DOPO LA DISFATTA DELLA LEGA DI SALVINI È L’ORA DELL’INDIPENDENZA DEL VENETO
Mentre continua il saccheggio fiscale del Veneto viene meno l’ostacolo principale alla nostra libertà

Le elezioni politiche del 25 settembre rappresentano il funerale dell’incoerente strategia della lega salviniana. Non si può infatti predicare allo stesso tempo “prima gli italiani” e poi rivendicare (per finta) l’autonomia (farlocca) di Veneto e Lombardia. O sei nazionalista italiano, oppure sei il partito della questione settentrionale, ma non puoi essere entrambe le cose.
Per qualche anno la lega tricolore era riuscita a racimolare voti, ma ora finalmente l’inganno è stato rivelato. Certo, per rendere evidente tale incoerenza sono serviti molti errori di percorso, prima con il governo con il m5s, che aveva visto l’approvazione del reddito di cittadinanza, poi con la farsa del Papeete, per passare poi al governo con lega e m5s, addirittura con appoggio del lockdown duro e irrazionale e di provvedimenti illiberali, il tutto condito con la figuraccia in Polonia, fatti che hanno minato la credibilità del Capitano, forse per sempre, togliendole tutti quei voti (efimeri) che nel frattempo aveva. Tale lezione vale tra l’altro anche per chi ha vinto le ultime elezioni: tanto rapidamente si possono conquistare i favori dell’elettorato, quanto ancora più velocemente li puoi perdere. A maggior ragione quando essi sono legati a promesse elettorali irrealizzabili.
La debacle della lega porta con se anche l’interrogativo sulla questione veneta. Cinque anni dopo il referendum per l’autonomia, quel patrimonio politico è andato oramai perduto. E pare quantomeno difficile che possa essere recuperato da chi non ha fatto praticamente nulla per sfruttarlo. La lega infatti in questo quinquennio è stata sempre al governo, ma non ha mai fatto nemmeno finta di perseguire l’autonomia. Che in ogni caso era svuotata fin dalla partenza, perché come ben sappiamo essa era priva di risorse finanziarie.
Ma non è che nel frattempo la situazione in Veneto sia migliorata. Anzi, è ben che peggiorata! La crisi energetica, figlia di decisioni politiche irresponsabili che hanno reso l’Italia e il Veneto dipendenti dal gas di Mosca, dopo aver abbondonato il nucleare per ragioni populistiche si uniscono al quadro già drammatico di un territorio le cui risorse sono depredate dallo stato centrale che ogni anno ci sottrae 15-20 miliardi di euro per dare forma a uno dei più odiosi furti fiscali della storia.
Il Veneto oggi da un lato è intrappolato nella gabbia istituzionale italiana – che rappresenta un’autentica palla al piede – e dall’altro continua ad essere terra di saccheggio fiscale – cosa che ci lega le mani dietro alla schiena: è chiaro che in questa situazione competere a livello europeo e internazionale diventa una sfida titanica.
Certo, poi i veneti sono bravissimi lo stesso, come dimostra la decisione di aprire entro qualche anno nel veronese, a Vigasio, la nuova gigafactory di chip Intel con la creazione di 5 mila posti di lavoro e con un investimento iniziale di circa 4,5 miliardi di euro che dovrebbe aumentare nel tempo.
Ma non possiamo più affidarci solo alla buona stella e alla fascia di eccellenza. Il sistema Veneto ha bisogno oramai di essere riformato e potenziato dalle fondamenta, a cominciare proprio dall’infusione di tecnologia, che è la prima componente che permette una crescita economica. E per la quale servono una migliore istruzione e un migliore sistema-paese, dato che quello attuale è alla disperazione. Ciò sarà reso ancora più necessario nei prossimi anni che vedranno sparire moltissime occupazioni e che devono vederci preparati a creare nuove tipologie di lavori e professionalità.
Come possiamo farlo se restiamo agganciati al Titanic italiano zavorrato da un debito pubblico sempre più insostenibile, da una scarsissima produttività e da un apparato pubblico bulimico quanto inefficiente?
L’unica via di uscita da questo incubo è l’indipendenza del Veneto. Dato che il soggetto politico che rappresentava il più grande ostacolo al suo conseguimento è ora in una crisi che quantomeno lo paralizzerà per un bel po’ in una lotta intestina di potere, noi indipendentisti veneti abbiamo il dovere di organizzarci e di attuare finalmente una strategia che porti alla nostra libertà nel più breve tempo possibile.
Vi sono le condizioni adatte, possediamo gli strumenti giuridici ed economici necessari, è tempo ed ora che diamo forma ad una classe dirigente indipendentista degna di questo nome.
Gianluca Busato
Plebiscito.eu
Comment (1)
caterina ossi
Bisogna riprendere il discorso sull’Indipendenza del Veneto trovando la formula che non spaventi ma trasmetta ottimismo per noi Veneti anzitutto, ma anche per chi volesse intraprendere una via di maggior aderenza alle proprie aspettative di libertà’ e sviluppo …con la prospettiva per tutti di arrivare ad una Confederazione! Tenetemi informata e… buon lavoro! caterina ossi