IL VENTO DELL’INDIPENDENZA SOFFIA ANCHE A MESTRE – 8 NOVEMBRE
Dopo il successo del primo incontro pubblico sul tema “TORNA A SOFFIARE IL VENTO DELL’INDIPENDENZA” Plebiscito.eu torna sul territorio con un nuovo evento che si terrà a Mestre il prossimo 8 novembre alle 20.30 presso l’hotel Ai Pini in via Miranese 176.
Partecipiamo numerosi per portare il tema dell’indipendenza al primo punto dell’agenda politica in Veneto.
Prenota la tua presenza fin d’ora compilando il modulo che trovi online.
Ogni anni emigrano dall’Italia 250.000 persone, tra cui circa 15-20.000 veneti, per la maggior parte giovani.
Si tratta tra l’altro di persone che possono emigrare, perché hanno magari una laurea, oppure conoscono una lingua straniera, per cui ogni anno assistiamo all’impoverimento culturale e professionale crescente del nostro Veneto.
Ogni anno che passa il Veneto diventa più vecchio, meno competitivo, con maggiore spesa previdenziale e minori capacità di far fronte alle esigenze di crescita e sviluppo.
O riprendiamo in mano il nostro destino con l’indipendenza, oppure il futuro riserverà un amaro destino per i veneti di domani, i giovani di oggi e i loro figli.
Staff Plebiscito.eu
SOFFIA SEMPRE PIÙ FORTE IL VENTO DELL’INDIPENDENZA DEL VENETO
Riportiamo di seguito la relazione presentata da Gianluca Busato nell’evento di ieri a Treviso.
SITUAZIONE INTERNAZIONALE
Questi sono giorni molto importanti a livello internazionale per il diritto di autodeterminazione dei popoli. Gli scenari sono i più diversi.
Vicino a noi, nel cuore d’Europa, abbiamo addirittura una sentenza in Spagna che ha visto condannati a pene tra i 9 e i 13 anni per reati di opinioni i principali e pacifici leader politici e sociali catalani. Tale evento antidemocratico ha scatenato una protesta pacifica oceanica in tutta la Catalogna e anche in Spagna a sostegno dei propri leader e del diritto di espressione, che rappresenta una libertà fondamentale e un diritto umano basilare. Un intero popolo si sta svegliando, in quanto in discussione non c’è solo il diritto all’indipendenza, ma anche diritti umani e civili fondamentali e la stessa indipendenza del sistema giudiziario dalla politica.
L’Europa ha già condannato nel recente passato tali involuzioni del sistema giudiziario in alcuni Paesi dell’est, quali la Polonia e l’Ungheria, ora è tempo che anche la Spagna venga messa sul banco degli accusati da parte di Bruxelles.
Nel Kurdistan siriano assistiamo al vergognoso tradimento di Trump nei confronti dei propri alleati storici curdi, che in queste ore sono vittime di una guerra di invasione della parte della Turchia, a quanto pare anche con uso di armi chimiche e vietate dalle convenzioni internazionali. Quanto sta avvenendo in Kurdistan è una vergogna anche per l’Europa che non ha saputo mettere la museruola ad Erdogan, un odioso dittatore fanatico sulla porta di casa. Noi veneti lo ricordiamo bene, non sono passati molti giorni infatti dall’anniversario di Lepanto.
In Asia abbiamo quindi il caso della repressione cinese ad Hong Kong, dove anche una semplice richiesta di democrazia viene catalogata da Pechino come rivolta e attentato contro l’unità del Paese. Risulta invece chiaro che non vi è nella di più distante dall’occidente proprio della ostentata mancanza di rispetto dimostrata come sempre dal locale partito comunista per i più fondamentali valori di convivenza democratica, tanto ad Hong Kong quanto a Taiwan.
