Il regime di Mosca svela il suo piano: lo sterminio di massa del popolo ucraino e uno stop all’Indipendenza dei Popoli
Un editoriale delirante di Ria Novosti spiega il fine ultimo dell’invasione russa dell’Ucraina e del genocidio in corso, estendendolo a tutto l’Occidente
Qualche giorno fa abbiamo definito la Russia di Putin l’impero del male. Oggi pensiamo che anche questa definizione sia fin troppo ottimistica, dopo aver visto le immagini del genocidio compiuto a Bucha e in altre città dell’Ucraina da parte dei soldati russi. E non si può più accusare solo Putin di tali nefandezze, in quanto il livello di appoggio popolare nella popolazione russa verso tali crimini è così esteso da rendere tutti i russi responsabili, così come i tedeschi e gli italiani lo furono dopo la seconda guerra mondiale, al punto da pagare le proprie colpe con forti limitazioni di sovranità. Così come è ampio il consenso che Putin gode presso ampi strati di popolazione anche in occidente, grazie a un’opera certosina di disinformazione che non ha mai avuto praticamente soluzione di continuità dalla caduta dell’Unione Sovietica e dalla sua presa del potere al Cremlino.

Tacendo i ridicoli e non meno disgustosi tentativi (smentiti, come si può leggere qui) di delegittimare i video che riprendevano le strade piene di cadaveri dopo la fuga senza dignità dell’esercito russo da Bucha e da tutta l’area di Kyiv, la cosa che oggi ci ha fatto trasalire di più è una sorta di editoriale pubblicato dall’organo ufficiale del regime russo Ria Novosti, in cui un certo Timofey Sergeytsev teorizza che l’operazione di “denazificazione” dell’Ucraina deve evolversi nello sterminio di massa di tutti gli ucraini, nella loro “rieducazione”. Alcuni passaggi sono agghiaccianti e merita riportarli per capire fino in fondo cosa vuole ottenere la Russia da questa guerra che ha voluto a tutti i costi.

Questo Sergeytsev, dopo aver teorizzato la completa liquidazione di tutta la classe dirigente ucraina con parole folli, continua così: “tuttavia, oltre ai vertici, è colpevole anche una parte significativa delle masse, che sono naziste passive, complici del nazismo. Esse hanno sostenuto e assecondato il potere nazista. La giusta punizione di questa parte della popolazione è possibile solo attraverso una giusta guerra contro il sistema nazista”.
E ancora: “Un’ulteriore denazificazione di questa massa di popolazione consiste nella rieducazione, che si realizza attraverso la repressione ideologica (soppressione) degli atteggiamenti nazisti e una severa censura: non solo nell’ambito politico, ma anche necessariamente nell’ambito della cultura e dell’istruzione”.
Ovviamente tale “opera” non può che essere condotta dalla Russia secondo il fine teorico: “La denazificazione può essere effettuata solo dal vincitore, il che implica (1) il suo controllo assoluto sul processo di denazificazione e (2) il potere di garantire tale controllo. In questo senso, un paese denazificato non può essere sovrano. Lo stato denazizzante – la Russia – non può procedere da un approccio liberale riguardo alla denazificazione. L’ideologia del denazificatore non può essere contestata dal colpevole sottoposto a denazificazione”.
E tale processo non potrà essere breve, ovviamente: “I termini della denazificazione non possono in alcun modo essere inferiori a una generazione, che deve nascere, crescere e raggiungere la maturità nelle condizioni della denazificazione. La nazificazione dell’Ucraina è continuata per più di 30 anni, almeno a partire dal 1989, quando il nazionalismo ucraino ha ricevuto forme legali e legittime di espressione politica e ha guidato il movimento per “l’indipendenza” verso il nazismo”.

La colpa come sempre è dell’occidente è addirittura del concetto stesso di indipendenza di una nazione: “La particolarità della moderna Ucraina nazificata sta nell’amorfa e nell’ambivalenza, che permettono al nazismo di essere mascherato da desiderio di “indipendenza” e da un percorso “europeo” (occidentale, filoamericano) di “sviluppo” (in realtà – al degrado)”. E alla fine, in tale quadro allucinante, i nazisti ovviamente siamo noi occidentali: “Tuttavia, tutto quanto sopra non rende il nazismo ucraino una “versione leggera” del nazismo tedesco durante la prima metà del 20° secolo. Al contrario, poiché il nazismo ucraino è libero da tali strutture e restrizioni di “genere” (essenzialmente tecnologia politica), si dispiega liberamente come base fondamentale di qualsiasi nazismo – come razzismo europeo e, nella sua forma più sviluppata, americano”.
