Relazione congressuale di Gianluca Busato, Presidente di Plebiscito.eu
[Padova, 24 ottobre 2021] – Cari amici di Plebiscito.eu, cari attivisti, cari volontari per l’indipendenza del Veneto,
dopo il pre-congresso di luglio ci ritroviamo oggi per decidere quale sarà la linea politica ufficiale del movimento. Beh, possiamo anticipare senza tante sorprese che la linea può essere una e soltanto una: l’obiettivo si chiama indipendenza del Veneto, da perseguire con metodi ovviamente pacifici, democratici, elettorali.
Proviamo a spiegare brevemente – casomai ve ne fosse bisogno – perché questo sia l’unico ovvio scontato esito della nostra riunione odierna.
Siamo ancora in una fase di emergenza, dettata ormai più dalla condizione socio-economica, che dalla situazione sanitaria, che oggi preoccupa molto meno di un anno fa, pur dovendo sempre mantenere le antenne belle dritte per evitare colpi di coda, o situazioni fuori controllo.
Oggi non parleremo di questi temi, che lasciamo ad altri ambiti, anche perché riteniamo che sempre di più siano utilizzati come “arme di distrazione di massa” da problemi più gravi, in primis, appunto, l’economia.
Non dimentichiamoci infatti che, nonostante l’eccezionalità di ciò che abbiamo vissuto nell’ultimo anno e mezzo, non si è mai interrotto neanche per un secondo il furto continuato ed aggravato delle risorse del Veneto e dei veneti.
Anzi, proprio due giorni fa si è registrato il 4° anniversario dalla celebrazione del referendum regionale per l’autonomia del Veneto, che, ricordiamolo, ha visto un consenso plebiscitario favorevole da parte dei cittadini veneti. Dopo 4 anni, niente e nessuno ricorda più tale obiettivo. Dimenticato da tutti, in primis da chi ne aveva fatto la propria bandiera e il proprio slogan per assicurarsi vittorie elettorali su vittorie elettorali, cui nulla è seguito.
Questi 4 anni passati senza nulla di fatto, tra vacue promesse e imbarazzati silenzi dimostrano quanto fosse vero che in realtà l’autonomia del Veneto, pur nella forma farlocca, senza alcuna risorsa fiscale, propagandata come soluzione di tutti i mali del Veneto, rappresenta una utopia irrealizzabile, concetto che noi avevamo ben espresso prima, durante e dopo tale referendum. È infatti impossibile che il ladro delle nostre risorse, lo stato italiano e tutto il suo sistema politico, pensi di restituire alcunché solo per compiacerci. A lui nulla ne viene in tasca e nulla rischia. Né potrebbe farlo, perché rinunciare a quei 15-20 miliardi di euro l’anno significherebbe mettere a rischio la tenuta del suo equilibrio finanziario e perdere quote consistenti di politiche assistenzialistiche e clientelistiche che costituiscono la chiave di successo dei partiti italiani nel territorio.
Ecco perché se l’autonomia del Veneto è impossibile da ottenere, l’unica via percorribile resta quella dell’indipendenza. Certo, non nascondiamo il fatto che non si tratta di un percorso banale, lo testimonia il fatto che dopo molti anni siamo ancora qui a discuterne. Però quantomeno per la sua realizzazione non dipendiamo in modo univoco dalla volontà dello stato italiano. Anzi, la leva finale e decisiva, quella più importante, resta salda nelle mani di noi veneti, grazie al principio di autodeterminazione dei popoli, sancito addirittura dall’art. 1 comma 2 dello Statuto delle Nazioni Unite.
Oggi, a soli 3 mesi dal nostro pre-congresso, registriamo inoltre alcuni eventi positivi. In primis la disfatta elettorale del sovranismo nazionalista italiano, che è uscito a pezzi dalle elezioni amministrative di ottobre. I consueti rigurgiti fascisti da operetta, per quanto inoculati anche con la solita mano esperta “ondulatoria” dei soliti professionisti della strategia della tensione del ministero dell’interno tricolore, hanno contribuito a relegarlo nelle fogne dove merita di stare. Assieme ai sovranisti di lega e fratelli d’Italia, sono stati polverizzati anche i 5 stelle, che dovevano scardinare il parlamento come una scatoletta di tonno, salvo poi accomodarsi nelle sue accoglienti poltrone e in quelle governative così lautamente ben pagate, salvo dimostrare di aver raggiunto il record mondiale e storico di incompetenza, buffoneria e arroganza da grande fratello televisivo.
Il panorama tragico da circo Barnum della politica italiana, in un momento storico di gravissima preoccupazione, testimonia e spiega bene il tasso di astensione e di rifiuto di una classe politica ridicola e di quart’ordine. Resistono solo i nipotini di Stalin in doppio petto, che come noto sono i più duri a convincersi di quanto siano ridicoli e sconfitti dalla storia.
Anche l’abito da festa del premier Draghi sembra sempre più un piccolo paravento non in grado di ovviare a tale tragicomica situazione. Anche perché nel frattempo si sono presentati nubi minacciose nella congiuntura economica internazionale, aggravate dalla miopia e dabbenaggine politica italiana.
Inflazione, stagflazione, costi dell’energia alle stelle, carenza di materie prime, semilavorati e parti di ricambio. Intere linee produttive ferme, cassa integrazione per crisi produttive, logistica globale inceppata. A questo si aggiunge la malsana idea italica di bloccare anche i lavoratori senza greenpass, che in taluni settori costituiscono percentuali non trascurabili e spesso bloccanti. Insomma, piove sul bagnato.