Risulta chiaro pertanto che la questione dell’indipendenza è più viva che mai e che non è possibile nemmeno per i regimi brutali passarla sotto silenzio. Da questo punto di vista noi veneti possiamo tranquillamente affermare di avere dei vantaggi, in quanto abbiamo potuto organizzare un referendum digitale per l’indipendenza senza che nessuno ci abbia messo in galera. Ciò ci incoraggia a riportare al primo punto dell’agenda politica la questione veneta.
AUTONOMIA
Oggi possiamo dire che è possibile farlo nuovamente, poiché l’inganno leghista dell’autonomia farlocca è finalmente stato smascherato. Noi lo sapevamo già e a differenza di qualche finto indipendentista lo abbiamo affermato con coerenza fin dai tempi del referendum di due anni fa, nel quale la supposta classe dirigente veneta ha preso in giro tutti i propri concittadini. Oggi tale burla viene meno. Tutti sanno che lo stato italiano non vuole e non può concedere alcuna autonomia fattuale, tanto meno fiscale, al Veneto. Se lo facesse, infatti, crollerebbe l’intero sistema partitocratico basato sulla concessione di favori, prebende, finanziamenti ai propri “clientes”, ai gruppi elettorali che si prostituiscono per qualche euro. Tale processo di autentico “voto di scambio” e di corruzione civica viene infatti sostenuto grazie alla rapina fiscale condotta essenzialmente nei confronti dei veneti e dei lombardi.
La lega in tale sistema svolge un ruolo chiave, dimostrato, ad esempio, dall’occupazione militare di tutte le aziende pubbliche in Veneto, riempite con i propri sostenitori, spesso persone di scarsa istruzione e nessuna competenza, ferrate solo nel servilismo di partito, mantenute da decenni grazie ai soldi dei cittadini.
INDIPENDENZA
È giunto nuovamente il momento di dire con forza che l’unica via d’uscita da tale situazione è l’indipendenza del Veneto. Qualsiasi termine che venga usato al posto di indipendenza significa che vi stanno prendendo in giro, esattamente come ha fatto la lega negli ultimi 30 anni passando per federalismo, secessione, devolution, macro-regione, autonomia e ora arrivando allo slogan anti-veneto “prima gli italiani”.
Abbiamo visto prima che nel nostro sistema la battaglia per l’indipendenza è meno complessa che non in altre parti del mondo, dove pure i popoli non vi rinunciano. Allora, a maggior ragione, noi dobbiamo perseguire questo obiettivo e percorrere la strada di libertà che ci spetta.
GOVERNO
Rivolgendo lo sguardo a cosa sta succedendo a Roma, va detto che dopo la “fuga” (o la caduta?) di Salvini dal governo italiano, è ripartito un classico governo di sinistra anche se in realtà tutti i governi italiani sono sempre stati di sinistra, anche quelli etichettati di destra, o sovranisti.
L’unico cambio di fatto, a parte qualche piccolo dettaglio, è negli slogan. Ora il governo strilla meno contro l’Europa e gli immigrati, ma fa esattamente le stesse cose del precedente. In particolare ciò vale per quel che ci riguarda più da vicino, ovvero la continua predazione delle risorse prodotte nel territorio del Veneto.
il ritornello del nuovo governo è infatti “dagli all’evasore”. In realtà questa presunta lotta all’evasione è una lotta ai risparmiatori, ai lavoratori, alle imprese, ai cittadini veneti in genere.
In letteratura economica non c’è infatti alcuna evidenza che imporre un tetto ai pagamenti in contante diminuisca l’evasione. Non lo diciamo noi io, lo dicono gli economisti di Liberi Oltre e dell’istituto Bruno Leoni. Ciò serve solo a mettere in difficoltà la popolazione più anziana e più povera e a riscuotere qualche applauso malriposto da parte dei soliti benpensanti.
L’idea poi di creare una sorta di grande fratello fiscale, come se già non bastasse quello attuale rasenta il limite della follia.
Di fatto in realtà tali misure servono solo a nascondere la consueta abitudine di spendere e spandere, in modo ovviamente improduttivo (anche se ciò è pleonastico, lo ammetto).
