OCSE: CROLLA DEL 35,77% LA CREAZIONE DI NUOVE IMPRESE IN ITALIA NEL PERIODO 2007-2016
In Veneto muiono oltre 2.000 imprese solo nell’ultimo anno. La piena indipendenza con il progetto moderno di Plebiscito.eu è sempre più urgente

[Venezia, 29 settembre 2016, PLEBISCITO.EU] –Secondo un rapporto pubblicato oggi dall’Ocse sulla imprenditorialità emerge ancora una forte difficoltà dell’Italia che nel 2016 segna un calo del 35,77% nella creazione di imprese rispetto al 2007, nonostante un timido aumento dello 0,28% nel secondo semestre dell’anno rispetto al primo. Solo la Finlandia ha fatto peggio tra i Paesi Ocse rilevati.
In generale, la ripresa post-crisi in attività imprenditoriale rimane molto diversificata tra i Paesi dell’area Ocse, sebbene i nuovi dati pubblicati oggi forniscono timidi segnali di una svolta per alcuni Paesi, con l’andamento dei tassi di creazione d’impresa che punta verso la crescita in diverse economie.
Secondo molti osservatori e in particolare secondo quanto emerge dal Rapporto “Entrepreneurship at a Glance 2016” un rilancio dell’attività imprenditoriale potrebbe contribuire a migliorare la crescita economica e fornire un importante impulso a lungo termine per la produttività, dato il legame positivo tra tassi di start-up e la crescita della produttività.
Il rapporto mostra che la crescita post-crisi in Europa dipende maggiormente dal contributo delle piccole e medie imprese (PMI), che rappresentano un volano di crescita economica maggiore rispetto ad esempio agli Stati Uniti. I dati rilevati confermano inoltre il fatto che le PMI incontrano maggiori difficoltà rispetto alle grandi imprese nell’ingresso in mercati emergenti.
L’OCSE conferma inoltre che la maggior parte dei Paesi continuano a mostrare ampi divari di genere nei fattori chiave di imprenditorialità, sebbene l’indagine “Future of Business Survey” riveli che, a regime, le donne siano al pari degli uomini nelle loro attività. Gli uomini sono, in media, più propensi a dichiarare che possono accedere ai finanziamenti per avviare il proprio business e che sono formati per farlo.
I divari di genere probabilmente spiegano le differenze anche nei risultati: il 5,1% degli uomini di età compresa tra 15-24 sono lavoratori autonomi, contro il 3,6 per cento delle donne in questa fascia di età, mentre il 29,2% degli uomini occupati di età compresa tra 55 anni sono imprenditori, rispetto al 15,9% delle donne.
In ogni caso, i dati economici di insieme per quanto ci riguarda più da vicino preoccupano ancor più anche alla luce di quanto emerso qualche giorno fa dall’ultimo studio della Fondazione Think Tank Nord Est, secondo cui tra il 2015 e il 2016 il numero complessivo delle attività in Veneto è calato di oltre duemila unità, passando da 438.888 a 436.836 aziende attive. L’unica provincia in positivo quella di Venezia (+263 aziende, +0,4%), maglia nera per Belluno, tutte le altre hanno un segno meno: Belluno -1,1% di aziende tra il 2015 e il 2016, (-166 in totale), Rovigo -1% (-259 aziende), Treviso -0,8% (-686 aziende), Padova -0,7% (-605 aziende), Verona -0,5% (-438 aziende), Vicenza -0,2% (-161 aziende).
Tale quadro drammatico rende ancor più urgente l’accelerazione del progetto di piena indipendenza del Veneto promosso da Plebiscito.eu, dopo la plebiscitaria vittoria dei Sì con l’89,10% nel referendum digitale di indipendenza del 2014.
Ufficio stampa – Plebiscito.eu
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