PUÒ ESISTERE UN’EUROPA SENZA BARCELLONA E VENEZIA?
L’indipendentismo è la fondamentale disintermediazione civica che può salvare l’Europa
Nel momento in cui molti si chiedono quale sarà la direzione che sarà impressa dalla leadership catalana verso l’ottenimento dell’indipendenza della Catalogna, credo sia di fondamentale importanza ribadire alcune considerazioni fondamentali, anche alla luce della nostra particolare esperienza in Veneto.
In particolare è necessario illustrare le più pragmatiche e forse per molti aspetti poco note ragioni a favore dell’indipendenza del Veneto e più in generale di un’architettura realmente federalista dell’Unione Europea, che le possa garantire un’anima politica e la forza che un blocco geopolitico deve avere nell’era contemporanea. Ci soffermeremo pertanto su considerazioni che riguardano i diritti umani, le ragioni economiche e gli aspetti sistemici e geopolitici.
Diritti umani e autodeterminazione
La disintermediazione civica che proviene dall’indipendentismo catalano – e, per quanto riguarda il Veneto, dal nostro referendum digitale del 2014 – ha lo stesso impatto nei sistemi politici che ha avuto l’economia digitale nel sistema economico tradizionale. Si tratta di un fenomeno di innovazione disruptiva, che la classe politica ancora teme ed esorcizza e che in realtà dovrebbe essere compreso e fatto proprio come esercizio di governance in primis proprio dalla classe dirigente europea. Se lo si ostacolerà, è chiaro che esso continuerà a fluire dal basso come fenomeno di autoregolazione, ma con esiti talvolta difficilmente prevedibili e sicuramente di perturbazione, ma anche non eradicabile, in quanto scatterà a salvaguardia della difesa di diritti umani basilari, la libertà di espressione, di riunione, di associazione e anche di autodeterminazione sia a livello individuale sia di gruppi.
Non stiamo infatti nemmeno parlando del diritto di autodeterminazione, che pure va tutelato, ma di libertà pre-politiche, pre-costituzionali quali la libertà di espressione, la libertà di riunione, la libertà di associazione, che nei giorni scorsi lo stato spagnolo ha calpestato con la violenza e senza vergogna. E senza neanche un parola di rispetto del popolo da parte del re.
Per l’Europa rinunciare alla tutela di tali principi e libertà fondamentali significa rinunciare alla propria autorità morale, che in termini pratici è anche un tratto distintivo e unico del proprio “brand” nel mondo.
Ragioni economiche e sociali
I Piccoli stati sono più efficienti nelle loro decisioni e i loro cittadini stanno meglio di quelli dei grandi stati multinazionali (si veda “The Size of Nations” di Alberto Alesina per un approfondimento). L’elenco dei primi 15 stati al mondo con il pil pro capite (a parità di potere di acquisto) vede primeggiare stati della dimensione del Veneto se non inferiore, con l’eccezione degli Stati Uniti d’America, che rappresentano invece il blocco geopolitico federale più avanzato del mondo (e anche questo ci tornerà utile per le conclusioni) e dell’Arabia Saudita. I piccoli stati sono una salvaguardia delle libertà fondamentali e a poco vale la considerazione secondo cui molti tra gli stati con il pil pro capite più alto del mondo siano cosiddetti “paradisi fiscali”: è proprio il fatto che riescano a fare una concorrenza fiscale estrema una delle ragioni per cui accumulano vantaggio competitivo sui dinosauri antistorici. Il Veneto rappresenta la cartina di tornasole di tale dramma socio-economico, che ci vede intrappolati nel peggiore inferno fiscale del mondo, che si frappone de facto all’ingresso della Repubblica Veneta in Europa, come nazione prospera e che potrebbe contribuire enormemente allo sviluppo economico del continente. Se qualcuno ha poi bisogno di “casi di successo” anche nel passato, si pensi allo straordinario esempio di governance che ha storicamente rappresentato la Serenissima Repubblica di Venezia, ispirando per molti tratti potenze e nazioni di tutto il mondo, come la Gran Bretagna, l’Olanda e gli Stati Uniti d’America.
