NUOVA BEFFA E BASTONATA ALLE IMPRESE VENETE E ITALIANE: RENZI DA’ 700 MILIONI E TOGLIE 1 MILIARDO
Settecento milioni dati, un miliardo tolto. E’ tale l’effetto fiscale a carico delle aziende venete e italiane da parte del D.L. 66/2014, con un saldo finale per il 2014 che si rivela addirittura negativo malgrado i tagli di imposte annunciati.
Dalla sforbiciata del 10% all’Irap, con la riduzione dell’aliquota ordinaria dal 3,9 al 3,5%, le imprese avranno un beneficio fiscale a regime di circa 2,6 miliardi. Lo sgravio per quest’anno, però, sarà limitato all’acconto di novembre, che sarà pagato con una tassazione Irap al 3,7%, in attesa di ricalcolare l’importo reale (con Irap al 3,5%) con il saldo di giugno 2015. Il risparmio fiscale del 2014 viene quindi quantificato in 700 milionidi euro.
Una bella cifra, se non fosse che nello stesso anno il settore dovrà far fronte a circa 1 miliardo di euro di maggiori esborsi. Quattrocento milioni arriveranno nelle casse dello Stato dalla rimodulazione di alcune agevolazioni fiscali. In particolare si tratta di una limitazione dell’esenzione Imu per le imprese agricole che operano nelle zone svantaggiate, che vale circa 350 milioni, e dell’eliminazione del regime di esonero per le cosiddette imprese agricole marginali (volume d’affari annuo non superiore a 7.000 euro) , che vale 21 milioni. Altri 33 milioni arriveranno dalla riduzione degli sgravi fiscali per le imprese agricole che producono energia da fonti rinnovabili.
Il decreto n.66 è stato pubblicato in G.U. il 24 aprile 2014 ed all’art. 22 si trovano due commi dedicati all’agricoltura (il bancomat degli ultimi Governi).
Sotto il beffardo titolo di “Riduzione delle spese fiscali” si annida un micidiale inasprimento fiscale per l’agricoltura italiana montana, collinare e svantaggiata (3/4 della superficie nazionale agraria secondo le stime del Sole 24 ORE).
In dettaglio, la manovra fiscale tesa a fornire un bonus di 80 € ad alcune categorie, con il decreto legge n.66/2014 stabilisce quanto segue al comma 1, art.22:
Art. 22 (Riduzione delle spese fiscali)
1. All’articolo 1, comma 423, della legge 23 dicembre 2005, n. 266,
e successive modificazioni, le parole: “e si considerano produttive
di reddito agrario” sono sostituite dalle seguenti: “. Il reddito e’
determinato applicando all’ammontare dei corrispettivi delle
operazioni soggette a registrazione agli effetti dell’imposta sul
valore aggiunto il coefficiente di redditivita’ del 25 per cento,”.
Le disposizioni del presente comma si applicano a decorrere dal
periodo di imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2013 e
di esse si tiene conto ai fini della determinazione dell’acconto
delle imposte sui redditi dovute per il predetto periodo d’imposta.
Il comma 1 dell’articolo 22 del decreto Renzi, modifica a partire dal periodo d’imposta 2014, la determinazione del reddito imponibile derivante dalla produzione e cessione di energia elettrica e calore da fonti rinnovabili agroforestali e fotovoltaiche, nonché di carburanti prodotti da coltivazioni vegetali provenienti prevalentemente dal terreno effettuata dagli imprenditori agricoli.
La relazione tecnica al D.L. 66/2014 stabilisce “che il reddito sia determinato apportando ai corrispettivi delle operazioni (cessioni), effettuate ai fini IVA, il coefficiente di redditività del 25%, laddove a legislazione vigente tali operazioni (produzione e cessione) si consideravano attività connesse e produttive di reddito agrario (quindi determinato in via catastale)”.
Ciò significa che tutte le entrate derivanti dalla produzione e cessione di energia pulita saranno tassate al 25%, mentre finora quelle entrate costituendo “reddito agricolo”, potevano essere tassate tramite rivalutazione delle rendite catastali, dunque molto meno.
