IL VOTO UNANIME SUI MINIBOT DIMOSTRA CHE IN ITALIA NON ESISTE OPPOSIZIONE
Nel belpaese esiste un solo grande partito nazional-socialista. Indipendenza del Veneto unica via d’uscita
Dopo che mercoledì scorso il parlamento ha approvato all’unanimità una mozione che impegna il governo, tra l’altro, a dare il via ai miniBOT, solo ieri nel tardo pomeriggio qualche giornale italiano ha pubblicato qualche articolo che spiegava la pericolosità di tale iniziativa. E solo dopo che sul punto si erano pronunciati i media internazionali e i mercati e, soprattutto, un fiume di contestazioni in particolare su twitter e in particolare verso gli esponenti che a parole si definiscono europeisti, come +Europa e PD, che si erano uniti all’assurdo voto.
Come già spiegato da diversi esponenti tale strumento rappresenta un primo passo verso l’uscita dell’Italia dall’Europa, fatto senza tanti clamori e senza alcuna approvazione di fatto né del corpo elettorale sul tema né delle istituzioni a ciò deputate. E approvato all’unanimità, ripetiamo, da parte di tutti i partiti.
Sempre nel tardo pomeriggio di ieri si sono quindi susseguite alcune timide precisazioni, quale quella fornita ad esempio da Fusacchia di +Europa, o la richiesta di un nuovo ordine del giorno da parte del pd per escludere l’ipotesi di utilizzo dei miniBOT che avevano approvato e della cui mozione di approvazione erano addirittura co-firmatari tramite la loro vicecapogruppo alla camera Fregolent, che ora forse diventerà l’agnello sacrificale.
Non vogliamo qui soffermarci troppo sul disegno pure lucido nella sua follia del capataz economico della lega e leader dei noeuro Borghi (cercatevi in rete un paio di video del passato in cui esprime chiaramente il concetto) e neppure sugli spaventosi precedenti storici di attuazione di misure di tal fatta (si pensi solo alla Repubblica di Weimar del 1933 che ha spianato la strada alla presa del potere da parte di Hitler, o ai famigerati “Patacònes”, un nome, un programma, emessi dall’Argentina nel 2001).
Non dedichiamo troppo tempo a tale tematica di per sé, in quanto da un lato vi sono già interventi di persone molto più competenti di chi scrive che illustrano molto bene le tragiche conseguenze di un eventuale nefasto utilizzo di tali strumenti, mentre dall’altro merita qui rivolgere l’attenzione a un fatto che da un punto di vista politico è ancora più grave.
Parliamo della dimostrazione scientifica che tale votazione ha manifestato dell’assenza di qualsivoglia opposizione presente nel parlamento italiano e più in generale nel panorama civico tricolore.
Mercoledì si è avuta infatti la controprova che in Italia esiste un solo grande partito nazional-socialista, che si nutre in modo parassitario delle risorse fiscali ed economiche dell’intero territorio sotto scacco italiano. La sua più recente manifestazione di governo giallo-verde è semplicemente un nuovo capitolo nella continua commedia dell’arte della politica italiana, dove nuove maschere si affacciano sulla scena, tutte recitando il solito canovaccio dell’odioso nazionalismo italiano e del socialismo economico arruffone. In tale canovaccio l’Europa svolge il ruolo del cattivo, assieme ad altri figuranti fittizi, quali i migranti, i rom e altri che nel tempo vengono indicati come i “nemici dell’Italia”.
È la stessa narrativa modernizzata e parafrasata utilizzata nel ventennio e ancora prima fin dagli anni che hanno preceduto la grande guerra. È un filone in realtà che vede le sue radici proprio nel processo di unità d’Italia, le cui evidenze si ebbero con Depretis, l’inventore del trasformismo (appunto, le maschere eredità della commedia dell’arte), Crispi (una specie di piccolo Mussolini ante litteram) e persino Giolitti (il cui “battesimo” viene dallo scandalo della Banca Romana). E in tempi più recenti ciò vale per i vari Gronchi, Tambroni, Fanfani, Rumor, Moro, Andreotti, Craxi, fino a Berlusconi, D’Alema, Prodi e Renzi, solo per citare alcuni nomi più significativi.
Fin dalla sua nascita l’Italia infatti non ha mai avuto un reale processo di rinnovamento nemmeno della propria struttura statale burocratica, che ha visto un susseguirsi di nuovi strati addizionali e incrementali provenienti da nuove fazioni della commedia dell’arte che si sono sovrapposti e hanno integrato le vecchie strutture mai eliminate. Nemmeno dopo il fascismo le strutture della macchina burocratica dello stato hanno visto alcun rivolgimento strutturale, sino a creare il mostro parassitario odierno, i cui tentacoli si espandono ovunque, spesso nella totale nescienza delle altre parti del mostro.
L’importante era dare da mangiare a tutti, anche ai parvenu, ai nuovi attori che si affacciavano sul palcoscenico, senza mai togliere la pagnotta a quelli vecchi, ovviamente.
Ciò spiega anche le dinamiche che hanno portato al voto unanime di mercoledì. In Italia nessuno fa opposizione nel senso anglosassone del termine. No, sono sempre tutti al governo, qualche volta temporaneamente all’opposizione solo appunto per recitare un ruolo provvisorio nella commedia, per poi riapparire rinnovato sul proscenio. Persino una buona parte degli indipendentisti veneti si trova in questa situazione, venendo a noi. Basta vedere che siedono nelle giunte comunali e appoggiano la giunta regionale pur a parole combattendo la lega. Sono un po’ come Di Maio contro Salvini, al governo assieme e nemici sui giornali e nelle piazze.
E c’è ora qualcuno che si sorprende del fatto che l’astensione cresca in questo stato irriformabile?
È chiaro pertanto che l’indipendenza del Veneto è l’unica possibilità che persino l’Italia ha per risolvere i propri problemi atavici e genetici, ma che per raggiungerla bisogna agire nel tessuto sociale profondo e non certo nelle stanze del potere condivise con i cleptocrati, anche perché nessuno a un certo punto può notarne la differenza.
Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu
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