Persino il nome di Ucraina dovrà essere cancellato: “il nome “Ucraina” non può essere mantenuto come titolo di qualsiasi entità statale completamente denazificata in un territorio liberato dal regime nazista”.
Anche il concetto di Ucraina neutrale va stretto a questo teorico putinista: “In effetti, le loro aspirazioni politiche non possono essere neutrali: l’espiazione della colpa davanti alla Russia per averla trattata come un nemico può essere realizzata solo facendo affidamento sulla Russia nei processi di restaurazione, rinascita e sviluppo. Nessun “Piano Marshall” dovrebbe essere consentito per questi territori. Non può esserci “neutralità” in senso ideologico e pratico, compatibile con la denazificazione. I quadri e le organizzazioni che sono lo strumento della denazificazione nelle repubbliche appena denazificate non possono che fare affidamento sul supporto militare e organizzativo diretto della Russia”.
Poi si passa direttamente ai concetti di pulizia etnica, senza tanti fronzoli: “La denazificazione sarà inevitabilmente anche una deucrainizzazione, un rifiuto dell’inflazione artificiale su larga scala della componente etnica dell’autoidentificazione della popolazione dei territori della Piccola Russia storica e della Nuova Russia, iniziata dalle autorità sovietiche. Essendo uno strumento della superpotenza comunista, dopo la sua caduta, l’etnocentrismo artificiale non è rimasto senza proprietario. In questa veste ufficiale, passò sotto l’autorità di un’altra superpotenza (il potere che sovrasta gli stati): la superpotenza dell’Occidente. Deve essere restituito ai suoi confini naturali e privato della funzionalità politica”.

Con chicche come questa: “L’ucrainismo è una costruzione artificiale antirussa che non ha un proprio contenuto di civiltà, un elemento subordinato di una civiltà aliena e aliena”.
Il finale dell’editoriale costituisce quindi un avvitamento delirante su sé stesso di tali teorie che sono in realtà esemplificative del regime rosso-brunato che questi signori di Mosca intendono estendere alla stessa Europa, a noi stessi, alla nostra civiltà, al principio di Autodeterminazione dei Popoli, il loro nemico dichiarato.
Crediamo che esista un limite invalicabile oltre il quale nulla è più giustificabile. Intrattenere rapporti con costoro, farsi portavoce della loro opera di disinformazione di regime significa rendersi corresponsabili dello sterminio di massa di civili che l’esercito russo sta perpetrando in Ucraina.
Così come significa essere corresponsabili di Putin il dichiararsi contrari al rifornimento di armi legittime all’eroico popolo ucraino, ai partigiani ucraini impegnati nella loro resistenza, difesa e ora persino nella loro sopravvivenza umana e culturale.
Nel momento stesso, infatti, in cui l’organo ufficiale del regime russo teorizza in modo diretto lo sterminio di massa degli ucraini in quanto tali, la loro “rieducazione” di massa, la loro “pulizia etnica”, la cancellazione della loro koinè culturale e della loro stessa identità e persino del loro nome, noi non possiamo più dire “non lo sapevamo”.

In particolare, il passaggio contro l’indipendenza dell’Ucraina quale “peccato originale” dovrebbe far capire bene quanto stia a cuore il principio di Autodeterminazione dei Popoli a questi soggetti.
Ora lo sappiamo, ce lo hanno detto in modo ufficiale. E tra l’altro è fin troppo chiaro che i prossimi ad essere oggetto di tali “attenzioni” siamo proprio noi europei, senza distinzioni.
Slava Ukraini! Viva il Veneto indipendente! Viva la libertà di tutti i popoli del mondo dalle dittature!
Gianluca Busato
Plebiscito.eu
PLEBISCITO.EU: IL POPOLO VENETO È AL FIANCO DEL POPOLO UCRAINO

Gli indipendentisti veneti sostengono la pace, la libertà e l’indipendenza dell’Ucraina, del Veneto e di tutta l’Europa
[Venezia, 2 marzo 2022] – Plebiscito.eu si è posto al fianco del Popolo Ucraino dal primo momento in cui è apparso chiaro che la folle invasione russa stava per concretizzarsi e oggi rinnova la propria posizione di sostegno all’Ucraina e di totale condanna di Putin, che ormai sempre più sta relegando la Russia in una posizione di completo isolamento internazionale e in piena autarchia, costringendo anche la sua popolazione alla miseria.
