CONCRETEZZA E SERENITÀ PER ARRIVARE ALLA PIENA INDIPENDENZA DEL VENETO
L’importanza del nostro linguaggio e del nostro comportamento in queste fasi cruciali.
In queste ore si consumano le ultime speranze riposte nella giunta regionale affinché ottemperi alla legge regionale 16/2014 che ha approvato l’indizione del referendum di indipendenza del Veneto e stabilisca le procedure le disposizioni relative alla propaganda, alle procedure di voto e alla proclamazione ufficiale del risultato. Ci pare francamente lunare anche solo pensare che non si rispetterà la legge approvata dal consiglio regionale, perché altrimenti qualcuno dovrebbe spiegarci le ragioni di tanto sforzo per farla votare.
Tra l’altro, oggi in un’intervista a una tv straniera ho faticato molto a spiegare al giornalista incredulo il fatto che siano chiamati i cittadini veneti a finanziare una legge regionale, quando ogni anno lo stato italiano ci ruba 20 miliardi di euro, senza contare gli sprechi nell’impiego degli altri 50 miliardi annui e gli 8-9 miliardi di euro che sempre ogni anno paghiamo in interessi sul debito pubblico che non abbiamo creato noi veneti.
Credo non si sia mai verificato nella storia che i politici che fino ad oggi hanno avallato la schiavitù di un Popolo gli facciano pagare anche il “biglietto di ingresso ai seggi” di 14 milioni di euro per poter votare la propria libertà. Tant’è: ne abbiamo passate tante, faremo anche questa per la nostra piena indipendenza.
Si capisce ancor meno inoltre perché con queste prospettive ci sia qualcuno che ritenga di dover continuare a dare fiducia agli attuali rappresentanti che governano la regione, considerato che l’indipendenza del Veneto non appare di certo in cima ai loro pensieri, nonostante gli slogan ingannevoli che taluni utilizzano, spesso rubando il nostro programma, come qualche organo di informazione ha giustamente fatto notare. Personalmente non temo i copioni, perché la verità viene sempre a galla.
È sempre più chiaro quindi che serve una autentica rivoluzione digitale per uscire dall’attuale impasse, poiché questa è l’unica modalità che ci permette di creare un canale di comunicazione interattiva con i cittadini, facilitandone l’attivazione.
I prossimi mesi ci vedranno pertanto all’opera per concretizzare il nostro enorme potenziale dimostrato in questi mesi straordinari, con la consapevolezza che il Veneto ha tutte le carte in regola per liberarsi, detenendo il surplus finanziario che permette di stabilizzare finanziariamente l’attuale blocco geo-politico italiano.
Per avere successo è fondamentale però non fare errori, prestando il fianco ai nostri avversari che direttamente, o indirettamente favoriscono il mantenimento del Veneto sotto il giogo italiano, ad esempio appoggiando le forze della conservazione, come quella lega nord che da vent’anni ruba e tradisce le speranze di tanti veneti per bene e che oggi si riscopre impegnata nel nazionalismo oscurantista e intollerante. Noi di sicuro non saremo al loro fianco, perché sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico.
Uno sbaglio forse ancor più grande è quello di utilizzare un linguaggio errato. Il linguaggio è fondamentale, va curato e va studiato come usarlo nel modo migliore per noi, evitando attacchi volgari verso chiunque.
Troppo spesso il linguaggio di molti indipendentisti (soprattutto quando scrivono) scade a livello di blogger o forumisti della domenica. L’insulto e la denigrazione dell’avversario sono ormai appannaggio del M5S (ma anche lì hanno il fiato corto ormai) e reiterati diventano noiosi e prevedibili, diventano solo rumore di fondo che l’elettore alla lunga scarta automaticamente alla ricerca del “messaggio vero”.
In queste fasi cruciali per la nostra libertà è necessario quindi mantenere un comportamento rigoroso e un linguaggio appropriati nei confronti anche degli avversari. Gli attacchi personali verso altri esponenti veneti non rappresentano di sicuro la linea ufficiale di Plebiscito.eu (né di Veneto Sì) e ovviamente tanto meno rappresentano la posizione della Delegazione dei Dieci della Repubblica Veneta.
A tal proposito voglio citare Paolo Bernardini: “bisogna solo agire con dolcezza e fermezza, e individuare bene le ultime mosse di una partita già vinta, e che proprio per questo non possiamo compromettere ora”.
Non solo: termini come “italiota” , “italico”, storpiature come “itagliano” ecc sono da bandire in ogni sede, a cominciare dal sottoscritto che in passato ha fatto spesso uso di tali termini. Primo perché la battaglia è più credibile se l’avversario è forte e rispettato (e noi in questo momento abbiamo un disperato bisogno di essere presi sul serio, pena essere ributtati nel calderone del folklore) , secondo perché irritano molti che, pur non essendo veneti, guardano con simpatia alla lotta per l’indipendenza: e ce ne sono, in ogni dove e in particolare in regioni vessate come e più del Veneto, in primis la Lombardia.
E senza essere Trotsky, cercare di esportare la rivoluzione indipendentista anche in altri territori mi pare sia una gran bella idea oltre che molto utile alla nostra causa.
Gianluca Busato
Plebiscito.eu
Comments (7)
Zarlino
Purtroppo a volte non si può fare a meno di parlar chiaro e dir le cose come stanno. La Repubblica Veneta si farà. Questo è certo! Ma il mio timore più grande è che sia una brutta copia dello stato mafioso italiano attuale. Per evitare un disastro come questo abbiamo bisogno di Patrioti veri, onesti, e disinteressati!
Alberto Veneziano
Condivido, il linguaggio è fondamentale come del resto la buona educazione.
Meneghetti Antonio
Concordo con quello che ha scritto ZARLINO….
Graziano Meneguzzo
La forma è sostanza.
ALE
avanti così !! e se vogliono il rispetto lo avranno, questa è l’ultima fase, in molti non ci credono..ma noi abbiamo fiducia in te giane, non mollare e portaci alla terra promessa, w il veneto !!!
gianfranco
Son daccordo, la nostra terra promessa le xe sta par tanto tempo un sogno ma fra poco la sarà realtà. Xe giusto che gavemo da tegnere un linguaggio corretto e non offensivo, se no risciemo de fare il xugo dell’avversario.
Gianfranco.
Picenin
Il fatto è che se da una parte alcune regioni ci sostengono la maggior parte ci condanna, perché a loro l’Italia fa comodo… avete presente la storia dei 3 rematori? ora non è che se il rematore veneto diventa più loquace che gli altri due rematori gli danno il cambio. Quella storiella finiva che in democrazia gli altri due votavano perché solo il Veneto remasse. La prima cosa che insegna è che la democrazia non è sinonimo di libertà ma un mezzo di coercizione politico a cui non possiamo sottrarci. Il povero rematore si trova di fronte ad una scelta difficile: continuare a remare ingiustamente, buttarsi in mare e nuotare con il risquio di affogare, o tentare di spingere in mare gli altri due scatenando uno scontro impari. Penso che a ognuno di voi verrà in mente chi ha scelto di remare con il tricolore sul petto, chi ha tentato di andare all’estero ma non c’è riuscito, e chi è finito perseguitato dalla giustizia. Ora che la barca si chiami Italia o Itaglia non cambia alcunché. Lasciateci almeno la bestemmia che è anche italiana.