È dimostrato infatti che la crisi economica italiana e anche veneta sta nella produttività. Le imprese venete e italiane sono scarsamente produttive rispetto alle altre imprese di economie più efficienti in Europa e nel mondo. Ciò è determinato da diversi fattori, dalla poca innovazione, alla sottocapitalizzazione, dalle tasse sul lavoro alla mancanza di risorse specializzate. Sì, perché il paradosso è proprio questo: se da un lato infatti la disoccupazione per molti è un problema, dall’altro vi sono diverse imprese che faticano a trovare lavoratori qualificati. Ciò è dovuto a un sistema scolastico e formativo inadeguato, che di fatto ha la propria matrice nella riforma fascista di Gentile prima, cui poi si sono sovrapposte piccole riforme inutili dal ’68 in poi. Ad esso si unisce la scarsa dinamicità culturale di molta parte della popolazione che sembra non rendersi conto che 1 lavoro su 2 entro 5-10 anni sparirà per come lo conosciamo e che ci si dovrà abituare ad ampliare e a modificare nel tempo il proprio bagaglio di conoscenze per intercettare l’evoluzione del mondo del lavoro.
Una cultura para-sindacale della chimera del posto fisso unita allo snobistico atteggiamento di superiorità verso la cultura scientifica da parte di chi si sente ancora investito dell’eredità di Roma e del Rinascimento, dopo secoli di miseria hanno creato una situazione che vede l’Italia – e il Veneto – agli ultimi posti in Europa per numero di laureati, in particolare nelle materie scientifiche, le cosiddette STEM (scienza tecnologia ingegneria matematica) e in particolare tra le donne. Le donne italiane – e anche venete – infatti sono tra quelle che risentono della più alta differenza di salari verso gli uomini, dei più alti tassi di disoccupazione e del più alto tasso di povertà di tutta Europa.
Per non parlare dei giovani, che ormai vedono come unica prospettiva la fuga dall’Italia. Ogni anni emigrano 250.000 persone, tra cui circa 15-20.000 veneti, per la maggior parte giovani. Si tratta tra l’altro di persone che possono emigrare, perché hanno magari una laurea, oppure conoscono una lingua straniera, per cui ogni anno assistiamo all’impoverimento culturale e professionale crescente del nostro Veneto. Ogni anno che passa il Veneto diventa più vecchio, meno competitivo, con maggiore spesa previdenziale e minori capacità di far fronte alle esigenze di crescita e sviluppo.
INDIPENDENZA
Insomma è chiaro che qui ed ora non ci è più concesso nemmeno di sognare, costretti nell’incubo italiano. L’indipendenza è quindi una tappa obbligata per noi veneti prima che venga definitivamente scardinato il nostro sistema economico-produttivo che è integrato a quello europeo e tedesco in particolare. La nostra indipendenza pertanto assume una valenza più strategica di quella catalana agli occhi dell’azionista di controllo dell’Unione Europea. Se crolla il sistema produttivo veneto, la Germania ne avrebbe infatti un contraccolpo che non potrebbe ignorare. Inoltre tale processo ha carattere di urgenza, in quanto proprio l’emorragia costituita dall’emigrazione dei nostri giovani più capaci, unita alla curva di tendenza demografica che restringe ancor più la finestra temporale utile per agire, ci impone di fare scelte oggi, anche scelte che non vorremo fare.
CHE FARE? REGIONALI
Ci troviamo infatti a pochi mesi di distanza dalle prossime elezioni regionali e ci stiamo arrivando in condizioni non ideali in quanto a struttura organizzativa. Sinceramente penso che a pochi di noi faccia piacere avere a che fare con il sistema politico italiano, che ovviamente la fa da padrone anche in ambito regionale. D’altro canto l’attuale situazione non ci concede il lusso di poter scegliere né di poter delegare tale compito ad altri, in quanto non vediamo all’orizzonte rappresentative indipendentiste degne di tal nome. Di sicuro non possiamo etichettare come tale chi domani a Padova, facendo clamorosa retromarcia, si riunisce sotto il segno di un altro obiettivo, così come era ovvio dato che sostengono le maggioranze della lega in diversi comuni e in regione, avendo anche ottenuto diverse poltrone.