La misura del governo Renzi interessa un fatturato totale di 615,5 milioni di euro all’anno: 110 milioni riguardano impianti fotovoltaici presso le aziende agricole, 500 milioni biomasse e biogas e 5,5 milioni biocarburanti.
L’aggravio fiscale previsto con il provvedirmento approvato dal Governo il 18 aprile scorso, rischia i compromettere definitivamente l’equilibrio economico-finanziario delle imprese agricole che hanno investito nel settore delle “rinnovabili”.
La determinazione del reddito con l’aliquota del 25% sull’ammontare dei corrispettivi, con il cambio delle regole d’imposizione “in corso d’opera” produrrà effetti dirompenti sui piani d’investimento e sulle fonti di finanziamento bancario.
Ulteriore prova, se ve ne fosse bisogno, che investire in Italia è più rischioso di una partita alla roulette russa.
Ma ulteriore misura che lascerà il segno sull’agricoltura è quella riportata nel secondo comma, dell’art. 22 del D.L. n. 66/2014, sotto riportato:
2. Il comma 5-bis dell’articolo 4 del decreto-legge 2 marzo 2012,
n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 aprile 2012, n.
44, e’ sostituito dal seguente: “5-bis. Con decreto di natura non
regolamentare del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto
con i Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali, e
dell’interno, sono individuati i comuni nei quali, a decorrere
dall’anno di imposta 2014, si applica l’esenzione di cui alla lettera
h) del comma 1 dell’articolo 7 del decreto legislativo 30 dicembre
1992, n. 504, sulla base dell’altitudine riportata nell’elenco dei
comuni italiani predisposto dall’Istituto nazionale di statistica
(ISTAT), diversificando eventualmente tra terreni posseduti da
coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali di cui
all’articolo 1 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 99, iscritti
nella previdenza agricola, e gli altri ed in maniera tale da ottenere
un maggior gettito complessivo annuo non inferiore a 350 milioni di
euro a decorrere dal medesimo anno 2014. Il recupero del maggior
gettito, come risultante per ciascun comune a seguito dell’adozione
del decreto di cui al periodo precedente, e’ operato, per i comuni
delle Regioni a statuto ordinario e delle Regioni Siciliana e
Sardegna, con la procedura prevista dai commi 128 e 129 dell’articolo
1 della legge 24 dicembre 2012, n. 228, e, per i comuni delle regioni
Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta e delle province autonome di
Trento e di Bolzano, in sede di attuazione del comma 17 dell’articolo
13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con
modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
In pratica il Governo Renzi preleverà almeno 350 milioni di euro dalla revisione delle esenzioni IMU sui comuni montani, collinari e svantaggiati. Posto che il prelievo è sicuro, rimane da capire quali comuni manterranno le esenzioni. Si attende un nuovo decreto regolamentare del Ministero dell’Economia.
Da quanto si legge sopra sembrerebbe che le esenzioni superstiti saranno assegnate soltanto in base all’altimetria e che le categorie agricole professionali dovrebbero godere di qualche vantaggio.
Ultimo ma non meno importante, confermato anche lo spesometro per tutte le imprese agricole, tra le norme collaterali. Ciò diventa un serio aggravio burocratico per le imprese agricole al di sotto dei 7000 euro di volume d’affari che al momento non si vedono costrette a dichiarazione IVA di alcun genere.
L’articolo 22, comma 1, del decreto Renzi ha, infatti, abrogato il regime di esonero disciplinato dall’art. 34, comma 6, del D.P:R. n. 633/1972.
Il suddetto regime di esonero, si riferisce agli adempimenti sostanziali e formali in materia di IVA, consentendo ai produttori agricoli:
a) di non versare l’imposta e di non adempiere agli obblighi contabili, compresa la presentazione della dichiarazione annuale;
b) a condizione che il volume d’affari realizzato nell’anno solare precedente, da un lato, non sia superiore a 7.000 euro e, dal’altro, sia costituito per almeno 2/3 da cessioni di prodotti agricoli e ittici compresi nella Tabella A, Parte I, allegata al D.P:R. n. 633/1972.
