TRA BAIL-IN E CDP, ALLA VIGILIA DEL FURTO SECOLARE DEI SOLDI DEI RISPARMIATORI VENETI E ITALIANI
La tragica situazione del sistema bancario italiano che dal 1° gennaio prevede il meccanismo del bail-in e la trasformazione della Cassa Depositi e Prestiti in una “nuova IRI” confermano la superiorità strategica del progetto di sviluppo economico del Veneto di Plebiscito.eu
In questi giorni assistiamo a passaggi economico-finanziari cruciali che riguardano lo stivale e che non a caso si verificano ora.
Vediamone in sintesi due punti significativi:
1) il salvataggio delle banche con crediti deteriorati (il famoso “bail-in”),
2) la trasformazione della Cassa Depositi e Prestiti in una specie di “Nuova IRI”.
Partiamo dal primo punto. A partire infatti dal 1° gennaio 2016 lo scenario cambia radicalmente con l’entrata in vigore del bail-in, che prevede di azzerare o tagliare il valore delle azioni, di tutte le obbligazioni e dei saldi di conto corrente per la parte sopra i 100 mila euro, fino a ridurre del 12% le passività di qualunque banca che riceva un aiuto di Stato.
Il problema sta in circa 350 miliardi di euro di crediti bancari deteriorati, di cui 200 sono sofferenze bancarie. Le stime reali dei crediti incagliati potrebbero essere anche superiori, come per esempio si è scoperto anche oggi all’assemblea di Veneto Banca (26% sul totale).
#VenetoBanca, l’eredità di Consoli sono 2 miliardi di capitale bruciato e questi dati. Costi più alti, crediti marci pic.twitter.com/5S2csDdxc9
— daniele ferrazza (@dferrazza) December 19, 2015
L’Italia è lo stato europeo con il problema più grave a tal proposito e si comprende bene quindi perché oggi gli altri stati europei hano ritenuto di non addossarsi nodi storici italiani che oggi vengono al pettine. La politica italiana – sia al governo sia all’opposizione – tende come sempre a ritardarne l’assunzione di responsabilità, con brutte sorprese per investitori e risparmiatori che oggi hanno solo iniziato a rendersene conto. Tutti i partiti addossano le colpe all’esterno (Europa, BCE, Germania, “le banche” e forme varie di pluto-demo-complottismo e populismo), quando il reale problema è nello squilibrio e nell’obsolescenza del sistema economico-finanziario italiano, totalmente bancocentrico. Purtroppo il sistema bancario italiano è stato ed è storicamente vassallo di oligarchie e satrapie politico-affaristiche, connivente politicamente con sistemi generalizzati di voto di scambio e occhieggiante a forme di finanziamento del sottosviluppo italiano, integrandosi alla perfezione con i ben noti meccanismi di finanza pubblica territorialmente profondamente squilibrati e profondamente ingiusti e inefficaci. Il risultato è il disastro di oggi.

Appare quindi quasi inevitabile la cura drastica del 2016, a base di furto del risparmio privato che appare sempre più probabile per ricapitalizzare le banche marce. E non è detto che funzioni. A quel punto lo scenario potrebbe diventare quello che apre le porte nuovamente alla Troika, come evocato oggi da Lars Feld, uno dei «cinque saggi» che consigliano il governo tedesco, forse il più vicino al ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble.
Il secondo punto annunciato in questi giorni dal governo Renzi è il cambio di marcia e di scopo della Cassa Depositi e Prestiti, destinata a trasformarsi in una sorta di “Nuova IRI”, con un piano annunciato che prevede di mettere a disposizione 160 miliardi di risorse “per supportare la crescita del Paese”.
Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. (chiamata anche CDP S.p.A.) è la più grande società finanziaria italiana, partecipata per l’80,1% dal Ministero dell’economia e delle finanze, azionista di maggioranza. CDP gestisce una parte consistente del risparmio italiano: in particolare la sua principale fonte di raccolta è costituita dal risparmio postale (buoni fruttiferi e libretti).
