“VENETO, PAGA E TASI”: QUANDO A DIRLO È LA LEGA CHE FINORA CI HA CAMPATO
Zaia recuperi i 2-300 milioni di euro per la Pedemontana aprendo un conto nel bilancio regionale chiamato “residuo fiscale”: lì troverà 20 miliardi all’anno
La notizia è sempre quella dell’uomo che morde il cane, mai il viceversa. Ecco allora che la crisi della tassa speciale ai Veneti per pagare lo sforamento di costi della Pedemontana che sta scuotendo la placida gestione Zaia in regione Veneto è proprio questa: non puoi permetterti di costruire la tua straordinaria carriera politica scagliandoti contro Roma e il governo italiano (a parte quando sei tu ad essere ministro dell’agricoltura) per poi comportarti come loro.
Se a i “sinistri”, dai cattocomunisti, ai post-comunisti, ai carrieristi renziani la chiamano “solidarietà”, caro Zaia e cara Unindustria non vi basta ribattezzarla ora come “responsabilità” per nascondere il fatto che si tratta sempre e solo della stessa solfa: “VENETO, PAGA E TASI”.
Ovvero, cari Veneti, voi dovete pagare 2-3 volte le stesse cose e poi ripagarle ancora, perché nel frattempo qualcuno, da qualche parte, ha già rubato 2-3 volte i soldi che voi avete già pagato per finanziare a ufo i privilegi di qualche anonimo parassita ben nascosto sotto il comodo ombrello della cleptocrazia italiana, fonte cui si abbeverano partiti, sindacati e caste di varia natura, tutte accomunate dall’elegante uso del verbo atto all’inganno e finalizzato al furto dei vostri soldi.
Questo avviene dopo una impressionante serie di scandali e tragedie che hanno scosso l’opinione pubblica e il tessuto socio-economico profondo del Veneto.
Non siamo ancora usciti dallo scandalo del Mose. Che ha riguardato il predecessore di Zaia, Galan, per 15 anni governatore del Veneto (di cui lo stesso Zaia è stato vice, ricordiamocelo bene). “Il nordest sono io”, pontificava, salvo offendere noi indipendentisti dall’alto della sua lestofante carriera politica.
Poi il crack di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, i cui effetti non hanno ancora terminato di farsi sentire nell’economia veneta, nelle imprese e nelle famiglie di investitori (spesso inconsapevoli se non ingannati) e risparmiatori e che sono potuti avvenire certo per la gestione probabilmente criminale dei suoi vertici, ma anche, e per certi versi soprattutto, con il silenzio-assenso della dirigenza politica regionale che in termini elettorali ha goduto di tutti i benefici collaterali a una strategia fallimentare a breve termine che ha favorito clientelismo e malagestio e che ha accompagnato il silenzio-assenso ad ogni livello statale e centrale, compresi quelli istituzionalmente votati all’azione di controllo.
Per non parlare della questione PFAS e del classico motto e dello sport molto italiano dello scaricabile all’insegna del “non sapevo, non ho visto, non credevo”. E, per restare all’ambiente, forse ci siamo scordati l’alluvione del 2010, i tornado nella riviera del Brenta e le relative questioni aperte di rimborsi vari?
La sequenza solo dei casi più eclatanti è drammaticamente lunga persino per la quasi totalità degli organi di informazione locali e nazionali che all’unisono tentano in ogni modo di tenere in piedi e nascondere gli esiti drammatici di una gestione del potere locale in salsa leghista più che ventennale che come minimo fa il pari con quella vergognosa e fallimentare dei partiti di sinistra (e spesso anche di destra) a livello centrale. Altro che “governatore più amato d’Italia”!
Non c’è nessuna differenza tra Roma e Venezia, la musica è la stessa. Il metodo è lo stesso. L’unica differenza la fanno i veneti e la loro proverbiale operosità, ma va detto purtroppo che la malapianta della corruzione sistemica e del degrado ci stanno intaccando nel profondo anche a livello sociale profondo.
No, cari amministratori della lega, cari rappresentanti di corporazioni e categorie professionali, cari rappresentanti dell’élite dirigente veneta. No, così non va.
Non potete creare il vostro sottobosco di potere sullo slogan “Veneto paga e tasi” per poi applicarlo con nonchalance alla prima occasione che vi si presenta.
Caro Zaia, se ti servono quei 300 milioni, apri immediatamente un conto nel bilancio regionale denominato “residuo fiscale dallo stato”: lì ci trovi una ventina di miliardi di euro ogni anno, per non contare gli arrretrati, che probabimente ci portano verso i 500-1000 miliardi di euro che i Veneti avanzano dall’Italia: trova lì i soldi per finire la Pedemontana e non aggiungerti anche tu alla lunga fila di ladri in giacca e cravatta che ogni notte entrano nella case dei veneti in guanti bianchi rubandoci il frutto del nostro lavoro.
Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu
Comment (1)
caterina
una richiesta che suona offensiva non solo pesante! fin che si pagano le tasse a Roma, almeno pensino a fare le strade che servono oltre che pagarsi superstipendi e vitalizi ed enti e burocrazie e carrozzoni che non servono a niente …
Le strade servono a tutti, mica solo ai Veneti, e comunque ci faremo queste ed altro quando avremo noi la responsabilita’ di organizzare e decidere sul nostro territorio coi nostri soldi…