4 LUGLIO E 21 MARZO: DUE DATE CHE SEGNANO L’INIZIO DELL’INDIPENDENZA DEGLI USA E DELLA REPUBBLICA VENETA
240 anni or sono partiva il processo di indipendenza degli Stati Uniti d’America con la dichiarazione di Philadelphia, analogamente a quanto è avvenuto a Treviso il 21 marzo di 2 anni fa per il Veneto indipendente.
Il 4 luglio 1776, di cui oggi ricorre il 240° anniversario, è una data importante per chiunque abbia a cuore la libertà e l’indipendenza.
Fu infatti in tale giorno che tredici colonie britanniche della costa atlantica nordamericana dichiararono la propria indipendenza dall’Impero britannico, esponendo le proprie ragioni che le avevano indotte a tale passo siglando e rendendo effettiva la dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America.
Fu una sorta di Brexit dell’epoca, in senso contrario a quella del 23 giugno scorso, che diede inizio alla storia di indipendenza della più importanza superpotenza della nostra epoca.
La vita istituzionale degli Stati in realtà iniziò alcuni anni dopo, in quanto alla dichiarazione di indipendenza seguirono diversi anni di conflitti, che si conclusero solo nel 1782. Fu solo con la firma del trattato di pace di Parigi del 3 settembre 1783, più di sette anni dopo la dichiarazione di indipendenza, che la Gran Bretagna riconobbe l’indipendenza delle tredici colonie d’oltreatlantico. La Costituzione degli Stati Uniti d’America fu quindi finalizzata il 17 settembre 1787 e ratificata l’anno successivo, mentre il primo presidente degli USA, George Washington, entrò in carica solo nel 1789.
La data che oggi tutti ricordano, oggi festività nazionale statunitense (“giorno dell’indipendenza”) è quella che diede inizio a tale processo in modo formale, il 4 luglio 1776.
Ci vollero 7 anni per renderla effettiva e 13 per dare inizio all’effettivo esercizio di indipendenza e del potere costituzionale.
Nella ricorrenza odierna corre l’obbligo di ricordare anche il processo di libertà e indipendenza della Repubblica Veneta. Il processo in corso ha più di qualche analogia con l’esempio statunitense, seppure in modalità del tutto differenti rispetto ad esso.
Anche nel nostro caso, infatti, la dichiarazione di indipendenza della Repubblica Veneta del 21 marzo 2014 a Treviso segna l’inizio del processo di libertà, grazie alla vittoria plebiscitaria nel referendum di indipendenza del Veneto del 16-21 marzo. La nostra battaglia si attua con mezzi diversi rispetto a quello americana. Il progresso civile e umano degli ultimi 2 secoli ci consente di agire rifiutando ogni uso della violenza, come sancito nei principi fondanti della Repubblica Veneta. Le “armi” della modernità che nel frattempo sono emerse sono, in particolare, l’economia e la tecnologia.
L’economia ci può consentire di creare un modello virtuoso che permetta ai capitali privati di usufruire delle opportunità di business che derivano dall’appartenenza a una rete di relazioni privilegiate e di carattere riservato per la creazione di progetti economici e per il coinvolgimento in opportunità imprenditoriali e di lavoro di portata internazionale. Questa rete è la business community veneta creata da Plebiscito.eu® Club.
La tecnologia, con l’ausilio dell’economia, ci consente di creare una complessa infrastruttura informatica basata su blockchain, che darà vita a un cripto-stato veneto decentralizzato e che permetterà ai cittadini veneti che vi aderiranno di condurre transazioni e avere relazioni anonimizzate alle terze parti e certificate dal cripto-stato veneto stesso.
Tale realizzazione sublima l’ideale panarchico dello studioso belga Paul Émile de Puydt, che nel 1860 predisse una forma di governo che ne trascende ogni altra. Essa deriva dal diritto degli individui di potersi scegliere la forma di governo preferita, indipendentemente da dove fisicamente vivano. L’estensione di tale concetto porta alla creazione di una forma di governo che può essere portata all’estremo, fino a non dipendere da un territorio fisico, grazie alla disintermediazione tecnologica. Tale intuizione trova il primo esempio nella stessa Estonia, che ci aveva già ispirato giuridicamente per l’indizione del referendum di indipendenza del Veneto attraverso strumenti di telecomunicazione (internet e telefono). La stessa Estonia, di fronte al rischio di perdere il proprio territorio, ha esteso il concetto di residenza alla rete internet, inventando la residenza digitale. La Repubblica Veneta ha mutuato tale intuizione a propria volta estendola al concetto di cittadinanza, creando la cittadinanza digitale. Nel nostro caso, infatti, la sfida rispetto a quella estone è a chiasmo: ovvero noi il territorio ancora non lo controlliamo, ma ci prepariamo al futuro, quando l’esercizio dell’indipendenza sarà anche su di esso. Nel frattempo, creiamo una struttura panarchica e democratica attraverso la rete internet, con l’utilizzo di tecnologie di criptazione e di registrazione decentralizzate e non espugnabili da stati terzi.