Gli indipendentisti veneti sostengono la pace, la libertà e l’indipendenza dell’Ucraina, del Veneto e di tutta l’Europa.
Putin ha messo in atto un’invasione in grande scala dell’Ucraina e così facendo ha dichiarato guerra all’intera Europa e al mondo occidentale. Ha dichiarato guerra ai poveri ucraini e a tutti noi europei e al nostro modo di vivere e intendere le cose. Il suo obiettivo siamo noi tutti, cittadini semplici, i nostri valori, la nostra cultura, la nostra civiltà, la nostra libertà, la nostra democrazia (assolutamente da migliorare, ma meglio di una qualsiasi dittatura), la nostra pace. La sua guerra è iniziata in realtà da anni, non solo con operazioni militari classiche, ma con la disinformazione sistemica e le fake news che hanno inquinato la nostra opinione pubblica dividendoci e costruendosi il consenso un po’ alla volta. A ciò ha saputo unire un’ampia manovra di corruzione di molti politici europei e anche americani che fino a ieri erano riusciti a indebolire la posizione europea di fronte a quello che si è rivelato essere il più pericoloso nemico che vuole portare indietro l’orologio della storia. Ora è il momento di reagire compatti e trasformarlo in un paria internazionale trattandolo per quello che è: un criminale di guerra.
Oggi, dopo 6 giorni dall’inizio della guerra da parte di Putin, appare chiaro che il suo piano iniziale di una blitzkrieg volta a decapitare la leadership ucraina è miseramente fallito grazie alla valorosa resistenza che anzi ha rilanciato sul piano internazionale il valore del popolo ucraino e proprio la figura del presidente Zelenskyy, quale leader occidentale di enorme coraggio e valore. In queste ore pertanto il dittatore al Cremlino pare orientato a trasformare la sua personale guerra in un attacco contro i civili inermi, minacciando di radere al suolo le maggiori città ucraine, come già fece a Grozny nel 1999, magari con l’uso di armi termobariche, bombe a grappolo, o altre armi devastanti, macchiandosi ulteriormente di crimini contro l’umanità per i quali deve essere prontamente indagato e condannato. Appare inoltre anche probabile il suo intento di non fermarsi all’Ucraina nella sua azione di invasione, ma di procedere anche in Moldavia.
Nel contempo il coraggioso e straordinario presidente dell’Ucraina Zelenskyy sta invece dando in prima persona un esempio straordinario che dimostra a chi non lo avesse ancora chiaro la superiorità delle democrazie rispetto alle autocrazie e in Occidente dovremmo venerarlo come un eroe che combatte anche per difendere la nostra libertà e dovremmo aiutare lui e il valoroso popolo ucraino nell’azione di eroica resistenza contro l’invasore con ogni mezzo: dai sostegni economici, alle forniture militari di armi, carrarmati, aerei ed ogni tipo di equipaggiamento anche tecnologico, oltre ovviamente ad ogni possibile sanzione contro Putin, i suoi oligarchi e il sistema economico russo e bielorusso. Zelenskyy è riuscito a ribaltare in pochi giorni innumerevoli di errori di sottovalutazione compiuti da molti leader occidentali accomodanti con la politica aggressiva di Mosca e a invertire una pericolosa tendenza in atto nel mondo, creando finalmente una narrativa di cui tornare ad essere fieri.
Sul piano locale invece dobbiamo invece constatare la presenza di politici veneti ambigui, e probabilmente collusi con Putin, come per esempio Ciambetti e Valdegamberi i quali con alcune infelici interviste apparse sulla stampa hanno effettuato dichiarazioni vergognose che “giustificano lo stupratore perché la vittima portava la minigonna”. Tutta questa schiera di politici collaborazionisti di Putin va emarginata in quanto oltre ad aver tradito il Veneto per anni svendendolo all’Italia, ora lo tradiscono anche flirtando con un criminale di guerra nemico dei popoli liberi e delle democrazie.
