PER UNA NUOVA DEFINIZIONE DI CIVIC CULTURE
Ritengo utile dare un contributo alla discussione, pur non essendo uno studioso di professione, traendo liberamente spunto dall’opera di Percy Allum “Democrazia reale. Stato e società civile nell’Europa occidentale”
Una convincente analisi del concetto di cultura politica (Almond e Verba 1963) è quella che la definisce come ”l’insieme degli orientamenti psicologici dei membri di una società nei confronti della politica”. Questa pone l’accento sulla dimensione soggettiva dell’attività politica stessa, avendo riguardo alla funzione sociale diretta ad assicurare in modo consensuale la coesione sociale del sistema.
Gli autori individuano tre dimensioni del concetto: 1) un aspetto cognitivo, che attiene alle credenze relative al tema; 2) un aspetto affettivo, verso le strutture ed i loro leader; 3) un aspetto valutativo, riguardante i giudizi e le opinioni sui fenomeni politici.
Sulla base di queste tre dimensioni, essi definiscono una classificazione della popolazione nella società, in base alla loro cultura politica, come segue: a) parochial, sono quegli individui che dimostrano poca o nessuna conoscenza e non partecipano alla vita politica; b) sudditi, sono coloro che pur avendo una certo grado di conoscenza non partecipano in alcun modo alla vita politica; c) partecipanti, sono coloro che approfondiscono e s’impegnano nella vita politica della società.
Una cultura di tipo parochial corrisponde usualmente ad una struttura politica tradizionale e localistica; una di tipo suddito, corrisponde ad una struttura autoritaria centralizzata; una di tipo partecipante, corrisponde ad una struttura di tipo democratico-rappresentativa.
Ne segue una importante riflessione, la democrazia può stabilmente sopravvivere soltanto quando sia sostenuta da una civic culture ossia una cultura politica che combina forme di partecipazione tipiche della tradizione razionalista dell’Ottocento (decisioni delegate ad eletti a suffragio universale) con un insieme di passività politica, fiducia e deferenza verso le autorità politiche costituite.
Venendo a mancare uno degli elementi, ad esempio la fiducia, si minano le basi della struttura democratica della società politica.
La strutturazione della società civile è una configurazione culturale non meno che strutturale.
L’esperienza europea permette d’individuare un certo numero di fattori strutturali: 1) territoriale (un proverbio catalano recita “a cada terra el seu ùs”, a ciascuna terra il suo costume) ; 2) sessuale; 3) religioso; 4) etnico-razziale; 5) occupazionale e professionale; 6) generazionale.
Ai fini della configurazione culturale della società, grande rilevanza assume, nel dialogo tra prassi e significati, il linguaggio.
Come già sottolineato da Sassaurre (1916) “nella vita degli individui e delle società il linguaggio è un fattore più importante di ogni altro”.
Generalmente si crede che il linguaggio sia uno strumento neutrale per la comunicazione delle idee, senza rendersi conto che in realtà esso può condizionare la nostra visione del mondo materiale sociale.
Secondo l’ipotesi Sapir-Whorf, il linguaggio determinerebbe il modo in cui una società pensa.
Scrive Berger (1967) “L’uomo inventa una lingua e poi trova che il suo parlare ed il suo pensare sono dominati dalla grammatica”.
Assumono pertanto rilievo due aspetti: 1) la struttura linguistica come fattore culturale; 2) il problema della lingua nazionale ed il controllo delle risorse del linguaggio.
L’ipotesi Sapir-Whorf, che vuole l’attività mentale dipendente dal tipo di lessico che un popolo ha a disposizione, ha trovato largo credito e richiama per analogia l’uso della Neolingua nel romanzo “1984” di George Orwell (1949) che nell’appendice “I principi della Neolingua” scrive “fine della Neolingua non era soltanto quello di fornire un mezzo di espressione per la concezione del mondo e per le abitudini mentali ai seguaci del Socing (il Partito unico che regge le sorti di Oceania) ma soprattutto quello di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero… un pensiero eretico… sarebbe stato letteralmente impensabile, per quanto almeno il pensiero dipende dalle parole con cui è suscettibile di essere espresso”. Come a dire che una idea che non trova parole, non trova forma ed esistenza stessa.
