A TRE ANNI DAL PLEBISCITO DIGITALE, L’INDIPENDENZA DEL VENETO È ANCOR PIÙ L’UNICA SALVEZZA DAL DISASTRO ITALIANO
Tre anni fa esatti partiva la straordinaria iniziativa del Plebiscito Digitale per l’indipendenza del Veneto. Dal 16 marzo al 21 marzo 2014 furono oltre 2,3 milioni i veneti che votarono attraverso il sito di Plebiscito.eu e al telefono, grazie alla piattaforma digitale messa a loro disposizione. L’89,10% di loro voto sì all’indipendenza della Repubblica Veneta: i risultati furono tanto eclatanti da spiazzare i media italiani, sorpresi dall’attenzione enorme che il referendum seppe suscitare anche all’estero, richiamando in Veneto i principali organi di informazione internazionale. A quel punto il silenzio dei giornali italiani si trasformò rapidamente in un travolgente successo mediatico che travolse ogni barriera.
La controreazione dei media italiani “ufficiali” avvenne solo dopo qualche giorno il Corriere del Veneto pubblicò un articolo-spazzatura, inaugurando la stagione delle fake news ante litteram, inventandosi analisi del traffico da parte di agenzie esterne, impossibili da fare per definizione, in quanto tali agenzie non avevano accesso ai server di votazione. Nemmeno un sondaggio effettuato da Ilvo Diamanti che confermava l’enorme affluenza del referendum e pubblicato dopo un paio di giorni su Repubblica riuscì però a modificare alcune falsità ormai inserite nell’immaginario collettivo, quali la clamorosa bufala che fossero stati effettuati il 10% dei voti dal Cile.
A nulla nemmeno valsero le certificazioni dei mesi successivi, prima attraverso un assessment della prima società informatica italiana, quindi attraverso il final report del Comitato degli Osservatori Internazionali che certificarono la veridicità dei dati e delle votazioni, avvenute nel rispetto dei principi sanciti dalle organizzazioni internazionali per i processi elettorali e referendari. Di tali atti nessun giornale e nessuna tv italiana pubblicarono nemmeno una riga o un secondo di notizia.
A completare il tradimento furono le istituzioni regionali venete, che non vollero presentare i risultati del referendum di indipendenza alla Venice Commission del Consiglio d’Europa, come sarebbe stato loro facoltà e diritto, ma, con la complicità di tutti i partiti italiani e dei venetisti surrogati della lega, preferirono procedere all’ovvio insabbiamento costituzionale di una legge regionale per l’indizione di un nuovo referendum per l’indipendenza e allo svuotamento di una seconda legge regionale approvata in parallelo per l’indizione di un referendum per l’autonomia del Veneto, ovviamente privato di alcun contenuto pratico e concreto.
Purtroppo la giunta regionale veneta guidata da Zaia non ha saputo cogliere un clamoroso assist che Plebiscito.eu aveva loro fatto e non procedette a perseguire alla difesa in sede internazionale dell’esercizio del diritto di autodeterminazione del Popolo Veneto, pur essendo stato impegnato precisamente a farlo attraverso la precedente risoluzione 44 del 2012 della stessa regione Veneto.
Oggi le ragioni dell’indipendenza del Veneto sono ancora più forti di tre anni fa, se solo si pensa alle parole svelate oggi da “La Stampa” in un dispaccio “segreto” dell’ambasciatore USA in Italia John Phillips al segretario di stato USA nell’ottobre scorso, che rivelano la drammatica e fallimentare situazione senza speranze di uno stato morto: «di questo passo, l’economia italiana non tornerà ai livelli pre crisi almeno fino al 2025». Dieci anni di vacche magre, che «allargheranno ulteriormente il gap tra il Paese e i suoi pari europei meglio performanti».
Nel momento in cui si agitano gli spettri antieuropeisti della quasi totalità dei partiti italiani è oggi chiaro che l’unica prospettiva di salvezza per il Veneto è la propria indipendenza, rimanendo agganciati alla civiltà, ovvero all’Unione Europea, all’euro e all’arco delle nazioni civili del mondo.
A tale scopo, forte del mandato popolare ricevuto a marzo 2014, Plebiscito.eu ha dato il via alla realizzazione di una complesso piano per l’ottenimento della piena indipendenza del Veneto, che, oltre ai ricorsi presso i tribunali internazionali, si compone di due pilastri principali molto più concreti: da un lato la tecnologia, con la creazione di una nuova piattaforma digitale che ci permetta la disintermediazione de facto dalla ottusa burocrazia italiana e l’economia dall’altro, con l’avvio di una comunità esclusiva di imprenditori che ci permetta di innescare nuovamente un circolo virtuoso grazie a nuovi sistemi di capitali privati (venture capital) e alla realizzazione di una struttura relazionale internazionale che ci permetta di dialogare con istituzioni sistemiche di vari Paesi del mondo per tutelare gli interessi socio-economici del nostro territorio.
Nel frattempo, mentre andiamo ad attuare le fasi realizzative del nostro progetto, abbiamo riavviato la strutturazione di un ampio movimento popolare, lanciando in tutte le piazze del Veneto gli eventi mensili “Veneto Ribellati”. Tale movimento rappresenterà la classe dirigente che potrà assicurare al Veneto il perseguimento dei propri interessi strategici in una stagione di grandi cambiamenti geo-politici e macro-economici che vedono rafforzarsi tutte le istanze di autodeterminazione dei Popoli in Europa, dalla Scozia alla Catalogna, dal Veneto alla Corsica e nel mondo, da Taiwan alla California, dal Kurdistan a São Paulo.
Gianluca Busato
Plebiscito.eu
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