Il problema principale a nostro avviso sta nell’eterno vizio della politica italiana di pensare di essere più intelligente delle logiche di mercato, cui nemmeno un gigante come CDP può sottrarsi, a maggior ragione considerato anche il ruolo che storicamente ha svolto e che continuerà a svolgere a supporto di attività delle Pubbliche Amministrazioni, per definizione poco redditizie (e che qualcuno malauguratamente vorrebbe anche estendere, per esempio, a quanto discusso al punto primo, ovvero il sostegno a banche sottocapitalizzate e con crediti deteriorati.)
Sospetto è, a tal proposito, che il Governo Renzi non abbia risposto alle tre domande che l’economista Giavazzi aveva posto ancora a giugno 2015 sul Corriere, prima che venissero nominati i nuovi vertici, che ora vedono quale nuovo Presidente il bocconiano Claudio Costamagna (per molti anni in Goldman Sachs).
Riportiamo sinteticamente le tre domande principali, lasciando alla lettura dell’ancora attuale articolo originale le argomentazioni in merito:
1) Perché l’utilizzo di questa straordinaria quantità di risparmio delle famiglie deve essere decisa dalla politica, anziché da investitori privati?
2) Se il governo italiano volesse usare la Cassa anche per risolvere crisi industriali – come ha dimostrato di voler fare nel caso dell’Ilva – dovrebbe cambiarne lo statuto. Per farlo, o estromette le fondazioni o le convince obtorto collo ad accettare una modifica dello statuto. Che intende fare?
3) Cosa pensa il governo italiano del rapporto fra Stato e mercato?
Le tragiche esperienze del passato dell’IRI – all’origine di un’infinità di problemi dell’attuale sottosviluppato sistema economico italiano e della sua incestuosa connivenza con le caste del sistema politico-clientelare – non ci lasciano di certo ottimisti di fronte a tali interrogativi, ovviamente senza risposta.
E ci convincono ancor più della giustezza del nostro progetto dedito alla creazione di un nuovo sistema economico veneto indipendente basato su venture capital e private equity, attraverso un sistema di capitali privati, non affidando più alla deleteria, immorale, corrotta, incapace e tutto fuorché disinteressata mano pubblica che fino ad oggi ha dimostrato di non agire nell’interesse veneto e tutto sommato neanche in quello italiano.
Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu
Comments (2)
mauro
Anni fa il digiunatore Pannella,dell’Ordine degli Affamati,promosse un referendum nel quale,di fatto,si intendeva l’estromissione dalla benche del sistema dei partiti.Il referendum ottenne l’85% dei suffragi….I lerci politici ne tennero tanto conto che alla fine qualcuno rispose”Abbiamo una banca?”Dagli ultimi chiari di luna sembrerebbe che i partiti siano nel CDA delle banche,e continuino a rubare a man bassa forti che nessuno li indaghi o li arresti.Veneto banca passerà come tutte le altre a SPA,grazie alle genialità dell’asino di Pontassieve,andrà in fallimento e chi ci rimetterà saranno sempre i risparmiatori derubati di quei pochi risparmi affidati.Sperare che la situazione cambi?Difficile.Anche a Siena il Pd doveva sparire con la faccenda MPS….Invece ha preso più voti di prima,concretizzando il fatto che quando l’involucro,portato in giro anche la domenica,è fatto di basalto allo scopo di separare le orecchie,serve solamente per quello,non avendo materia grigia all’interno…per decidere autonomamente al seggio di imporre un cambiamento radicale.Alle armi.
caterina
quando anche i politici nostrani o presunti tali pongono all’attenzione del consiglio regionale l’argomento di come celebrare degnamente il prossimo centocinquantesimo anniversario dell’annessione del Veneto all’Italia, figuriamoci se usano la testa per ragionare… non ce l’hanno proprio!