Ecco perché lo Stato moderno ha dato grande importanza alla definizione di una lingua nazionale comune, anche se il processo non può che essere inverso all’uso ovvero, non potendo creare una lingua nazionale, esso può fare di un dialetto locale una lingua d’uso nazionale.
Il caso della lingua francese è emblematico: la diffusione della langue d’oil sul territorio nazionale fu imposta con atto politico; con l’editto di Villiers Cotteret del 1539, essa divenne lingua ufficiale negli atti e nei documenti amministrativi del Regno di Francia.
Analogamente, il governo inglese vietò la lingua gallese nelle scuole pubbliche del Galles, mentre in tutta la Gran Bretagna venne diffuso ed imposto lo Standard English pur sopravvivendo nell’uso quotidiano diverse parlate (questo a conforto di coloro che, sbarcati a Londra, scoprono che il loro scolastico Queen’s English non permette di comprendere gli amabili cittadini londinesi che utilizzano il cokney…).
In Italia, al momento dell’Unità del 1860, secondo Lepschy (1990) solo un dieci percento della popolazione sapeva esprimersi in italiano moderno.
E’ evidente che in questa ottica un gruppo che controlla le risorse del linguaggio si trova nelle condizioni di poter dominare chi ne è privo; in questo senso assume grande significato l’istituzione e programmazione nella scuola dell’obbligo.
Non è quindi un caso se i diversi movimenti regionali autonomisti del dopoguerra (gallese, scozzese, corso, basco, catalano, sudtirolese…) hanno fatto appello alla lingua regionale nella lotta contro lo Stato nazionale.
Nonostante il fatto che oggi il diritto all’uso della propria lingua sia riconosciuto come diritto fondamentale dell’uomo dalla Carta dei Diritti dell’ONU, il possesso del controllo dei mass media garantisce una posizione predominante allo Stato.
Questo inoltre interviene per organizzare direttamente sia le diverse attività della vita collettiva che le espressioni culturali della società, inclusa la lingua, fino al raggiungimento di pervasive interferenze sulla condotta di vita privata dei cittadini.
Lo Stato ha enormi risorse culturali, compresa (Hosbawm e Ranger, 1983) “l’invenzione delle tradizioni patriottiche”.
Anche se lo Stato non riesce mai totalmente in questo tentativo (Allum, 1991) per la semplice ragione che la mobilitazione di un settore della società, induce una contro-mobilitazione del settore avverso.
In realtà, potrebbe riuscirci solo attraverso la distruzione delle istituzioni democratiche e di tutti i mezzi d’espressione dell’opposizione, con la creazione di una dittatura totalitaria; non a caso, la situazione di massima mobilitazione egemonica dello Stato liberal-democratico è la mobilitazione di guerra.
Senza spingere ulteriormente la trattazione, come nell’analisi dei concetti esoterici del significato del “dare un nome alle cose” oppure allo studio della teoria della programmazione neurolinguistica, ci basti la considerazione dell’importanza di mantenere vivo un proprio linguaggio madre.
Purtroppo, l’imposizione di una lingua ufficiale ha spesso distrutto il patrimonio culturale locale, spesso millenario, che a stento oggi sopravvive nelle opere teatrali.
Non per caso le tre scuole di teatro dell’arte della penisola si sono sviluppate a Venezia, Napoli e Palermo.
Avv. Franco Correzzola
Comments (17)
caterina
dopo aver letto cotanto articolo, non me resta che far i me complimenti al Avv.Correzzola, che col so liguagio de omo studiato e documentato, el ne dise e ne dimostra che la lingua l’è “potere”, perciò dovemo conservare la nostra, el veneto! e come, se da per tuto xe scrito in talian? Sopra tuto parlandola, in fameia, coi fioi anca picoi, parchè i ga tempo de imparar el talian che s’l sente tuti i dì par teevision e sui giornai che i se rivolge a l’universo mondo dea popolasion da Panteleria a Vipiteno… Parlemo pì che podèmo el veneto, no soltanto par i picoi conversari fra de noialtri, ma anca par discorsi de na certa levatura de conceti.. sarà ato de cortesia se ghe xe dei foresti che alora se parla in talian, ma pense che fra de noialtri e sopratuto coi xovani l’è utile e bel parlar la nostra lingua, par tegnerla viva e par sentirsi vivi!