Restiamo pertanto noi. Solo noi. Lo dico con rammarico, in quanto ben volentieri lascerei la guida di tale progetto a persone più giovani e più capaci di me, sperando che si facciano avanti quanto prima. Oggi però non ci sono, per cui tocca a noi bere l’amaro calice e prepararsi alla partecipazione alle prossime elezioni regionali nel segno dell’indipendenza del Veneto.
Chiedo a tutti voi di aiutarci, in primis con il passaparola e con la raccolta firme che non sarà una passeggiata, come ben ricordiamo. Partecipate in prima persona e coinvolgete quante più persone possibili in tutto il Veneto. Ne va della sopravvivenza della nostra stessa identità culturale, sociale, civica ed economica.
L’indipendenza del Veneto è un obiettivo vitale e noi sapremo realizzarlo con l’aiuto di tutti voi.
Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu
[video promo] – In Veneto torna a soffiare il vento dell’indipendenza
++ “In Veneto torna a soffiare il vento dell’indipendenza” ++
Evento pubblico per l’indipendenza del Veneto, che si terrà a Treviso, presso l’hotel Maggior Consiglio, venerdì 18 ottobre 2019, alle ore 20.30. Pre-registratevi on line, i posti sono limitati.
I partecipanti riceveranno 500 GAM token (equivalenti a circa 300,00 €), una nuova cripto-valuta compatibile con il Criptostato Veneto.
IN VENETO TORNA A SOFFIARE IL VENTO DELL’INDIPENDENZA
Plebiscito.eu apre una nuova stagione di attività. Primo appuntamento per venerdì 18 ottobre al Maggior Consiglio a Treviso
[Treviso, 18 settembre 2019] – Dopo 14 mesi di improbabile governo sovranista, si registra un cambiamento del quadro politico interno italiano. Al di là delle più o meno significative mosse di assestamento tellurico dato dalle scissioni di palazzo di questi giorni in seno alla sinistra e non solo, il dato più eclatante sul piano politico – in particolare per ciò che ci riguarda più da vicino – è che con il giuramento del Conte bis di lunedì scorso la lega va formalmente all’opposizione. Ciò ha cambiato da qualche settimana la vulgata generale dei media che ora dicono a chiare lettere che il nord e la classe produttiva si trovano all’opposizione.
Noi sappiamo molto bene in realtà che nei fatti il sistema Veneto sarà eternamente all’opposizione finché non emergerà al primo punto dell’agenda politica il tema della nostra indipendenza. Tema che solo noi abbiamo saputo portare al centro della discussione nell’ultimo lustro e non solo, richiamando l’attenzione dei mezzi di informazione di tutto il mondo.
Come ben sanno gli osservatori più attenti di “casa nostra”, la lega e il centro-destra sono il nemico pubblico numero uno della politica indipendentista veneta, in quanto sottraggono spazio propagandistico al nostro movimento. Più loro sono forti, più noi siamo deboli. Noi abbiamo raggiunto il massimo della nostra forza storicamente quando la lega era quasi scomparsa e Berlusconi era divenuto irrilevante. Con la crescita del fenomeno-Salvini (pilotata inizialmente dalle tv dello stesso Berlusconi) noi abbiamo progressivamente perso ossigeno e spazio politico.
Oggi, con la salita al potere della sinistra si apre un’opportunità nuova per far emergere la nostra causa, ma dobbiamo essere abili e non portare acqua al mulino della lega, utilizzando slogan che non ci appartengono per quanto possano sembrare catturare facili consensi. D’altro canto la lega stessa non è più la lega bossiana (“di lotta e di governo”), quella di Salvini si è trasformata in un soggetto nazionalista e xenofobo che sa crescere quando finge di fare opposizione al sistema mentre sta al governo. Quando va all’opposizione è inevitabile che un po’ si sgonfi, in quanto perde la centralità politica e mediatica della sua leadership.