Molti ci chiedono perché noi indipendentisti veneti non appoggiamo Putin. In realtà Plebiscito.eu ha la stessa posizione di tutti gli indipendentisti democratici, da Scozia, a Catalogna, Taiwan, Estonia, Lituania etc. I referendum di Crimea e Donbass del 2014 erano stati organizzati con l’uso della violenza e con l’obiettivo neanche tanto nascosto di organizzare una sorta di annessione alla Russia, come fece Hitler con i Sudeti in Cecoslovacchia nel 1938, oppure, con un esempio storico che noi veneti dovremmo conoscere molto più da vicino, come con il Plebiscito Truffa del 1866 in Veneto.
Ieri era l’Italia, oggi è la Russia.
Per Putin l’Ucraina rischia sempre più di trasformarsi in un nuovo Afghanistan, guerra che, ricordiamolo, pose le basi per il crollo dell’Unione Sovietica.
In una sorta di avvitamento folle, il Cremlino è arrivato addirittura a minacciare il mondo intero e l’umanità tutta, ipotizzando l’uso di armi nucleari.
Ciò spiega come nel giro di pochi giorni persino stati tradizionalmente neutrali come la Svezia e la Finlandia e persino la Svizzera si siano schierati contro le azioni poste in essere dalla Russia di Putin applicando durissime sanzioni unendosi a tantissimi Paesi del mondo occidentale e non solo.
Pensiamo che persino Singapore ha applicato sanzioni alla Russia, con una mossa senza precedenti che da un lato rende al regime di Putin più difficile operare tramite i mercati asiatici e dall’altro avvicina all’Occidente uno dei più importanti centri finanziari in Asia.
Oggi un movimento indipendentista europeo pacifico e democratico non ha alcuna opzione possibile se non sostenere con forza l’eroica azione di resistenza messa in atto dal popolo ucraino contro l’invasore russo.
PACE – LIBERTÀ – INDIPENDENZA
Gianluca Busato
Plebiscito.eu
Serenissima Post: “Evviva il Mattarella bis! E ora inizi il banchetto (pagato con i nostri soldi)”
Serenissima Post riprende le pubblicazioni proprio mentre la politica italiana si appresta a spendere e spandere sempre di più, come se non ci fosse un domani
[SerenissimaPost.com, 31 gennaio 2022] – Ne è passato di tempo dal nostro ultimo articolo, ma finalmente Serenissima Post riprende le proprie pubblicazioni. Un insieme di problemi tecnici e di congiunture operative non favorevoli ci aveva fin qui silenziato, ma ora possiamo tornare a far sentire la nostra voce.
L’occasione nella fattispecie ci viene data da una settimana di imbarazzanti manovre politiche consumatesi per celebrare la farsesca elezione del “nuovo” inquilino del Quirinale, che come ben noto si è conclusa senza cambiare alcunché. Tralasciamo qui ogni giudizio sulla classe politica italiana perché ci pare di sparare sulla Croce Rossa: lasciamo agli elettori di ciascun partito dimenticare in fretta quanto i propri leader siano inadeguati per rinnovare fedelmente il loro voto, così come puntualmente avviene ad ogni tornata elettorale.
Ci vogliamo invece concentrare su un altro aspetto, un po’ sottaciuto, ma che a nostro avviso spiega la grottesca situazione. È infatti evidente che la paura massima che ha caratterizzato le scelte dei nostri prodi sia stata quella di non voler cambiare alcunché dell’attuale macchina istituzionale italica, lasciando per l’appunto il Quirinale e, forse ancor di più, Palazzo Chigi in mano agli stessi interpreti che c’erano prima: Mattarella e Draghi. Così come e ancor di più che con la rielezione di Napolitano, i partiti hanno celebrato quindi la loro inconsistenza e inadeguatezza e lo hanno fatto per un motivo ben preciso: il banchetto che si apprestano ad arricchire con i (supposti) 210 miliardi di euro del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), anche se una 60ina di miliardi “ballano” ancora.
Ciò spiega bene perché tutti i partiti abbiano preferito fare imbarazzanti capovolte (dalla lega, al pd) sulla questione della rielezione del presidente della repubblica. È chiaro infatti che, dato che la candidatura del premier Draghi al Colle era stato messa nel mirino da alcuni, non si poteva rischiare di mandare a scatafascio la sola architettura che poteva garantire questo flusso di soldi tanto magnificato dai nostri eroi. L’eventuale “uccellatura” di Draghi avrebbe comportato la sua dipartita dall’agone politico, la caduta del governo e la fine della benedizione europea al tragico processo di finanziamento di quello che si rivelerà come un colossale spreco di soldi pubblici per finanziare i progetti inutili se non controproducenti del PNRR. Il grande pericolo è stato sventato e ora tutti, ma proprio tutti, possono festeggiare con il tavolo della finanza pubblica addobbata a festa.