Lo digo anca se apena che son ndada in pension pensèe de’ndar in Inghiltera par imparar l’inglese…dopo l’è passà qualche ano e ò trovà altro da far…comunque pì lingue che se sa mejo l’è, ma l’è necesario che tegnemo viva la nostra, parchè no a costa gnent e la val moltissssimo! è nostra e basta!
GINO
brava caterina la lengua veneta bisogna parlarla e se se poe anca scriverla ben intanto sensa dopie , fameja,jornai,jovani, sensa nesuna pretesa de insegnarte gnente ciao caterina
mauro/1
Un appello a tutti i responsabili del o dei movimenti che lottano per l’indipendenza del Veneto: per favore, cercate di dare risposte sulla sicurezza di poter ottenere quanto progettato, altrimenti si perderà credibilità. Qualcuno potrebbe obiettare su un mancato attaccamento alla causa, ma guardate che bisogna mantenere vivo l’entusiasmo. Vedo che ci sono anche illustri personaggi che danno il loro contributo morale, ma ci vogliono parole semplici per attirare la grande massa. I grandi paroloni serviranno ai futuri amministratori per amministrare al meglio il nostro grande VENETO.(SPERIAMO).
giancarlo
La realtà odierna la dixe che i Veneti par la stragrande magioransa i parla el Veneto, j’altri i le parla un giorno sì e l’altro no e a seconda dele conveniense. El problema xe che dopo 150 ani de ocupasion tagliana ja cambiado la cultura dei Veneti, specie i zovani che i parla quasi tuti el taglian par convenienza e anca par comodità.
Come sempre xe una question de cultura.
La nostra cultura Veneta la xe stada mutilada, ma no eliminada.
Donca la classe dirigente Veneta e tuti i Veneti dai 30 ani in su i gà la responsabilità de continuar la tradision e parlar ai nostri zovani anca in Veneto. Solo cussita gavaremo la speransa de costruir el Veneto del futuro.
Senza la nostra lengoa no ghe xe storia né cultura Veneta né le feste paesane o le sagre le podarà insegnar la lengoa Veneta COME SE DEVE!
Possibile che dopo oltre 1.100 ani de storia ghe sia ancora Veneti che i no conosse la propria storia,lengoa,cultura e via dixendo ?????
Qualsiasi suggerimento,inisiativa,novità su come insegnar a parlar e scrivar in Veneto ai nostri zovani,sarà la ciave de tuto el laoro che stemo faxendo
tuti insieme e che la podarà verzar l’anima Veneta dei nostri zovani e la porta dela nostra libartà e indipendensa, a garansia futura.
WSM
Gianni Callegari
Dotta disquisizione, caro Avv.Correzzola: E’ un buon contributo alla forza della ragione: ma la situazione si cambierà e l’indipendenza si otterrà solo con la ragione della forza.
caterina
..sì, GIANNI, ma la forza è la consapevolezza di sè, dei propri diritti e delle proprie potenzialità.. questa è la forza di un popolo! quella degli stati invece si misura sul numero dei missili e sulla cieca obbedienza di sudditi meglio se non pensanti…e i Veneti non vogliono più esserlo! non l’hanno mai voluto in verità, ma da centocinquant’anni l’hanno subito, o se ne sono andati! la retorica tricolorata non fa per loro…la difesa della propria terra invece sì…voglio interpretare così lo spirito dei nostri alpini, o di quelli, tanti, che sono morti dalle nostre parti, anche rientrando da terre dov’erano emigrati.
Gianni Callegari
Certamente, Caterina.
