TERREMOTI E TRAGEDIE ANNUNCIATE, LA LEZIONE DEL GIAPPONE
Il dramma dell’Italia centrale rientra in una serie di eventi purtroppo frequenti. La lezione che viene dal Paese del Sol Levante può aiutarci a convivere con un fenomeno destinato ad accompagnarci anche nel futuro.
Il dolore enorme che si sta consumando in queste ore nell’Italia centrale colpita dal terremoto vede da un lato uno straordinario impegno di un esercito di volontari che cercano di portare sollievo e aiuto alle popolazioni colpite e dall’altro il rammarico, se non la rabbia, per un evento che, ahinoi, è tutto fuorché eccezionale.
Non è parola nostra, ma di esperti come, ad esempio Andrea Tertulliani, direttore della sezione sismologia e tettonofisica dell’INGV (istituto nazionale di geofisica e vulcanologia). Il fenomeno è noto da secoli, tanto da far dire a Tertulliani: “Quello che stiamo osservando in questi momenti nell’Italia centrale è una sequenza del tutto normale, attesa sulla base dell’alta pericolosità sismica della zona appenninica. Non possiamo ovviamente prevederne l’evoluzione ma quel che al momento possiamo dire è che non si tratta di nulla di sorprendente per la geologia e la sismicità della zona. Eccezionale è che le case continuino a crollare malgrado la conoscenza del rischio”.
Forse allora merita imparare come ha affrontato la situazione un altro popolo abituato a convivere con i terremoti: i giapponesi.
Nonostante i progressi scientifici, è infatti ancora di fatto impossibile prevedere l’arrivo di un evento sismico. L’unica arma a disposizione resta quindi la preparazione per limitare al massimo i danni a persone e a cose: e in questo campo il Giappone è il Paese che ha fatto senz’altro di più al mondo.
Prima di tutto a riguardo delle norme di costruzione: gli edifici devono infatti rispettare severi criteri anti-sismici. Sono previste ed applicate pene molto severe per i costruttori che non rispettano tali norme, o falsificano i risultati dei test.
Secondo alcune stime recenti, circa il 95% delle scuole in Giappone rispetta le norme contro le scosse sismiche.
Sempre nel caso italiano, c’è il controesempio di Norcia, dove, dopo il disastro avvenuto nel 1979, si è proceduto con interventi antisismici: i danni del terremoto della notte dello scorso 23 agosto sembrerebbero essere stati molto contenuti, in particolare alle persone. Chissà invece se la scuola di Amatrice costruita nel 2012 secondo tali criteri e crollata l’altra notte fosse stata realizzata in realtà nel rispetto di tali norme.
In Giappone, oltre alla sicurezza degli edifici, c’è un grande impegno sul fronte della comunicazione, per insegnare alla popolazione il corretto comportamento da tenere in caso di un terremoto: ad esempio, avvengono frequentissime esercitazioni che coinvolgono anche cittadini. Nelle scuole si affronta l’argomento con grande frequenza, insegnando ai bambini e ai ragazzi cosa fare, dove andare, in caso di un evento sismico. Nelle città, numerosi cartelli indicano i luoghi di concentrazione dove recarsi in caso di pericolo.
E’ grazie a tutte queste misure che, molto spesso, anche in presenza di terremoti di una certa entità, i danni a cose e a persone sono lievi, o addirittura nulli.
Purtroppo, anche le misure più sofisticate possono poco quando arriva un terremoto di portata catastrofica; in tal caso si possono solo limitare i danni, o salvare quanto più possibile le vite umane.
Pochi mesi fa a Kumamoto si è verificato un terremoto importante con 2 scosse avvenute il 14 e il 16 aprile di magnitudo 6,2 e 7,0 MMS, con 49 vittime e molti danni. I danni di tale terremoto sono stati contenuti grazie proprio al flusso continuo di informazioni e alle politiche di adeguamento edilizio promosse dal governo di Tokyo dal dopoguerra.
Ora è il momento dell’intervento degli eroi che portano aiuto a chi soffre, ma ricordiamoci che se non impareremo la lezione del Paese del Sol Levante, i drammi annunciati del futuro causeranno sempre troppi morti e troppo dolore.
Gianluca Busato
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