La tesi è che con ogni probabilità il “tema Veneto” riemergerà nei prossimi mesi e nelle prossime settimane e non si vedono né attori né azioni eclatanti che possano incassarne gli “interessi” politici.
Ciò avverrà, oltreché per il fallimento prevedibile dell’autonomia “farlocca” in salsa leghista, soprattutto in funzione della congiuntura politico-economica, con una prossima finanziaria che si preannuncia dura e un sistema produttivo del Veneto e del nord che ha sempre più probabilità di risentire del calo dell’industria automobilistica tedesca cui è strutturalmente integrato e che ha tirato dal 2014-15 ad oggi portando a crescite del pil in Veneto decisamente superiori alla media italiana. A nulla serviranno né le manovre della BCE (che non ha ricadute sul sistema produttivo, come già dimostrata dalla precedente azione) né alcune probabili manovre di stampo elettoralistico che il governo tenterà con un deficit più alto che sarà consentito probabilmente dalla Commissione Europea per ragioni politiche. A livello internazionale risulta difficile prevedere un’ulteriore recrudescenza della guerra commerciale Usa-Cina a causa di una congiuntura che per entrambi i Paesi pare non favorirla. Ancora non è invece chiaro quali saranno le ripercussioni della Brexit né le sue modalità di attuazione.
Per quanto ci riguarda, il sistema tenterà di accreditare ancora una volta Zaia come primo interprete degli interessi del Veneto (sembra impossibile che le persone ci caschino ancora, eppure è il solito meccanismo che si ripete da 15 anni e più), ma vi sarà inevitabilmente uno spazio vuoto che può essere riempito da una forza politica veneta alternativa alla lega che potremo essere noi, se sapremo crescere e strutturarci adeguatamente.
Ciò è quanto emerso ieri in una riunione del Comitato Esecutivo di Plebiscito.eu, da cui è scaturito il via alla nuova stagione di attività.
La linea politica ovviamente non cambia, dato che per primi abbiamo individuato la ricetta per riportare il Veneto a crescere come merita: Indipendenza in Europa, poiché noi veneti siamo europei e aperti al mondo per definizione. L’appartenenza alla UE è per il Veneto un aspetto fondamentale e irrinunciabile, in quanto il nostro sistema economico è profondamente integrato a quello europeo, con ben 2 province (Treviso e Vicenza) tra le 10 più industrializzate d’Europa. Il nostro percorso non sarà solo teorico o enunciativo, come da nostra prassi. Sarà bensì attuato concretamente passo dopo passo, aiutando in particolare le attività economiche e i cittadini ad intercettare nuove possibilità che derivano da un framework digitale, giuridico, commerciale internazionale sempre più versatile e integrato, in Europa e nel mondo. Questo insieme di attività che scaturiranno dalla nostra conoscenza specifica esclusiva è stato sintetizzato finora con il termine e la piattaforma del “cripto-stato”, che potrà costituire il nocciolo duro economico che anticiperà l’indipendenza giuridica. Ciò anche per evitare rotture traumatiche, o salti nel vuoto, che come abbiamo visto nel caso catalano non aiutano di certo il processo di indipendenza.
In ogni caso al Veneto serve il taglio della spesa pubblica improduttiva, minori tasse, capacità di attrarre investimenti in particolare infrastrutturali, venture capital, intelligenza artificiale e innovazione tecnologica: solo con la nostra indipendenza e il conseguente surplus fiscale di circa 20 miliardi di euro l’anno possiamo garantirci questo e molto di più.