E chi se ne frega se i famosi 210 miliardi sono una cifra che si sono inventati loro. Intanto spendono, ma è tutto a debito. Le coperture saranno condizionate ai progetti presentati e di fatto non ne hanno presentato manco uno. Sembra di rivedere in grande i minorati mentali dei comuni che mettevano a bilancio le multe non riscosse, per poi trovarsi in dissesto senza sapere perché e percome.
Sì, ma tanto il debito non lo pagano mica loro. Per cui ora è festa grande, per tutti, grandi e piccini, dallo stato centrale, ai comuni, alle regioni: ogni livello di pubblica amministrazione avrà di che godere.
E chi se ne frega se fra due-tre anni di spese pazze e inutili lo scenario delle finanze pubbliche sarà di stampo venezuelano, ma con i ruderi diroccati di ogni comune che saranno stati restaurati. E con il silenzio generale anche del popolino, visto che tanto un po’ di mancia arriverà a tutti, come da tradizione del belpaese.
Sarà un rifiorire di palatende per pro loco e polisportive di ogni paesetto.
Mostre del radicchio e del prosecco per ogni quartiere, per restare dalle nostre parti.
Con stipendi sempre più da fame, con interi settori industriali sempre più in crisi, l’unica professione che tirerà ancora sarà quella degli OSS, gli operatori socio sanitari, professionisti di fondamentale importanza per la tenuta della peggiore gerontocrazia para-comunista del pianeta.
Tra i mestieri che si salveranno ci saranno quelli che nessuno vuole più fare. I saldatori (finché Elon Musk o chi per lui non inventerà il robot saldatore), e i classici idraulici, caldaisti, falegnami. I meccanici invece rischieranno di sparire presto, perché stanno per arrivare le auto elettriche.
Chi lavora nel digitale scapperà (se già non l’ha fatto), oppure lavorerà in contumacia con ditte registrate a Vanuatu.
Ecco perché con l’avvento dei populisti anti-sistema al governo e in grande maggioranza nel parlamento italiano, questa settimana ci ha regalato Sergio Mattarella al Quirinale, Mario Draghi al Governo e Giuliano Amato alla Consulta. E questo solo perché Craxi e Andreotti sono già morti.
E nelle Terre di San Marco c’è ancora qualcuno in giro che ha il coraggio di non essere favorevole all’indipendenza del Veneto?
PLEBISCITO.EU: INDIPENDENZA DEL VENETO UNICO OBIETTIVO REALIZZABILE
La linea del movimento sancita dal congresso di Padova: dopo 4 anni di nulla di fatto dal referendum regionale, è dimostrato a tutti che l’autonomia del Veneto è una utopia irrealizzabile, ora si persegue l’indipendenza.
[Padova, 25 ottobre 2021] – Ieri si è tenuto a Padova il congresso di Plebiscito.eu, il movimento per l’indipendenza del Veneto che ha saputo imporre la questione veneta all’attenzione del mondo. Durante la giornata si sono susseguiti interessanti interventi ed è emersa la linea politica che verrà portata avanti dal movimento. L’obiettivo di Plebiscito.eu resta ovviamente il perseguimento dell’indipendenza del Veneto, da perseguire con metodi ovviamente pacifici, democratici, elettorali.
Ciò vale a maggior ragione dopo che sono passati invano 4 anni dal referendum regionale per l’autonomia del Veneto: tra vacue promesse e imbarazzati silenzi essi dimostrano che in realtà l’autonomia del Veneto, pur nella forma farlocca, senza alcuna risorsa fiscale, propagandata come soluzione di tutti i mali del Veneto, rappresenta una utopia irrealizzabile.
Ecco che quindi l’indipendenza del Veneto, resta l’unica soluzione concreta percorribile per dare un futuro di speranza al nostro popolo. Infatti per la sua realizzazione non dipendiamo in modo univoco dalla volontà dello stato italiano. Anzi, la leva finale e decisiva, quella più importante, resta salda nelle mani di noi veneti, grazie al principio di autodeterminazione dei popoli, sancito addirittura dall’art. 1 comma 2 dello Statuto delle Nazioni Unite.
