BREXIT FACILITA L’INDIPENDENZA DEL VENETO E DI TRIESTE
Scozia, effetti economici sull’Italia e criptomoneta veneta i fattori scatenanti che accelereranno il percorso verso la Repubblica Veneta in caso di uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Busato: “fondi internazionali investiranno nell’Alto Adriatico con l’indipendenza di Venezia e Trieste”
[Capodistria, Slovenia – 2 giugno 2016] – Se la scorsa settimana l’ipotesi di Brexit pareva stesse perdendo terreno, l’altro ieri un sondaggio del Guardian ha fatto suonare nuovamente i campanelli d’allarme evidenziando una maggioranza del 52% di elettori favorevoli all’ipotesi di uscita dall’Unione Europea nel referendum che si terrà il prossimo 23 giugno nel Regno Unito.
Non c’è dubbio che un simile evento porterebbe a conseguenze e cambi di equilibrio in moltissimi ambiti. Per quanto ci riguarda direttamente la domanda è: quali sarebbero le ripercussioni di una eventuale Brexit per il raggiungimento della piena indipendenza del Veneto? La favorirebbe?
A nostro avviso è auto-evidente che un simile scenario accelererebbe il percorso verso l’indipendenza del Veneto. Cerchiamo di capirne assieme le ragioni.
Un primo fattore di accelerazione è la reazione che avrebbe la Scozia alla Brexit. Già oggi i sondaggi rivelano che la netta maggioranza degli scozzesi è favorevole alla permanenza nell’Unione Europea e i leader dello Scottish National Party, oltre a diversi commentatori, hanno fatto intendere che tale scenario implicherebbe il ritorno immediato in agenda di un nuovo referendum di indipendenza della Scozia, che nel frattempo ha visto pure rafforzarsi l’opinione pubblica in tal senso e che in conseguenza della Brexit troverebbe nella UE (e forse anche negli USA) nuovi inediti alleati. Così come avvenuto nel 2014, tale fenomeno alimenterebbe i movimenti indipendentisti in tutta Europa, in particolare in Catalogna e in Veneto, con dinamiche a quel punto difficilmente gestibili dallo stato spagnolo, in crisi di governabilità, e da quello italiano.
Un secondo fattore riguarda più direttamente l’Italia e le conseguenze sul piano economico causate dalla Brexit. Ieri l’Ocse ha valutato che essa possa portare alla perdita netta di un punto percentuale sul pil italiano, provocata per lo 0,4% dallo shock sulla Gran Bretagna e per lo 0,6% da quello sull’Europa. Sul fronte finanziario, l’Italia dovrebbe subirebbe uno shock con premi sul rischio per investimenti e azioni incrementati di 40 punti base al loro picco e lo spread dei tassi d’interesse di 20 punti base. Tale scenario andrebbe ad aggravare la situazione economica in particolare del Veneto, con ben 13 banche in crisi nera, dopo che il credito alle imprese venete è cresciuto del 125% nei primi dodici anni dell’euro (a prezzi correnti), con un’economia cresciuta solo del 39%. L’ipotesi di indipendenza del Veneto ne uscirebbe decisamente rafforzata, considerata la mancanza di alternative credibili. È di soli pochi giorni l’allarme lanciato dall’economista Zingales, che vede una sottovalutazione della crisi, testimoniata dal fatto che gli istituti veneti prendono solo tempo, con il fondo Atlante che “impiega 2,5 miliardi dei 4,2 raccolti per ricapitalizzare le due banche venete, e non è nemmeno sicuro che l’intervento sia sufficiente”. L’unica soluzione per l’economista è quindi un intervento dello Stato che invochi la crisi sistemica e chieda l’intervento del fondo Salva Stato, il fondo europeo Esm, seguendo l’esempio della Spagna che ha chiesto 40 miliardi per salvare i suoi istituti di credito. Una richiesta che significa invocare il tanto temuto triumvirato della Troika.