Senza nemmeno pensare a ciò che potrebbe aspettarci nel medio periodo in conseguenza delle nuove scoperte tecnologiche. Nessuno o quasi ne parla, ma con l’introduzione e l’affinamento delle tecnologie di intelligenza artificiale c’è senz’altro da chiedersi se, quantomeno in una prima fase, non verranno a sparire molti lavori odierni. Penso in particolare ad impieghi non qualificati, ove il lavoro dell’uomo possa essere sostituito da automatizzazioni in tal senso. Siamo pronti quantomeno ad intercettare le opportunità che potrebbero nascere allo stesso tempo da nuove professionalità che potrebbero emergere? Ne dubito fortemente, se si considera il livello dell’istruzione scolastica ed universitaria in Italia.
Ciò rende ancora più drammatica la situazione italiana, che vede una economia para-comunista dove la percentuale del pil che dipende dallo stato è al 70%. Sembra quasi una contraddizione in termini, un mistero della fisica come il volo del calabrone, ma in realtà si spiega con il fatto che ci sono i veneti che si spaccano la schiena. Diventa quindi una barzelletta avere un debito pubblico che veleggia verso i 2.700-2.800 miliardi di euro, con un rapporto sul pil proiettato al 160% e un deficit oltre il 12%.
Senza pensare al famoso PNRR, piano nazionale di ripresa e resilienza, con cui si prevede di gestire gli oltre 235 miliardi di euro per finanziare 6 missioni nell’ambito del programma Next generation Eu. C’è in giro qualche persona di buon senso che sinceramente crede che lo stato italiano possa uscire da tale piano sostanzialmente modernizzato e il Paese in una situazione migliore di oggi? Sono sempre di più i segnali che fanno capire come questi fondi siano intesi come una sorta di manna e bengodi per continuare ad attuare insane politiche di spendificio a fini elettorali.
Il partito unico della spesa pubblica, composto perlopiù da gente che non ha mai lavorato un giorno in vita sua, ben volentieri oggi si veste a festa con Draghi per un anno al governo e poi magari per 7 anni al Quirinale, quale garante alla Einaudi del consueto e probabilmente sempre più osceno mangia e bevi pagato come sempre dai Veneti e dal Veneto che lavora.
Un Veneto che d’altro canto, pur essendo la regione d’Europa ove la percentuale di favorevoli all’indipendenza è la più plebiscitariamente maggioritaria che ci sia, resta ben ancorato al centralismo italiano grazie alla gentile collaborazione della lega italianista tanto a livello centrale, quanto locale. Il Veneto resta quindi bloccato, come la pallina impazzita nel flipper, tra dicotomie impossibili, tra Veneto e venetismo fallito, Veneto e lega, Veneto e Zaia, autonomia farlocca e autonomia promessa, senza in realtà mai riuscire a imboccare il vero motore del cambiamento che potrà essere la scelta tra schiavitù italiana, finta autonomia e vera indipendenza del Veneto. Una scelta che ovviamente è obbligata a favore dell’indipendenza del Veneto.
E qui arriviamo a noi, all’indipendentismo veneto e, per quanto ci riguarda, al ruolo di Plebiscito.eu.
Tocca infatti ancora una volta a noi tracciare la strada da perseguire, la via della libertà. Né poteva essere altrimenti. Ricordiamoci infatti chi siamo. Noi siamo l’organizzazione che ha saputo imporre la questione veneta all’attenzione del mondo, riscuotendo l’attenzione e l’interesse dei più importanti organi di informazione internazionali.
Diventa quindi importante oggi ribadire il nostro ruolo. Non importa quanti siamo oggi, ma importa invece la qualità che sappiamo esprimere e il fatto che abbiamo le idee chiare sul cosa fare. E le idee chiare ci sono.
Le parole d’ordine sono partecipazione, coinvolgimento, organizzazione. Con il duro lavoro e il metodo che ci contraddistingue la strada del successo è garantita, come già abbiamo dimostrato nel passato.
In particolare risulterà ora cruciale la nostra capacità di coinvolgere le nuove generazioni, che da sempre costituiscono il motore dell’innovazione e del cambiamento. Noi possiamo affiancarle in particolare nei processi di selezione e formazione di una nuova classe dirigente veneta, coinvolgendo anche le tante persone che oggi si trovano all’estero e che saranno sempre di più nei tempi a venire. Nel momento infatti in cui diventa impossibile cambiare le cose votando, le persone cominciano a votare con i piedi, spostandosi in Paesi più civili ove poter costruire il loro futuro. E si tratta di figure sempre più preparate sul piano professionale e anche accademico. È imperativo continuare a coinvolgere i veneti ovunque si trovino. Non abbiamo bisogno di grandi numeri, bensì di qualità, perché con i moderni sistemi organizzativi un numero di persone sempre più piccolo può ambire ad ottenere risultati sempre più grandi.
In tal senso diventa assolutamente cruciale il ruolo che saprà svolgere “Veneto è chi Veneto fa”, l’organizzazione che abbiamo creato per facilitare la partecipazione alla vita politica civica locale, anche quindi a livello elettorale, e che potrà rappresentare la cinghia di distribuzione tra l’idea portata avanti da Plebiscito.eu e la sua ramificazione a livello territoriale.
A quel punto il coinvolgimento delle masse sarà una delle ultime fasi di azione, anche perché sappiamo, come più volte detto e dimostrato, che la stragrande maggioranza dei veneti è ampiamente favorevole all’indipendenza del Veneto.
Grazie per la vostra presenza qui e da remoto, insieme non potremo che avere successo nel nostro obiettivo di indipendenza del Veneto!
Viva la Repubblica Veneta! WSM!
Gianluca Busato
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