Il colpo da maestro dei tecnici che hanno messo a punto il decreto Irpef riguarda, però, gli altri 600 milioni. La misura che compare nel D.L. 66/2014 va a modificare una novità fiscale introdotta solo qualche mese fa dalla legge di stabilità firmata dall’ex premier Enrico Letta. Si tratta della norma relativa alle rivalutazioni dei beni d’impresa in base alla quale il maggiore valore veniva tassato attraverso il pagamento di una imposta sostitutiva del 16% per i beni ammortizzabili e del 12% per quelli non ammortizzabili. Secondo la manovra dello scorso anno l’imposta sarebbe stata spalmata su un periodo di tre anni, al termine del quale l’impresa avrebbe potuto dedurre i maggiori ammortamenti sui beni rivalutati.
Ed ecco la trovata di Renzi per fare cassa. In barba a qualsiasi principio di certezza del diritto il decreto Irpef cambia le regole in corsa e stabilisce che l’imposta sostitutiva debba essere versata subito ed in un’unica soluzione.
Facendo un semplice esempio di un’impresa che ha rivalutato un bene non ammortizzabile da 100.000 euro a 600.000 euro, se con le vecchie regole l’imposta sostitutiva di 60.000 euro (il 12% dei maggiori valori iscritti) era versata per 20.000 euro nel 2014, per altri 20.000 euro nel 2015 e per i rimanenti 20.000 euro nel 2016, con il D.L. 66/2014 l’intero importo di 60.000 euro deve essere versato nel 2014.
Complessivamente si tratta di una stangata di circa 600 milioni di euro. Esborso che però, incredibilmente, non darà la possibilità all’impresa di dedurre subito gli ammortamenti.
La scadenza, salvo modifiche dell’ultima ora, resta infatti fissata al periodo triennale previsto dalla legge di stabilità. Nei fatti, si tratta di un prestito forzoso a costo zero verso lo Stato.
Altra questione non meno rilevante, riguarda il rapporto con le norme dello Sttauto dei diriti del contribuente (Legge n. 212/2000), che all’articolo 3, comma 2, dispone:
“In ogni caso, le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore o dall’adozione dei provvedimenti di attuazione in esse epressamente previsti.”
Pertanto, fissato al prossimo 16 giugno 2014 il termine per il pagamento dell’intero importo dell’imposta sostitutiva, la conformità della norma contenuta nel D.L. 66/2014 alla Legge 212/2000 (Statuto dei diritti del contribuente) è esclusa.
Dr. Alberto Marsotto
Plebiscito.eu
Comments (7)
atena
Italia un paese cosi bello e affascinante, con le vedute stupende, il mare, le montagne, perche’ e’ stato tutto cosi rovinato dai governi. La gente e’ brava e lavoratrice, purtroppo non capisce un bel niente della politica e della economia.. E’ arrivato il momento che bisogna togliere le catene invisibili dalle Ns mani… non si puo’ piu’ sopportare.. siamo arrivato al limite della resistenza. cosa aspettiamo di piu’ per agire??
ermanno
ancora a parlare dicosa succede nello statoestero italia… quindi la dichiarazione d indipendenza è stata una gran balla eh ?
Antonella Tesone
E’ il caso di dire che Roma con una mano da, (ed anche male…) mentre con due prende… E’ solo un bluff il fatto che “stanno lavorando per noi”… Ciò a cui tengono è la poltrona e tutti i benefit derivati dalla casta… Colpa anche nostra perché non abbiamo preteso ciò che ci spettava e spetta… Loro, pastori di pecore hanno sfregato le mani quando ci siamo disaffezionati alla politica, ignorando le macchinazioni fatte alle nostre spalle. Finalmente i nodi sono venuti al pettine ed ora bisogna usare un buon “balsamo” per districarli… L’ Italia è stata la culla della civiltà mondiale da cui è nato perfino il Diritto che per assurdo, non viene applicato secondo la purezza dei suoi intendi. Andando oltre Oceano, l’ America si è ispirata all’ antica costituzione della Serenissima per fare una delle società più democratiche ed all’ avanguardia del mondo. Quindi, parte la sua grandezza è anche un “pò” merito nostro… QUINDI, AVANTI TUTTA!!!
giancarlo
Caro Ermanno se stiamo parlando dell’Italia è perché sino a prova contraria c’eravamo dentro sino alla dichiarazione d’indipendenza,ed è vero che avremmo potuto essere il paese più ammirato e considerato al mondo.
