L’INDIPENDENZA DEL VENETO È UN’UTOPIA, O È FORSE L’IPOTESI PIÙ PROBABILE?
Nel momento in cui il futuro dell’Italia pare segnato, non è forse il momento in cui diventano possibili anche i cambiamenti più incredibili?
Molti osservatori ritengono che impegnarsi per l’indipendenza del Veneto sia una inutile perdita di tempo, in quanto tale obiettivo sarebbe impossibile da raggiungere: “non succederà mai” dicono. La prima osservazione che ci sentiamo di fare è che questa era stata la diagnosi anche in merito a grandi cambiamenti che nel frattempo sono avvenuti in tutto il mondo. Solo per citare alcuni esempi, dalla caduta dell’apartheid, alla fine dell’Unione Sovietica, all’indipendenza di molti stati, che dal secondo dopoguerra ad oggi sono triplicati in numero sono infatti moltissimi gli eventi che la storia recente ha visto accadere contro le previsioni negative dei più prima che accadessero.
In realtà, quando vi sono le condizioni storiche favorevoli, gli eventi anche di grande portata avvengono, i regimi cadono, i sistemi economici collassano e le persone scelgono in maggioranza di cambiare, sempre più spesso pacificamente e senza violenza alcuna.
Ciò che fino a prima pareva impossibile, poi ad un certo punto diviene l’unica soluzione ragionevole e concreta. Con il senno di poi gli osservatori allora faranno la gara a commentare ciò che nel frattempo è avvenuto contro le loro previsioni di qualche tempo prima.
Chi infatti mai avrebbe potuto pensare negli anni ’70 e ’80 che Germania est e ovest potessero riunirsi nuovamente? Oppure che la Jugoslavia cessasse di esistere e che dalle sue ceneri nascessero Slovenia, Croazia, Serbia e tutti gli stati balcanici indipendenti che hanno quindi visto ottenere la propria indipendenza? Viene allora da pensare che se è crollata addirittura una superpotenza come l’Unione Sovietica, perché mai lo stato italiano dovrebbe esistere per sempre?
Se a tali considerazioni si aggiunge il fatto che la stessa Italia pare godere di tutto fuorché di buona salute e di grande equilibrio allora forse anche le previsioni più pessimistiche rispetto alla possibilità di ottenere l’indipendenza del Veneto dovrebbero essere riviste al rialzo.
Altri osservatori poi commentano che rispetto all’indipendenza del Veneto sarebbe più semplice e forse auspicabile ottenere l’autonomia del Veneto, o una reale riforma federale dello stato italiano. A sorridere in tal caso siamo noi, in quanto è dalla nascita dello stato unitario italiano che ogni ipotesi di autentica riforma federalista è stata sempre sconfitta sul nascere e chi la proponeva è stato puntualmente sconfitto politicamente.
Purtroppo lo stato italiano soffre di alcune malattie congenite che impediscono a priori la nascita di un sistema federale. È molto più probabile e semplice in effetti che un territorio come il Veneto possa ottenere l’indipendenza piuttosto che la maggioranza dei parlamentari italiani approvi la reale autonomia del Veneto, rinunciando nel contempo agli strumenti facili facili di cui gode per attuare politiche di stampo elettoralistico. Anzi, la malattia si è estesa proprio ai parlamentari veneti che preferiscono ottenere qualche più o meno misera mancetta elettorale per i propri collegi e gruppi di pressione e interesse, piuttosto che combattere per rivendicare il controllo delle risorse finanziarie prodotte dal proprio territorio. In realtà l’autonomia del Veneto si è trasformato in uno slogan vuoto semplice che può essere brandito dai politici veneti per indicare il nemico nei parlamentari di altre regioni del sud, che nel frattempo hanno imparato il giochetto e lo hanno fatto proprio inveendo contro i politici del nord.
In questo momento storico l’Italia appare sussidiata dalle istituzioni europee, la Banca Centrale Europea con le proprie politiche di Quantitative Easing, e ora anche l’Unione Europea, con l’annunciato Recovery Fund, oltreché con altri strumenti finanziari. È un segreto di pulcinella il fatto che tali strumenti siano a tempo e non potranno di certo durare all’infinito e che anzi i nodi italiani irrisolti di una produttività sempre più in crisi, di un debito pubblico insostenibile e di una curva demografica che non lascia speranza alcuna per il futuro si aggraveranno sempre di più anche favoriti da tali politiche che favoriscono la sempre maggiore irresponsabilità delle classi dirigenti italiane.
Sarà allora che il “too big to fail” (= troppo grande per fallire) come d’incanto si trasformerà in “too big to save” (= troppo grande per essere salvato) e lo stato italiano potrà diventare una zavorra insostenibile anche per l’Europa.
In quel momento, se tutto non sarà distrutto, vi potrà essere un momento magico in cui il Veneto potrà giocare le proprie carte e assicurare quella stabilità che nessun altro potrà o vorrà assicurare, mercanteggiando la propria permanenza in Europa con l’indipendenza. È una finestra temporale storica che si potrà aprire tra non molto tempo e che se saremo abili potremo utilizzare, nell’interesse di tutte le parti.
In tale scenario, che è tutto fuorché improbabile, anzi probabilissimo, potrà verificarsi l’indipendenza del Veneto, ad esempio con un percorso di tipo “ceco-slovacco”, ovvero con un accordo che avverrà, perché converrà a tutti, al Veneto, ovviamente, ma anche all’Europa e all’Italia, che potranno in tal modo evitare una crisi dagli effetti imprevedibili. E più in generale converrà anche a livello globale, perché una crisi europea non conviene proprio a nessuno.
È vero, in termini teorici ciò potrebbe essere evitato se nel frattempo in Italia si formasse una classe dirigente preparata, adeguata e responsabile che mettesse mano alle riforme in modo serio. Ma se dobbiamo fare un semplice calcolo di probabilità, questa ci pare proprio l’opzione più estrema e assurda e anzi sconsiglieremo chiunque dal perdere tempo nel perseguire un’ipotesi così irrealistica come quella di salvare l’attuale Italia dal suo fallimento strisciante culturale, economico e sociale. Era molto più probabile che restasse in piedi l’Unione Sovietica.
Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu
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