Plebiscito.eu ritiene inoltre fondamentale il rispetto dei diritti civili ed umani e ciò ci distingue profondamente da chi negli ultimi tempi, un secolo dopo che l’Europa ha vissuto il dramma dei nazionalismi armati, ha irresponsabilmente agitato lo spettro di fantasmi del passato con slogan e azioni che non esitiamo a definire indegni, intollerabili e disumani. Una moderna e responsabile forza indipendentista può essere esclusivamente una forza pacifica, tollerante e tranquilla, consapevole della portata impareggiabile del proprio obiettivo politico: l’indipendenza del Veneto.
Tra le esigenze interne emerse vi è la creazione di aree tematiche in seno al movimento che portino alla creazione di un programma e di una classe dirigente adeguata alle esigenze della società civile veneta. Sempre a livello di organizzazione e di tematiche locali si dovrà inoltre perfezionare la suddivisione locale del movimento per province, macro-aree e comuni per permetterne un’azione coordinata sul territorio. Ciò richiederà senz’altro del tempo, ma non sarà un processo estremamente lungo grazie alla disponibilità di tecniche e strumenti digitali non disponibili in passato che permettono di ottenere grandi risultati in tempi sempre minori.
La considerazione cruciale è che esiste una possibilità teorica di creare una forza alternativa che possa inserirsi da protagonista nell’agone competitivo elettorale per le prossime elezioni regionali e abbiamo il dovere di dare concreta attuazione a tale eventualità perché potrebbe poi saldarsi una situazione molto più complessa per il Veneto, con segnali possibili e in parte già evidenti di deriva sudamericana a livello italiano e veneto che rischierebbero di ridurci al silenzio per un tempo molto lungo.
A tale scopo abbiamo una finestra operativa di 3-4 mesi in cui cercare di riuscire ad attuare tale strategia di crescita, per arrivare all’organizzazione di un congresso possibile per febbraio-marzo con la creazione di un comitato elettorale.
Il primo appuntamento per attuare tale strategia è stato fissato a Treviso, presso l’hotel Maggior Consiglio, per il prossimo venerdì 18 ottobre 2019 alle ore 20.30, per dare il via a questa nuova entusiasmante fase per l’indipendenza del Veneto. Non mancare all’appuntamento con la storia!
COMITATO ESECUTIVO – PLEBISCITO.EU
IL VOTO UNANIME SUI MINIBOT DIMOSTRA CHE IN ITALIA NON ESISTE OPPOSIZIONE
Nel belpaese esiste un solo grande partito nazional-socialista. Indipendenza del Veneto unica via d’uscita
Dopo che mercoledì scorso il parlamento ha approvato all’unanimità una mozione che impegna il governo, tra l’altro, a dare il via ai miniBOT, solo ieri nel tardo pomeriggio qualche giornale italiano ha pubblicato qualche articolo che spiegava la pericolosità di tale iniziativa. E solo dopo che sul punto si erano pronunciati i media internazionali e i mercati e, soprattutto, un fiume di contestazioni in particolare su twitter e in particolare verso gli esponenti che a parole si definiscono europeisti, come +Europa e PD, che si erano uniti all’assurdo voto.
Come già spiegato da diversi esponenti tale strumento rappresenta un primo passo verso l’uscita dell’Italia dall’Europa, fatto senza tanti clamori e senza alcuna approvazione di fatto né del corpo elettorale sul tema né delle istituzioni a ciò deputate. E approvato all’unanimità, ripetiamo, da parte di tutti i partiti.
Sempre nel tardo pomeriggio di ieri si sono quindi susseguite alcune timide precisazioni, quale quella fornita ad esempio da Fusacchia di +Europa, o la richiesta di un nuovo ordine del giorno da parte del pd per escludere l’ipotesi di utilizzo dei miniBOT che avevano approvato e della cui mozione di approvazione erano addirittura co-firmatari tramite la loro vicecapogruppo alla camera Fregolent, che ora forse diventerà l’agnello sacrificale.
