematica…all’estero lo sanno…eccome se lo sanno!
oiram
è inutile tanti progetti e bei cervelli è il popolo che vota se non cè informazione siamo fregati unaltovicentino.
Roberto
caro Oiram, mi pare che il popolo veneto al Plebiscito digitale di marzo 2014 abbia ben votato ed in massa, non facciamoci condizionare proprio dalla disinformazione messa in atto dagli avversari
Michele De Vecchi
@BLIX
Il fatto di “vincere” la regione e di farla commissariare è sicuramente un passo avanti notevole nel progetto di indipendenza, per il semplice fatto che lo velocizzerebbe parecchio grazie all’importanza dell’azione ed al peso politico internazionale che questa può avere; ma non è fondamentale. In ogni caso Plebiscito.eu e Veneto Sì continueranno per la loro strada; il fatto che Gianluca Busato abbia pompato al massimo la partecipazione e la vittoria alle regionali è normale: prova a pensare se un allenatore di una squadra di calcio prima di una partita dice ai suoi giocatori che la partita stessa non è fondamentale; anzi, no, lo dice anche a tutto il pubblico; non è così che si gioca: se ci si impegna a fare una cosa, la si fa bene e si fa di tutto per guadagnarci il massimo possibile, che in questo caso è la vittoria delle elezioni.
Se vuoi, ne parliamo all’adunata dei volontari martedì prossimo: chiedi agli organizzatori e ti sapranno indirizzare verso di me.
caterina
io pensavo che mai più sarei andata a chiamate elettorali indette da Roma..infatti non ho votato alle europee… ma alle prossime regionali, che spero siano le ultime, siccome diventano un’occasione per sostenere nuovamente il Governo Provvisorio Veneto che autonomamente noi Veneti avremo già eletto tra il 15 e il 20 marzo prossimo, sicuramente rispolvero il mio certificato elettorale e andrò al seggio per votare VENETO SI… e sarà l’ultima volta prima di archiviarlo definitivamente fra le mie carte.