UNA SERENISSIMA ALLEANZA PER L’EUROPA
A seguito dell’ultima intervista rilasciata sabato scorso da Donald J. Trump alla Bild tedesca e al Times di Londra a pochi giorni dal suo insediamento ufficiale alla Casa Bianca, torna di attualità, se mai ne fosse uscita, la questione della difesa militare. Le parole del 45° presidente USA fanno infatti emergere la consapevolezza che sono passati 70 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dall’equilibrio di Yalta che ne era scaturito. Per quanto riguarda l’Europa fino ad oggi nessuno metteva in discussione in modo serio l’adesione al patto atlantico e alla Nato, come ombrello di difesa e sicurezza, in un’ottica di comune identità di valori democratici e di libertà.
Oggi il quadro appare mutato ed è giusto capire quale potrà essere lo scenario nei prossimi 30-50 anni. Da un punto di vista puramente strategico è pur vero infatti che sono ben pochi i Paesi ad aver pagato la “bolletta” militare che prevede una compartecipazione delle spese con almeno il 2% del pil per ogni membro, secondo le linee guida Nato. A rispettare tale parametro sono ben pochi: gli USA su tutti con il 3,61%, la Grecia con il 2,38%, il Regno Unito con il 2,21%, l’Estonia con il 2% e la Polonia con il 2%.
Il fatto che gli USA contribuiscano più di altri Paesi a tali spese fino ad oggi si giustificava con il vantaggio geo-politico che ne derivava. Oggi, con una nuova dottrina più isolazionista che sembra emergere, probabilmente tale aspetto assume minore importanza per l’America. E forse si apre uno spazio per l’Europa per diventare finalmente un’entità con maggiore capacità di influenza anche in tale versante. Le spese militari sono senz’altro impopolari, d’altro canto l’influenza che tale comparto ha, ad esempio, in tema di innovazione tecnica e scientifica le potrebbe rendere più giustificabili e forse, con considerazioni di rilevanza strategica, decisive per permettere una crescita sostanziale del peso reale che il primo mercato del mondo può e deve avere in termini di influenza globale, a maggior ragione quando i quadranti vicini appaiono sempre più “caldi, dal Medio Oriente, al Nord Africa, dai Paesi Baltici alla Turchia.
L’esperienza della Serenissima può quindi tornare di attualità in un quadro moderno. La sua potenza e influenza mercantile poteva infatti esprimersi perché Venezia seppe recitare un ruolo anche militare di primaria importanza. In altri termini, la PAX VENETA fu resa possibile dalla sua capacità di assumersi le responsabilità in tema di difesa dei propri interessi vitali nella propria area di influenza che al tempo corrispondeva alla parte più dinamica e vitale del mondo. Al contrario, la sua fine fu decretata proprio dall’assurda neutralità disarmata che lasciò campo aperto ai dittatori del tempo, in particolare a Napoleone Bonaparte (ahimè tanto amato dal nostro governatore), che a tutti gli effetti fu un Hitler anti-litteram.
Anche il progetto di indipendenza del Veneto non può essere slegato da una visione pragmatica anche su tale versante. Se tra qualche decennio infatti dovesse venir meno l’esistenza, o la presenza rassicurante della Nato, anche il Veneto dovrà promuovere in modo fattivo la creazione di un comune sistema di difesa dei Paesi Europei, una Serenissima Alleanza che permetta ai Paesi più civili del mondo di difendere la libertà e la democrazia anche con la disponibilità della forza, consapevoli che il suo maggiore potenziale sarà raggiunto come potere deterrente. E se altre potenze minacceranno il nostro territorio, o cercheranno di avere un immotivato potere negoziale nei nostri confronti addirittura con arme non convenzionali, sarà giusto che l’Europa si doti in modo autonomo a propria volta di una capacità di risposta commisurata alla minaccia, venendo meno anche ogni considerazione in tema di limitazione di “potenze sconfitte”, concetto del passato e oggi comoda scusa per non assumersi responsabilità. Non ci mancano né i soldi né il know-how per farlo e ora il momento pare il più opportuno per un salto di qualità rispetto al recente passato. La cooperazione pacifica mondiale è frutto proprio della capacità di difesa dei comuni valori europei che ci identificano.
Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu
Rispondi