SE CI SARÀ DA SCEGLIERE TRA ITALIA ED EUROPA, IL VENETO SCEGLIERÀ L’EUROPA
Alla vigilia dello scontro tra Italia ed UE, il Veneto si trova di fronte a una sfida cruciale per la propria esistenza. Meglio l’indipendenza.
In questi giorni e settimane si sta consumando l’ennesima distrazione di massa imposta dal sempre più imbarazzante governo giallo-verde, ovvero la guerra con l’Unione Europea. Ma a noi veneti sta bene questa guerra? La questione è: noi veneti siamo più europei degli italiani in genere? Noi crediamo naturalmente di sì. La nostra economia è globalizzata, per quanto molti soggetti economici siano ancora sotto-capitalizzati.
Anche la recente crisi economica che ha colpito duramente il Veneto, anche più di altre aree, paradossalmente se da un lato ha creato dei deserti industriali in capannonia-land, dall’altro ha anche avuto l’effetto collaterale di selezionare il nostro tessuto imprenditoriale, lasciando attive le aziende che hanno dimostrato di essere più forti. Quelle con maggiore competitività e resilienza, in grado di affrontare la sfida dei mercati globali (quella sfida che il governo vorrebbe rendere ancora più dura, ad esempio, boicottando il Ceta).
I veneti hanno una naturale predisposizione all’apertura internazionale, al commercio, alla libertà di espressione e di movimento di persone e capitali. Ci manca ancora un forte sistema di capitali privati che possa permettere al nostro tessuto imprenditoriale di non dipendere dal sistema bancario e dal sistema pubblico, per quanto l’auspicio sia che possa quantomeno nel frattempo emergere una cultura finanziaria più globale che ne permetta la crescita verso un’autentica indipendenza.
D’altro canto non siamo per caso gli eredi della Serenissima, la più globale potenza mercantile della propria epoca.
Certo, l’italianizzazione forzata dell’ultimo secolo e mezzo ci ha un po’ imbastarditi, ma la memoria collettiva della nostra nazione e del Leone Alato è ben più profonda della violenta azione del regime savoiardo, dell’italietta fascista e post-fascista, che ora con il crollo del ponte di Genova ha saputo anche buttare definitivamente al vento quel poco di buona immagine di sé che aveva saputo crearsi negli anni ’60.
Ora però la sfida viene portata ai massimi livelli da una compagine di governo che è la naturale conseguenza logica dell’insipienza più che ventennale espressa dal PD e prima da Berlusconi, con il loro nefasto clientelismo e nepotismo che hanno creato le condizioni velenose che hanno spianato la strada al populismo ignorante.
Ora ad essere messa in discussione è proprio l’apertura ai mercati e all’interconnessione globale che hanno permesso al nostro Veneto di crescere. Il Veneto non può prescindere dall’Europa, dall’Euro, dalla propria vocazione internazionale. Semplicemente ne uscirebbe distrutto, svilito, culturalmente sconfitto. Certo i segnali del disastro sono sotto gli occhi di tutti, con più di 250.000 persone che ogni anno fuggono dal belpaese perché qui non possono più nemmeno sognare un futuro.
L’Italia sta perdendo ogni sfida, in particolare nel campo della produttività, rischiando sempre più l’arretramento culturale e la perdita del know-how che aveva saputo faticosamente costruirsi. Continuando per questa strada non le resterà che rifugiarsi nel nazionalismo becero e autarchico che nulla di buono ha saputo creare nel passato né tantomeno potrà creare nel futuro. Anzi, questa è la strada diretta verso la miseria e la distruzione.
Il Veneto può permettersi ancor meno tale lusso, poiché noi negli anni scorsi ci siamo ancora di più integrati con l’Europa di quanto abbia fatto l’Italia nel suo complesso. Per noi rinunciare all’interconnessione internazionale significa la perdita di ciò di più prezioso che avevamo saputo creare: la nostra dinamicità e vitalità economica, che è la pre-condizione per ogni altra conquista culturale e sociale, proprio come ci hanno insegnato la Serenissima e i nostri avi.
Se paradossalmente l’Italia guidata dagli apprendisti stregoni giallo-verdi dovesse uscire dall’Euro, saremmo noi veneti a pagarne le conseguenze più dolorose e amare. Se quella fosse la direzione, il Veneto avrebbe l’obbligo morale e vitale di staccarsi anche giuridicamente dall’Italia, per restare agganciato all’Europa.
Per fare ciò, le persone dotate di buon senso in Veneto, a cominciare dai suoi imprenditori, ma anche dagli studenti e dai giovani, che più di altri stanno pagando il prezzo del nazionalismo populista italiano, dovranno smetterla in modo definitivo di appoggiare la lega che gioca a fare l’opposizione al governo mentre sta al governo e dovranno con decisione appoggiare l’unica via di salvezza che sarebbe costituita dal Veneto indipendente che resta all’interno dell’Unione Europea e del sistema economico internazionale.
Per noi veneti tale scelta sarà cruciale e determinerà la nostra stessa esistenza, in quanto noi siamo europei, mentre l’Italia non lo è del tutto. Essa potrebbe continuare a vivacchiare come staterello fascista autarchico e grottesca parodia dell’antica Roma, mentre noi veneti al di fuori dell’Europa non avremmo futuro. L’unica salvezza è la nostra indipendenza.
Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu
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