Però bisogna decidere se continuare a fantasticare e a nutrirsi di belle (e un po’ retoriche) parole, oppure FARE qualcosa di concreto. Questo non vuol dire tirare razzi o darsi alla guerriglia: ci sono azioni più utili e più efficaci da intraprendere, assolutamente “civili”, intelligenti e, se mi si perdona l’arroganza, anche un paio di gradini sopra alle proposte che ho sentito finora. Ne parleremo eventualmente in seguito, magari in un consesso allargato. Prima però voglio vedere come evolve la situazione in Plebiscito / Veneto Si: la piega che si prende all’inizio è determinante.
Cordialità
Gianni
Crisvi
Ogni tanto, arrivano i saccentelli-risolutori dell’ultimo minuto, per fornire indicazioni grottesche, assolutamente in contrasto con gli stessi articoli statutari delle nostre organizzazioni.
Vorrei precisare ai vari Callegari e compagnia cantante, che per proprio Statuto vincolante, Plebiscito.eu e i suoi aderenti, rifuggono qualsiasi tipo di violenza, contro singoli e/o organizzazioni, inclusi NON-Stati come la repubblica delle banane tricolorite.
Caro callegari, noi non occuperemo neppure un chiosco con la forza ( la ragione in quanto criterio promosso dalla Fallaci, è un’altra cosa, ben dissimile da quanto propali cinicamente, nei tuoi interventi soprastanti ).
Aborriamo qualsiasi genere di provocatore e/o facinoroso, inclusi coloro che bruciano quel tricolore che non amiamo, ma che comunque tolleriamo, per rispetto di quanti in esso si riconoscono.
Plebiscito.eu non prende ” pieghe “, in quanto NOI realizziamo, mentre gente come te rimane a guardare in balia degli eventi, magari lanciando qualche provocazione dozzinale, ” per vedere di nascosto l’effetto che fa “.
Se parli ancora di ricorso alla FORZA in questi spazi ( CASA NOSTRA !!! ), ti faccio bannare senza meno.
Con nessuna cordialità !
CrisV 🙁
Gianni Callegari
Caro o cara CrisV (visto che non hai il coraggio di firmarti con nome e cognome), io non ho mai parlato di violenza, ma di forza e di ragione della forza, che non sono la stessa cosa di violenza. Di cosa vai dunque blaterando, se non sai di cosa parli?
Sei tu, che nella tua foga ignorante quanto arrogante minacci di “bannarmi”, che evidentemente sei aduso alla forza intesa in senso brutale.
E visto che hai questo potere, altrettanto evidentemente sei nella “stanza dei bottoni”: non so chi e in base a quali meriti ti ci ha messo; ma mi viene da sospettare che sia della tua stessa risma. Dunque quella piega che non porterà a nulla è stata già presa.
Perciò, sono io che mi auto-banno. Ti (vi) diffido quindi da mandarmi altre mail o qualsivoglia ulteriore comunicazione.
Quanto al tuo “con nessuna cordialità”, riservalo a quelli coi quali sei stato all’asilo.
Crisvi
Bene, allora cerca di attivare quel neurone residuo ritardato, che ti rimane al posto del cervello.
1) Quando si straparla di azioni di FORZA, come hai fatto tu, esse sottendono comunque un utilizzo implicito della violenza e/o coercizione. Pertanto sei TU che non sai ciò che dici e ciò che scrivi !!!
2) Quando si entra in uno spazio di discussione, specie le prime volte, non si interviene con l’arroganza e presunzione demenziale che hai palesemente dimostrato : “…..ci sono azioni più utili e più efficaci da intraprendere, assolutamente “civili”, intelligenti e, se mi si perdona l’arroganza, anche un paio di gradini sopra alle proposte che ho sentito finora. ” e ancora ” ….Però bisogna decidere se continuare a fantasticare e a nutrirsi di belle (e un po’ retoriche) parole, oppure FARE qualcosa di concreto. ”
3) Ma credi veramente che aspettassimo il primo cialtrone megalomane fallimentare, che pretende d’insegnare a noi, che ci muoviamo ogni giorno attivamente sul territorio con costruttive strategie e positiva azione politica ??? L’hai forse generato tu il plebiscito digitale, che ha consolidato 2,1 milioni di SI all’indipendenza ???