Ciò è vero ancor di più nell’attuale fase di grave preoccupazione socio-economica.
Inflazione, stagflazione, costi dell’energia alle stelle, carenza di materie prime, semilavorati e parti di ricambio. Intere linee produttive ferme, cassa integrazione per crisi produttive, logistica globale inceppata. A questo si aggiunge la malsana idea italica di bloccare anche i lavoratori senza greenpass, che in taluni settori costituiscono percentuali non trascurabili e spesso bloccanti. Insomma, piove sul bagnato.
In ogni caso si registrano almeno due buone notizie. La prima è il fallimento del sovranismo nazionalista italiano, che in estrema sintesi conferma anche il fallimento dell’idea stessa di Italia come stato unitario. La seconda è la vaporizzazione del movimento 5 stelle, che oramai ha definitivamente perso la propria veste di movimento per il cambiamento trasformandosi in un partitino per le poltrone.
Pertanto ora diventa assolutamente cruciale il ruolo che saprà svolgere “Veneto è chi Veneto fa”, l’associazione creata per facilitare la partecipazione alla vita politica civica locale, anche quindi a livello elettorale, e che potrà rappresentare la cinghia di distribuzione tra l’idea portata avanti da Plebiscito.eu e la sua ramificazione a livello territoriale.
Riportiamo di seguito i link al video con una sintesi degli interventi più importanti della giornata e al testo della relazione presentata dal presidente di Plebiscito.eu Gianluca Busato.
Video degli interventi principali del congresso: https://www.youtube.com/watch?v=DXnYtBuCm5Q
Relazione congressuale di Gianluca Busato, Presidente di Plebiscito.eu: https://plebiscito.eu/news/relazione-congressuale-di-gianluca-busato-presidente-di-plebiscito-eu/
Ufficio Stampa – Plebiscito.eu
Relazione congressuale di Gianluca Busato, Presidente di Plebiscito.eu
[Padova, 24 ottobre 2021] – Cari amici di Plebiscito.eu, cari attivisti, cari volontari per l’indipendenza del Veneto,
dopo il pre-congresso di luglio ci ritroviamo oggi per decidere quale sarà la linea politica ufficiale del movimento. Beh, possiamo anticipare senza tante sorprese che la linea può essere una e soltanto una: l’obiettivo si chiama indipendenza del Veneto, da perseguire con metodi ovviamente pacifici, democratici, elettorali.
Proviamo a spiegare brevemente – casomai ve ne fosse bisogno – perché questo sia l’unico ovvio scontato esito della nostra riunione odierna.
Siamo ancora in una fase di emergenza, dettata ormai più dalla condizione socio-economica, che dalla situazione sanitaria, che oggi preoccupa molto meno di un anno fa, pur dovendo sempre mantenere le antenne belle dritte per evitare colpi di coda, o situazioni fuori controllo.
Oggi non parleremo di questi temi, che lasciamo ad altri ambiti, anche perché riteniamo che sempre di più siano utilizzati come “arme di distrazione di massa” da problemi più gravi, in primis, appunto, l’economia.
Non dimentichiamoci infatti che, nonostante l’eccezionalità di ciò che abbiamo vissuto nell’ultimo anno e mezzo, non si è mai interrotto neanche per un secondo il furto continuato ed aggravato delle risorse del Veneto e dei veneti.
Anzi, proprio due giorni fa si è registrato il 4° anniversario dalla celebrazione del referendum regionale per l’autonomia del Veneto, che, ricordiamolo, ha visto un consenso plebiscitario favorevole da parte dei cittadini veneti. Dopo 4 anni, niente e nessuno ricorda più tale obiettivo. Dimenticato da tutti, in primis da chi ne aveva fatto la propria bandiera e il proprio slogan per assicurarsi vittorie elettorali su vittorie elettorali, cui nulla è seguito.
Questi 4 anni passati senza nulla di fatto, tra vacue promesse e imbarazzati silenzi dimostrano quanto fosse vero che in realtà l’autonomia del Veneto, pur nella forma farlocca, senza alcuna risorsa fiscale, propagandata come soluzione di tutti i mali del Veneto, rappresenta una utopia irrealizzabile, concetto che noi avevamo ben espresso prima, durante e dopo tale referendum. È infatti impossibile che il ladro delle nostre risorse, lo stato italiano e tutto il suo sistema politico, pensi di restituire alcunché solo per compiacerci. A lui nulla ne viene in tasca e nulla rischia. Né potrebbe farlo, perché rinunciare a quei 15-20 miliardi di euro l’anno significherebbe mettere a rischio la tenuta del suo equilibrio finanziario e perdere quote consistenti di politiche assistenzialistiche e clientelistiche che costituiscono la chiave di successo dei partiti italiani nel territorio.