Come nel caso degli Stati Uniti d’America, la finalizzazione del processo richiederà del tempo dal suo inizio. Una volta completato, festeggeremo il nostro giorno dell’indipendenza il 21 marzo, nel ricordo della dichiarazione effettuata a Treviso nel 2014, analogamente a come oggi gli USA festeggiano il loro “Independence Day”, in memoria del 4 luglio 1776 di 240 anni or sono, quando resero effettiva la dichiarazione di Philadelphia.
Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu
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Di seguito riportiamo il testo tradotto della dichiarazione di indipendenza, che riveste importanza fondamentale cui ispirarsi per ogni nazione che aspiri alla propria libertà. In particolare ci piace ricordare come tale scritto sancisca in modo originale e inedito il diritto al perseguimento della felicità, a fianco ad altri inalienabili diritti dell’uomo quali la vita e la libertà.
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In Congresso, 4 luglio 1776,
La unanime Dichiarazione dei tredici stati Uniti d’America,
Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto a un altro popolo e assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata e uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell’umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione.
Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità.
Certamente, prudenza vorrà che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l’esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d’un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all’assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l’avvenire. Tale è stata la paziente sopportazione delle Colonie e tale è ora la necessità che le costringe a mutare quello che è stato finora il loro ordinamento di governo. Quella dell’attuale re di Gran Bretagna è storia di ripetuti torti e usurpazioni, tutti diretti a fondare un’assoluta tirannia su questi Stati. Per dimostrarlo ecco i fatti che si sottopongono all’esame di tutti gli uomini imparziali e in buona fede.
1) Egli ha rifiutato di approvare leggi sanissime e necessarie al pubblico bene.
2) Egli ha proibito ai suoi governatori di approvare leggi di immediata e urgente importanza, se non a condizione di sospenderne l’esecuzione finché non si ottenesse l’assentimento di lui, mentre egli trascurava del tutto di prenderle in considerazione.
3) Egli ha rifiutato di approvare altre leggi per la sistemazione di vaste zone popolate, a meno che quei coloni rinunciassero al diritto di essere rappresentati nell’assemblea legislativa – diritto di inestimabile valore per essi e temibile solo da un tiranno.
4) Egli ha convocato assemblee legislative in luoghi insoliti, incomodi e lontani dalla sede dei loro archivi, al solo scopo di indurre i coloni, affaticandoli, a consentire in provvedimenti da lui proposti.
5) Egli ha ripetutamente disciolte assemblee legislative solo perché si opponevano con maschia decisione alle sue usurpazioni dei diritti del popolo.
6) Dopo lo scioglimento di quelle assemblee si è opposto all’elezione di altre: ragion per cui il Potere legislativo, che non può essere soppresso, è ritornato, per poter funzionare, al popolo nella sua collettività, – mentre lo Stato è rimasto esposto a tutti i pericoli di invasioni dall’esterno, e di agitazioni all’interno.
7) Egli ha tentato di impedire il popolamento di questi Stati, opponendosi a tal fine alle leggi di naturalizzazione di forestieri rifiutando di approvarne altre che incoraggiassero la immigrazione, e ostacolando le condizioni per nuovi acquisti di terre.
8) Egli ha fatto ostruzionismo all’amministrazione della giustizia rifiutando l’assentimento a leggi intese a rinsaldare il potere giudiziario.
9) Egli ha reso i giudici dipendenti solo dal suo arbitrio per il conseguimento e la conservazione della carica, e per l’ammontare e il pagamento degli stipendi.
10) Egli ha istituito una quantità di uffici nuovi, e mandato qui sciami di impiegati per vessare il popolo e divorarne gli averi.
11) Egli ha mantenuto tra noi, in tempo di pace, eserciti stanziali senza il consenso dell’autorità legislativa.
12) Egli ha cercato di rendere il potere militare indipendente dal potere civile, e a questo superiore.