Invece ci troviamo ad essere trattati da tutti come un paese “pulcinella”.
Vedi i Marò, vedi l’italiano che stà scontando l’ergastolo in USA ingiustamente, vedi il terrorista Battisti in Brasile, gli sbarchi in Sicilia che sembrano dover riguardare solo l’Italia, i conributi U.E. che i politici italioti non sfruttano ed altri se ne impossessano..devo continuare ?
Tutte le infrastrutture incompiute o mai aperte che giornalmente ci vengono portate a conoscenza dalle diverse trasmissione tv di denuncia, gli F35 che per dare lavoro a poche decine di operai italiani ed ingrassare qualche imprenditore sacrificano i nostri disoccupati ed i giovani senza alcuna protezione economica…….la lista è troppo lunga.
Se questo è un paese….allora abbiamo fatto molto bene ad allontanarcene e crearne uno di nuovo da cui ricominciare su basi normali e positive.
Dice bene l’ANTONELLA TESONE l’Italia ha buttato a mare il diritto romano…base di quelli anglosassoni e gli U.S.A. hanno, se pur modernizzando qualche cosa ,basato le loro istituzioni a quelle della Serenissima di Venezia. Fa piacere sentire una donna intellettualmente onesta riconoscere fatti che normalmente verrebbero negati dai soloni della Rep. italiana.
LORO hanno costruito uno Stato pro domo LORO !!!!!
WSMS
f.b.
“LORO” non significa niente, occorre far chiarezza per vedere il “nemico” altrimenti si combatte contro i mulini a vento.
e’ meglio indicare le PERSONE che si sono attaccate come zecche a quelle che producono reale benessere, solo cosi’ si vede il “malanno” da trattare.
Karl
Ocio, che l’energia è sempre più veicolo di tasse .
Dal primo gennaio 2014 è nata la componente Ae, che serve a ridurre il costo a carico delle imprese energivore . E’ un costo che pagano le altre imprese e i privati . Sulle PMI vengono gravati 500 M€/a di maggiori oneri . I privati dovranno pagare l’IVA sopra la componente Ae, così come la pagano sulla A3 (incentivi alle fonte rinnovabili). La A3 vale circa 13 MM€/a per 20 anni, cioè è equivalente a 13 miliardi di € di interessi da pagare ad un BTP, quindi è come se il debito pubblico itagliano fosse 300 Miliardi di € in più, com l’aggravante che sulla parte che pagano i privati, viene caricata l’IVA !!!!
Almeno se gli incentivi fossero stati finanziati da debito pubblico non avremmo pagato l’IVA sopra .
Ma c’è di più : non è vero che non abbiamo pagato l’IMU sulla prima casa, hanno solo nascosto almeno una parte dei costi nelle componenti dell’energia .
Andate a vedere la delibera 641/2013 dell’Autorità dell’Energia pag. 4 : 300 M€ sono stati nascosti nelle componente A2 (costi di smantellamento attività nucleari residue)e MCT . Stessa solfa nella delibera 133/2014 pag.3 . E sopra la A2 ci paghiamo l’IVA.
Cioè così ci fanno pagare l’IMU e le casse integrazioni in deroga caricate dell’IVA .
Paghé Veneti, paghé sčiavi .
San Marco par sempre
giuseppe
Salve. Sono un agricoltore con volume d’affari inferiore ad € 7.000. Mi ha telefonato chi mi segue per pratiche di agricoltura dicendomi che sono obbligato a nuovi adempimenti IVA per i quali ero, prima, esonerato e che sono stati imposti da Renzi che ha abrogato il regime di esonero di cui all’art.34, comma 6 del dpr 633/72. E’ vero? Ho letto su internet tale nuova imposizione fatta da Renzi è stata, poi, cancellata dal Decreto Legge poi emanato e convertito in legge. Per cui tutto dovrebbe essere rimasto come prima. Chiedo conferma. Ringraziando anticipatamente porgo cordiali saluti