Il terzo fattore determinante è dato infine dal progetto di Plebiscito.eu che vede il lancio entro pochi mesi di una nuova criptomoneta veneta indipendente basata su tecnologia blockchain (sull’esempio del bitcoin), che permetterà di lanciare anche veri e propri servizi attraverso una piattaforma di cripto-stato indipendente, sul modello dell’Estonia. Tale infrastruttura diverrà una sorte di “Uber” della pubblica amministrazione che permetterà di attuare in Veneto una disintermediazione di fatto rispetto allo stato italiano grazie all’uso della tecnologia.
Il presidente di Plebiscito.eu, Gianluca Busato, organizzatore del referendum di indipendenza del Veneto del 16-21 marzo 2014, che ha visto esprimersi a favore l’89,10% su oltre 2,36 milioni di elettori (con validazione della prima società informatica e certificazione di un Comitato di Osservatori Internazionali) e imprenditore che guida aziende con sedi a Treviso, Capodistria e Nova Gorica, ha dichiarato: “l’effetto combinato di tali fattori accelererà in modo difficilmente disinnescabile il percorso verso la piena indipendenza del Veneto. Ad esso si aggiungerà l’intervento che stiamo favorendo grazie a una business community che abbiamo avviato di un sistema di capitali privati di venture capital che possa individuare proprio nell’area veneta, giuliana e slovena il focus del proprio interesse ad investire nell’ottica della piena indipendenza e dell’accresciuto valore logistico e geostrategico che Venezia, Verona, Trieste, Capodistria e tutto l’Alto Adriatico sapranno assumere come cerniera tra nuovi corridoi marittimi e terrestri tra Asia ed Europa”.
Ufficio Stampa – Plebiscito.eu
Comments (3)
caterina
Inghilterra Scozia Veneto, e Trieste: un vento nuovo nel mondo, la libertà che vince! stiamo col cuore sospeso…e speriamo!
Fil de fer
Un colpo di maglio prima o poi arriverà a questa Europa ed allora gli scenari saranno tutti aperti.
Certo che la Brexit potrà sicuramente portare nel Veneto ed in tutto l’alto Adriatico la possibilità di creare un’area omogenea econmico-logistica e finanziaria d’attrazione fatale di molte imprese straniere ma financo di certi paesi. Mi riferisco alla Russia la quale vedrebbe di buon occhio il crearsi di un’area svincolata da certi paradigmi ormai superati e quindi potrebbe essere disponibile ad investire e collaborare come non mai.
Trump ha già detto che non è d’accordo sulle sanzioni alla Russia e sembra orientato ad allentare la tensione venutasi a creare tra l’Europa e la Russia per volere di politici europei che non hanno le idee chiare e la lungimiranza per loro è cosa sconosciuta.
Preferire l’Ukraina alla Russia, la butto giù così è un errore grossolano e pericoloso.
Mi auguro che la Brexit abbia successo, così almeno vedremo chi si straccerà le vesti e chi invece ne sarà contento per vedere un’EUropa completamente diversa da questa che sta mandando in malora milioni di Europei e a livello economico ha mostrato tutta la sua inadeguatezza.
WSM
caterina
gli inglesi si sono peonunciati su un argomento sul quale in Italia non sarebbe neppure possibile dato che ha la costituzione piu’ bella del mondo!
Piangono I genitori italiani perche’ pensavano di mandarci i figli per un avvenire sicuro… gia’, non c’e’ futuro per chi rimane in Italia… bella prospectiva andata in fumo…
E’ per questo che noi Veneti abbiamo deciso con referendum autogestito di staccarci dall’italia… e lavoriamo per concretizzare la nostra decisione… in Inghilterra potremo sempre andarci con la nostra carta d’identita’, veneta e non piu’ Italiana, e sicuramente trovaremo porte aperte, anzi! gl’inglesi hanno sempre amato Venezia e il Veneto, e questo non sparisce con la brexit, che anzi permette di scegliere i propri amici…
Il tentativo idealista e poi autoritario di omologazione europea e’ funzionale solo al potere delle banche a scapito del rispetto delle identita’ e delle particolarita’ dei popoli ricchi della loro storia millenaria che e’ un valore vero.. non fittizio e cartaceo.