Ecco perché se l’autonomia del Veneto è impossibile da ottenere, l’unica via percorribile resta quella dell’indipendenza. Certo, non nascondiamo il fatto che non si tratta di un percorso banale, lo testimonia il fatto che dopo molti anni siamo ancora qui a discuterne. Però quantomeno per la sua realizzazione non dipendiamo in modo univoco dalla volontà dello stato italiano. Anzi, la leva finale e decisiva, quella più importante, resta salda nelle mani di noi veneti, grazie al principio di autodeterminazione dei popoli, sancito addirittura dall’art. 1 comma 2 dello Statuto delle Nazioni Unite.
Oggi, a soli 3 mesi dal nostro pre-congresso, registriamo inoltre alcuni eventi positivi. In primis la disfatta elettorale del sovranismo nazionalista italiano, che è uscito a pezzi dalle elezioni amministrative di ottobre. I consueti rigurgiti fascisti da operetta, per quanto inoculati anche con la solita mano esperta “ondulatoria” dei soliti professionisti della strategia della tensione del ministero dell’interno tricolore, hanno contribuito a relegarlo nelle fogne dove merita di stare. Assieme ai sovranisti di lega e fratelli d’Italia, sono stati polverizzati anche i 5 stelle, che dovevano scardinare il parlamento come una scatoletta di tonno, salvo poi accomodarsi nelle sue accoglienti poltrone e in quelle governative così lautamente ben pagate, salvo dimostrare di aver raggiunto il record mondiale e storico di incompetenza, buffoneria e arroganza da grande fratello televisivo.
Il panorama tragico da circo Barnum della politica italiana, in un momento storico di gravissima preoccupazione, testimonia e spiega bene il tasso di astensione e di rifiuto di una classe politica ridicola e di quart’ordine. Resistono solo i nipotini di Stalin in doppio petto, che come noto sono i più duri a convincersi di quanto siano ridicoli e sconfitti dalla storia.
Anche l’abito da festa del premier Draghi sembra sempre più un piccolo paravento non in grado di ovviare a tale tragicomica situazione. Anche perché nel frattempo si sono presentati nubi minacciose nella congiuntura economica internazionale, aggravate dalla miopia e dabbenaggine politica italiana.
Inflazione, stagflazione, costi dell’energia alle stelle, carenza di materie prime, semilavorati e parti di ricambio. Intere linee produttive ferme, cassa integrazione per crisi produttive, logistica globale inceppata. A questo si aggiunge la malsana idea italica di bloccare anche i lavoratori senza greenpass, che in taluni settori costituiscono percentuali non trascurabili e spesso bloccanti. Insomma, piove sul bagnato.
Senza nemmeno pensare a ciò che potrebbe aspettarci nel medio periodo in conseguenza delle nuove scoperte tecnologiche. Nessuno o quasi ne parla, ma con l’introduzione e l’affinamento delle tecnologie di intelligenza artificiale c’è senz’altro da chiedersi se, quantomeno in una prima fase, non verranno a sparire molti lavori odierni. Penso in particolare ad impieghi non qualificati, ove il lavoro dell’uomo possa essere sostituito da automatizzazioni in tal senso. Siamo pronti quantomeno ad intercettare le opportunità che potrebbero nascere allo stesso tempo da nuove professionalità che potrebbero emergere? Ne dubito fortemente, se si considera il livello dell’istruzione scolastica ed universitaria in Italia.
Ciò rende ancora più drammatica la situazione italiana, che vede una economia para-comunista dove la percentuale del pil che dipende dallo stato è al 70%. Sembra quasi una contraddizione in termini, un mistero della fisica come il volo del calabrone, ma in realtà si spiega con il fatto che ci sono i veneti che si spaccano la schiena. Diventa quindi una barzelletta avere un debito pubblico che veleggia verso i 2.700-2.800 miliardi di euro, con un rapporto sul pil proiettato al 160% e un deficit oltre il 12%.