Spero proprio che realmente ti autobanni, perchè generalmente i vigliacchetti standard di serie C1, che farneticano 3×2, siamo abituati a vederli uscire a pedate dalla porta, per poi rientrare con un nuovo nick, dalla finestra.
In ogni caso, manteniamo in archivio il tuo identificativo web, per ogni esigenza futura.
In quanto alle tue diffide, te le puoi attaccare in quel lugubre posto, che a centinaia, ma a quanto pare ancora non abbastanza, hanno preso a calci fino a oggi.
Cresci, poveretto ! A parte farti compatire, non generi di meglio !!!
CrisV 😀 😀 :d
Gianni Callegari
Visto che non capisci l’italiano, te lo dico in francese:
VAI A CAGARE, MISERABLE.
Gianni Callegari
CrisV, visto che mi hai “schedato” e sai dove trovarmi, vieni a dirmelo in faccia “cialtrone megalomane”, se hai coraggio.
GINO
caro callegari tu di tangibile cosa hai fatto? , cosa fai? , cosa proponi?, per raggiungere un comune obbiettivo, mettiti a disposizione indica le tue idee, mostraci la strada se fattibili legali non violenti le prenderemo in considerazione WSM
Gianni Callegari
la tua, Gino, è la risposta che mi aspettavo.
Dimostra che sei una persona saggia ed equilibrata,
non della pasta di quell’imbecille che, senza sapere quel che diceva e con un limitatissimo concetto di forza, mi ha risposto nel modo che puoi leggere sopra.
Un consiglio, se mi permetti: stai alla larga dai cretini che minacciano ma non si firmano.
Albert
Preferisco leggere una contrapposizione come quella di Gino , piu garbata , con delle domande e un invito simplice ma essenziale che permette di delineare meglio il profilo di un interlocutore un po sopra le righe ma fugando cosi , possibile malintesi e/o giudizi affretati come mi pare quello di CRISVI ( che solitamente apprezzo )
Carla
Io invece la penso come Crisvi, questo Callegari sembra uno dei peggiori mentitori fetenti striscianti che si siano visti in circolazione, da quando è nato questo blog.Meglio starli alla larga perchè puzza molto da Troll.Cambia continuamente le carte in tavola come un misero baro in più è di una presunzione da fare schifo.
Crisvi
Caro Albert,
Non è che si voglia inibire la parola a nessuno, abbiamo aperto questo blog, proprio per facilitare l’interscambio di idee e pensieri tra utenti, simpatizzanti e militanti.
Ciò tuttavia non vuol dire, lasciare libero spazio a cialtroni e falliti, come il ritardato, che pretenderebbe d’insegnarci il modus operandi politico e strategico, con la classica arroganza ” del pezzo di sterco, che si ritiene un semidio. ”
Per farti comprendere, voleva costui, suggerirci delle strategie o consigli ? LI POTEVA TRANQUILLAMENTE ELENCARE, senza quella tracotante aria di scherno arrogante, che ha dimostrato, ammesso e, soprattutto, senza parlare di generiche azioni di forza, per poi fare improvvisamente dietrofront, cercando vilmente di colpevolizzare l’altrui comprensione.
Ecco la ragione per cui un simile mentecatto, non è di nessuna utilità al nostro sodalizio. Meglio pertanto che esso rientri nella fogna dalla quale proviene !!!
Inoltre, nutriamo seri dubbi sull’identità che pretenderebbe di palesare in modo tanto grottesco e infame. ( i messaggi ci provengono da utenze internazionali )
Considera infine che costui, prima afferma di autoescludersi dal commentario, per poi rientrarci, con più arroganza di prima. La falsità gli è sorella a quanto pare.
Permettimi, ma io per i fondelli, da un simile parassita non mi faccio prendere.
Infine, ti confermo che la mia presenza in questo post, è stata espressamente richiesta da alcuni utenti, che hanno ravvisato toni inaccettabili in merito a quel commento. Non sono peraltro arrivato casualmente in questo redazionale e vista la reazione del demente, i dubbi degli altri utenti erano più che fondati.
Spero di aver chiarito aldilà di ogni ragionevole dubbio.
Ad Maiora.
CrisV 🙂