Inoltre, per fare un controesempio, se è vero che la Catalogna indipendente non potrebbe da subito entrare nella UE, è altrettanto vero che entrerebbe nell’EFTA, assieme a Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. I Paesi membri dell’EFTA se vogliono possono far parte dello Spazio Economico Europeo (SEE) che definisce l’area di libero scambio con l’Unione Europea, basandosi su 4 libertà: la libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali. Solo la Svizzera ha deciso di non aderire anche al SEE, ma la Catalogna aderendo all’EFTA, potrà anche aderire automaticamente allo Spazio Economico Europeo. Questo per significare che con l’indipendenza potrà da subito far parte del mercato europeo comune. Risulta altrettanto evidente che tutti i Paesi membri della UE, compresa la Spagna (una volta scomparso l’effetto “emozionale” nazionalista), avrebbero l’interesse a far aderire quanto prima la Catalogna tra i suoi membri, in quanto rischierebbero di avere un vicino che potrebbe praticare una pericolosa concorrenza fiscale proprio grazie alla sua presenza nell’EFTA e al SEE.
Ragioni di superiorità sistemica.
L’Europa non può che essere federale, tutti i sistemi federali funzionano meglio e sono più adatti alla complessità della modernità, in quanto fanno propri i principi della cibernetica e sono più adatti all’era della società dell’informazione, della comunicazione, del commercio e della finanza globale, transnazionale, transcontinentale.
L’unico problema alla costituzione di un’Europa federale è che non è fisicamente né politicamente possibile passare da un sistema centralista a un sistema federale. Il processo intermedio e obbligato è l’allargamento interno dell’Unione Europea, che permetta alle regioni storiche di acquisire la propria indipendenza e quindi di co-decidere gli aspetti di rilevanza strategica europea con le altre nazioni libere d’Europa. In estrema sintesi, non può esistere alcuna Europa senza Edimburgo, Barcellona e Venezia. E non hanno alcuna ragione di esistere Roma e Madrid come mediatori per conto di Venezia e Barcellona, se c’è già Bruxelles.
Inoltre, per quanto ci riguarda, non si può non tenere in considerazioni i grandi cambiamenti geopolitici e macroeconomici in corso, con la realizzazione dei nuovi corridoi di commercio internazionale delle Nuove Vie della Seta: l’indipendenza del Veneto avverrà prima di tutto proprio per ragioni geopolitiche, data la centralità del Veneto nei nuovi corridoi internazionali tra Cina ed Europa e tra nord e sud del mondo.
Conclusioni
All’Unione Europea serve insomma una leadership che sappia far proprie alcune istanze fondamentali per assicurarne l’evoluzione necessaria.
- Difendere e tutelare le istanze di disintermediazione civica che sono emerse con il referendum catalano ora e per quanto ci riguarda con il plebiscito digitale veneto, favorendo l’istituto della democrazia diretta e digitale, sempre salvaguardando ovviamente i principi umani fondamentali.
- Salvaguardare le istanze economico-sociali e culturali delle regioni d’Europa che stanno portando avanti processi di emancipazione e di fattiva indipendenza dei propri territori e dei propri cittadini.
- Dare sostanza alle istanze di allargamento interno dell’Unione Europea, che tenga conto di un processo evidente a livello non solo europeo, bensì mondiale, con la triplicazione degli stati indipendenti che dal dopoguerra sono diventati da 70 a 200.
La domanda è: può esistere un’Europa senza Barcellona e Venezia? A noi la risposta pare ovvia e quindi anche le logiche determinazioni.
Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu
Comment (1)
Bepi da Treviso
Caro Busato,
non si può che condividere completamente il tuo pensiero per quanto concerne l’indipendenza della Catalogna e del Veneto.
Una cosa nuova che ho saputo oggi al telefono da un parente che vive in Catalogna ed è C A T A L A N O è che le centinaia (forse migliaia) di pullman che hanno portato ieri a Barcellona gli unionisti sono stati messi a disposizione gratuitamente per condurli alla manifestazione. E’ forse resuscitato Francisco Franco ?