BANCHE VENETE, UN “ITALIAN JOB” CONDITO DI RAZZISMO CONTRO I VENETI
L’immagine del Veneto ne esce a pezzi. E di questo dobbiamo “ringraziare” un’intera generazione di classe dirigente connivente e incapace dalla quale liberarci quanto prima con l’indipendenza dal sistema italiano marcio che rischia di trascinarci a fondo nel sottosviluppo
Con il varo da parte del governo italiano del Decreto legge per la liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza S.p.a. e di Veneto Banca S.p.a. pare completata l’operazioni di “salvataggio” delle Banche Venete mettendo mano al portafogli dei contribuenti.
Oggi non potevano tra l’altro mancare anche i liquami razzisti contro i veneti da parte di vari esponenti, persino un popolare giornalista tedesco, che su twitter oggi ha sbroccato, complice forse il troppo caldo di Roma.
Delle banche venete fallite che scavano un buco di 31mld€ mi piace un aspetto: che siano VENETE. Del mitico NORD-EST. Terra dei Leghisti.
— Udo Gümpel (@udogumpel) June 24, 2017
Questi “gioielli” completano la litania nazzziunale italiana e gli sfottò contro i veneti sul salvataggio delle Banche Venete (come se tutti i cittadini e le imprese avessero colpa di malagestio e comportamenti criminali di alcuni singoli veneti!): diciamo pure che se lo stato italiano non ci rubasse 20 miliardi di euro l’anno le avremmo potute salvare da soli, anche perché non avremmo avuto i problemi di debito pubblico che ha il colabrodo italiano.
Non credo proprio sia giusto bastonare 3 volte i veneti, dopo che già subiscono le conseguenze principali del fallimento di una volta importanti banche territoriali: la prima tassandoli ben oltre il dovuto in termini di servizi, la seconda con il danno che ne deriva dall’essere parte di un sistema fallito come quello italiano che ci trascina a fondo e la terza con il danno di immagine per la ricostruzione mediatica italiana degli amici di Renzi e compagnia.
Certo noi veneti dobbiamo imparare una lezione fondamentale: non abbiamo una classe dirigente degna di questa nome e dobbiamo selezionarla e formarla da zero, per poter riprendere un cammino virtuoso come ci spetta, auspicando di ottenere quanto prima la piena indipendenza.
Anche perché una cosa è certa. Prima con il Mose, ora con le Banche Venete, l’immagine del Veneto come regione italiana ne esce a pezzi. E di questo dobbiamo ringraziare un’intera generazione di classe dirigente che si è distinta tra azioni criminaleggianti e una totale inadeguatezza e incapacità di fondo. Di questo enorme danno economico, sociale e di reputazione devono essere chiamati a rispondere non solo i vari Zonin, Galan e amici vari, ma anche chi come Zaia politicamente nel tempo li ha coperti a vario titolo.
Ricordiamo le scandalose parole di Zaia di fine aprile 2014: «Quello della Banca d’Italia a Veneto Banca è un attacco senza precedenti alla nostra identità e alla nostra autonomia, che fa parte di un disegno contro tutte le banche territoriali, Popolari o Bcc che siano. Un disegno neocentralista, di una dittatura finanziaria governata da Roma. La battaglia si fa sempre più dura ed è un bene che Consoli sia rimasto».
E poi Zaia e i dirigenti leghisti oggi hanno ancora il coraggio di parlare: che si vergognino!!
Aggiungo anche che con l’indipendenza i vari Zonin & Co. marcirebbero in galera con qualche decina di ergastoli, come si usava fare nella Serenissima Repubblica Veneta, o come si fa con i vari Madoff negli USA.
Anche di questo dovrà essere chiamata a rispondere la classe dirigente veneta inadeguata che a vario titolo ha avallato, condotto, o favorito attività vergognose come quelle condotte dalle dirigenze delle banche venete.
Ricordando a tutti anche che i famosi “crediti deteriorati” sono per oltre il 70% derivati da mega-prestiti superiori ai 500.000 euro, che riguardano solo il 2,63% dei clienti, ovvero ai soliti noti amici degli amici che ora se la godono alla faccia dei contribuenti.
Volete sapere a chi aveva prestato tanti soldi la Popolare di Vicenza, poi non restituiti e finiti nel calderone dei “crediti deteriorati”? Eccovi qualche esempio di prestiti concessi agli “amici degli amici”. Uno spettacolo molto italiano:
- Alfio Marchini, ex candidato sindaco di Roma, 135 milioni €
- gruppo pugliese Fusillo (vicini al pd), 50 milioni €
- costruttori pugliesi Degennaro, 27,5 milioni €
- immobiliarista bolognese Vittorio Casale, 28 milioni €
- Francesco Bellavista Caltagirone, 50 milioni €
- il toscano Denis Verdini, 7,2 milioni €
In realtà una cosa sicuramente era sistemica nelle banche venete: la capacità di coinvolgere nella truffa tutti i settori dello stato. Bankitalia, ragioneria generale dello stato, magistratura, guardia di finanza. Per non parlare della connivenza dei potentati economici e politici, locali e non solo.
Scriveva ieri Repubblica: “Per anni nulla ha scalfito il potere di Zonin. Solo l’ispezione della Bce del 2015, dopo le perdite di bilancio per 750 milioni del 2014, ha aperto un varco. Il motivo è da ricercare nella tela creata abilmente dal presidente. Il funzionario della Vigilanza di via Nazionale, Luigi Amore, che ha firmato la prima verifica di Bankitalia del 2001, è stato assunto dalla Popolare come responsabile dell’Audit. Nel 2008 è arrivato Mario Sommella, assunto come addetto della Segreteria generale dell’istituto, lo stesso ruolo che aveva ricoperto in Banca d’Italia. Nel 2013 Zonin ingaggia alle relazioni istituzionali Gianandrea Falchi, già membro della segreteria quando governatore era Mario Draghi. Allo stesso modo Andrea Monorchio, dopo tredici anni come Ragioniere generale dello Stato, sarà nominato nel cda fino a divenirne vicepresidente nel 2014. Dalla magistratura arriva in banca l’ex procuratore Antonio Fojadelli e dalla guardia di Finanza, Giuseppe Ferrante, ex capo del tributario di Vicenza. Ora i silenzi assensi che hanno avvolto le due Popolari venete per vent’anni presentano il conto. E a pagarlo toccherà ai contribuenti”.
Insomma, un autentico “Italian Job”, che scalfisce anche l’autorevolezza delle istituzioni europee che hanno chiuso un occhio anche sul modo in cui sarà ripianato, rubando i soldi ai contribuenti di tutta Italia, che sono notoriamente masochisti e a cui piace un sacco pagare tasse a vuoto e lavorare per lo stato più bello del mondo da gennaio ad agosto. E probabilmente non ci sarà nessuno che farà neanche un giorno di galera.
L’ennesimo motivo per lasciare un sistema corrotto e destinato a sicuro fallimento e rifondare una società civile veneta nel segno non certo del triste presente italiano, bensì della gloriosa Serenissima Repubblica di Venezia.
Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu
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