Senza pensare al famoso PNRR, piano nazionale di ripresa e resilienza, con cui si prevede di gestire gli oltre 235 miliardi di euro per finanziare 6 missioni nell’ambito del programma Next generation Eu. C’è in giro qualche persona di buon senso che sinceramente crede che lo stato italiano possa uscire da tale piano sostanzialmente modernizzato e il Paese in una situazione migliore di oggi? Sono sempre di più i segnali che fanno capire come questi fondi siano intesi come una sorta di manna e bengodi per continuare ad attuare insane politiche di spendificio a fini elettorali.
Il partito unico della spesa pubblica, composto perlopiù da gente che non ha mai lavorato un giorno in vita sua, ben volentieri oggi si veste a festa con Draghi per un anno al governo e poi magari per 7 anni al Quirinale, quale garante alla Einaudi del consueto e probabilmente sempre più osceno mangia e bevi pagato come sempre dai Veneti e dal Veneto che lavora.
Un Veneto che d’altro canto, pur essendo la regione d’Europa ove la percentuale di favorevoli all’indipendenza è la più plebiscitariamente maggioritaria che ci sia, resta ben ancorato al centralismo italiano grazie alla gentile collaborazione della lega italianista tanto a livello centrale, quanto locale. Il Veneto resta quindi bloccato, come la pallina impazzita nel flipper, tra dicotomie impossibili, tra Veneto e venetismo fallito, Veneto e lega, Veneto e Zaia, autonomia farlocca e autonomia promessa, senza in realtà mai riuscire a imboccare il vero motore del cambiamento che potrà essere la scelta tra schiavitù italiana, finta autonomia e vera indipendenza del Veneto. Una scelta che ovviamente è obbligata a favore dell’indipendenza del Veneto.
E qui arriviamo a noi, all’indipendentismo veneto e, per quanto ci riguarda, al ruolo di Plebiscito.eu.
Tocca infatti ancora una volta a noi tracciare la strada da perseguire, la via della libertà. Né poteva essere altrimenti. Ricordiamoci infatti chi siamo. Noi siamo l’organizzazione che ha saputo imporre la questione veneta all’attenzione del mondo, riscuotendo l’attenzione e l’interesse dei più importanti organi di informazione internazionali.
Diventa quindi importante oggi ribadire il nostro ruolo. Non importa quanti siamo oggi, ma importa invece la qualità che sappiamo esprimere e il fatto che abbiamo le idee chiare sul cosa fare. E le idee chiare ci sono.
Le parole d’ordine sono partecipazione, coinvolgimento, organizzazione. Con il duro lavoro e il metodo che ci contraddistingue la strada del successo è garantita, come già abbiamo dimostrato nel passato.
In particolare risulterà ora cruciale la nostra capacità di coinvolgere le nuove generazioni, che da sempre costituiscono il motore dell’innovazione e del cambiamento. Noi possiamo affiancarle in particolare nei processi di selezione e formazione di una nuova classe dirigente veneta, coinvolgendo anche le tante persone che oggi si trovano all’estero e che saranno sempre di più nei tempi a venire. Nel momento infatti in cui diventa impossibile cambiare le cose votando, le persone cominciano a votare con i piedi, spostandosi in Paesi più civili ove poter costruire il loro futuro. E si tratta di figure sempre più preparate sul piano professionale e anche accademico. È imperativo continuare a coinvolgere i veneti ovunque si trovino. Non abbiamo bisogno di grandi numeri, bensì di qualità, perché con i moderni sistemi organizzativi un numero di persone sempre più piccolo può ambire ad ottenere risultati sempre più grandi.
In tal senso diventa assolutamente cruciale il ruolo che saprà svolgere “Veneto è chi Veneto fa”, l’organizzazione che abbiamo creato per facilitare la partecipazione alla vita politica civica locale, anche quindi a livello elettorale, e che potrà rappresentare la cinghia di distribuzione tra l’idea portata avanti da Plebiscito.eu e la sua ramificazione a livello territoriale.
A quel punto il coinvolgimento delle masse sarà una delle ultime fasi di azione, anche perché sappiamo, come più volte detto e dimostrato, che la stragrande maggioranza dei veneti è ampiamente favorevole all’indipendenza del Veneto.
Grazie per la vostra presenza qui e da remoto, insieme non potremo che avere successo nel nostro obiettivo di indipendenza del Veneto!
Viva la Repubblica Veneta! WSM!
Gianluca Busato