13) Egli si è accordato con altri per assoggettarci a una giurisdizione aliena dalla nostra costituzione e non riconosciuta dalle nostre leggi, dando il suo assentimento alle loro pretese disposizioni legislative miranti:
- a) acquartierare tra noi grandi corpi di truppe armate;
- b) proteggerle, con processi da burla, dalle pene in cui incorressero per assassinii commessi contro gli abitanti di questi Stati;
- c) interrompere il nostro commercio con tutte le parti del mondo;
- d) imporci tasse senza il nostro consenso;
- e) privarci in molti casi dei benefici del processo per mezzo di giuria;
- f) trasportarci oltremare per esser processati per pretesi crimini;
- g) abolire il libero ordinamento dileggi inglesi in una provincia attigua, istituendovi un governo arbitrario, ed estendendone i confini sì da farne nello stesso tempo un esempio e un adatto strumento per introdurre in queste Colonie lo stesso governo assoluto;
- h) sopprimere le nostre carte statutarie, abolire le nostre validissime leggi, e mutare dalle fondamenta le forme dei nostri governi;
- i) sospendere i nostri corpi legislativi, e proclamarsi investito del potere di legiferare per noi in ogni e qualsiasi caso.
Egli ha abdicato al suo governo qui, dichiarandoci privati della sua protezione e facendo guerra contro di noi.
Egli ha predato sui nostri mari, ha devastato le nostre coste, ha incendiato le nostre città, ha distrutto le vite del nostro popolo.
Egli sta trasportando, in questo stesso momento, vasti eserciti di mercenari stranieri per completare l’opera di morte, di desolazione e di tirannia già iniziata con particolari casi di crudeltà e di perfidia che non trovano eguali nelle più barbare età, e sono del tutto indegni del capo di una nazione civile.
Egli ha costretto i nostri concittadini fatti prigionieri in alto mare a portare le armi contro il loro paese, a diventare carnefici dei loro amici e confratelli, o a cadere uccisi per mano di questi.
Egli ha incitato i nostri alla rivolta civile, e ha tentato di istigare contro gli abitanti delle nostre zone di frontiera i crudeli selvaggi indiani la cui ben nota norma di guerra è la distruzione indiscriminata di tutti gli avversari, di ogni età, sesso e condizione.
A ogni momento mentre durava questa apprensione noi abbiamo chiesto, nei termini più umili, che fossero riparati i torti fattici; alle nostre ripetute petizioni non si è risposto se non con rinnovate ingiustizie. Un principe, il cui carattere si distingue così per tutte quelle azioni con cui si può definire un tiranno, non è adatto a governare un popolo libero.
E d’altra parte non abbiamo mancato di riguardo ai nostri fratelli britannici. Di tanto in tanto li abbiamo avvisati dei tentativi fatti dal loro parlamento di estendere su di noi una illegale giurisdizione. Abbiamo ricordato ad essi le circostanze della nostra emigrazione e del nostro stanziamento in queste terre. Abbiamo fatto appello al loro innato senso di giustizia e alla loro magnanimità, e li abbiamo scongiurati per i legami dei nostri comuni parenti di sconfessare queste usurpazioni che inevitabilmente avrebbero interrotto i nostri legami e i nostri rapporti.
Anch’essi sono stati sordi alla voce della giustizia, alla voce del sangue comune. Noi dobbiamo, perciò, rassegnarci alla necessità che denuncia la nostra separazione, e dobbiamo considerarli, come consideriamo gli altri uomini, nemici in guerra, amici in pace.
Noi pertanto, Rappresentanti degli Stati Uniti d’America, riuniti in Congresso generale, appellandoci al Supremo Giudice dell’Universo per la rettitudine delle nostre intenzioni, nel nome e per l’autorità del buon popolo di queste Colonie, solennemente rendiamo di pubblica ragione e dichiariamo: che queste Colonie Unite sono, e per diritto devono essere, stati liberi e indipendenti; che esse sono sciolte da ogni sudditanza alla Corona britannica, e che ogni legame politico tra esse e lo Stato di Gran Bretagna è, e deve essere, del tutto sciolto; e che, come Stati liberi e indipendenti, essi hanno pieno potere di far guerra, concludere pace, contrarre alleanze, stabilire commercio e compilare tutti gli altri atti e le cose che gli stati indipendenti possono a buon diritto fare. E in appoggio a questa dichiarazione, con salda fede nella protezione della Divina Provvidenza, reciprocamente impegniamo le nostre vite, i nostri beni e il nostro sacro onore.
Comments (2)
giancarlo
Interessante far conoscere questo documento.
Veneti meditate, meditate …..!!!
caterina
mamma mia, come è vero il detto: niente di nuovo sotto il sole!