Non vogliamo qui soffermarci troppo sul disegno pure lucido nella sua follia del capataz economico della lega e leader dei noeuro Borghi (cercatevi in rete un paio di video del passato in cui esprime chiaramente il concetto) e neppure sugli spaventosi precedenti storici di attuazione di misure di tal fatta (si pensi solo alla Repubblica di Weimar del 1933 che ha spianato la strada alla presa del potere da parte di Hitler, o ai famigerati “Patacònes”, un nome, un programma, emessi dall’Argentina nel 2001).
Non dedichiamo troppo tempo a tale tematica di per sé, in quanto da un lato vi sono già interventi di persone molto più competenti di chi scrive che illustrano molto bene le tragiche conseguenze di un eventuale nefasto utilizzo di tali strumenti, mentre dall’altro merita qui rivolgere l’attenzione a un fatto che da un punto di vista politico è ancora più grave.
Parliamo della dimostrazione scientifica che tale votazione ha manifestato dell’assenza di qualsivoglia opposizione presente nel parlamento italiano e più in generale nel panorama civico tricolore.
Mercoledì si è avuta infatti la controprova che in Italia esiste un solo grande partito nazional-socialista, che si nutre in modo parassitario delle risorse fiscali ed economiche dell’intero territorio sotto scacco italiano. La sua più recente manifestazione di governo giallo-verde è semplicemente un nuovo capitolo nella continua commedia dell’arte della politica italiana, dove nuove maschere si affacciano sulla scena, tutte recitando il solito canovaccio dell’odioso nazionalismo italiano e del socialismo economico arruffone. In tale canovaccio l’Europa svolge il ruolo del cattivo, assieme ad altri figuranti fittizi, quali i migranti, i rom e altri che nel tempo vengono indicati come i “nemici dell’Italia”.
È la stessa narrativa modernizzata e parafrasata utilizzata nel ventennio e ancora prima fin dagli anni che hanno preceduto la grande guerra. È un filone in realtà che vede le sue radici proprio nel processo di unità d’Italia, le cui evidenze si ebbero con Depretis, l’inventore del trasformismo (appunto, le maschere eredità della commedia dell’arte), Crispi (una specie di piccolo Mussolini ante litteram) e persino Giolitti (il cui “battesimo” viene dallo scandalo della Banca Romana). E in tempi più recenti ciò vale per i vari Gronchi, Tambroni, Fanfani, Rumor, Moro, Andreotti, Craxi, fino a Berlusconi, D’Alema, Prodi e Renzi, solo per citare alcuni nomi più significativi.
Fin dalla sua nascita l’Italia infatti non ha mai avuto un reale processo di rinnovamento nemmeno della propria struttura statale burocratica, che ha visto un susseguirsi di nuovi strati addizionali e incrementali provenienti da nuove fazioni della commedia dell’arte che si sono sovrapposti e hanno integrato le vecchie strutture mai eliminate. Nemmeno dopo il fascismo le strutture della macchina burocratica dello stato hanno visto alcun rivolgimento strutturale, sino a creare il mostro parassitario odierno, i cui tentacoli si espandono ovunque, spesso nella totale nescienza delle altre parti del mostro.
L’importante era dare da mangiare a tutti, anche ai parvenu, ai nuovi attori che si affacciavano sul palcoscenico, senza mai togliere la pagnotta a quelli vecchi, ovviamente.
Ciò spiega anche le dinamiche che hanno portato al voto unanime di mercoledì. In Italia nessuno fa opposizione nel senso anglosassone del termine. No, sono sempre tutti al governo, qualche volta temporaneamente all’opposizione solo appunto per recitare un ruolo provvisorio nella commedia, per poi riapparire rinnovato sul proscenio. Persino una buona parte degli indipendentisti veneti si trova in questa situazione, venendo a noi. Basta vedere che siedono nelle giunte comunali e appoggiano la giunta regionale pur a parole combattendo la lega. Sono un po’ come Di Maio contro Salvini, al governo assieme e nemici sui giornali e nelle piazze.
E c’è ora qualcuno che si sorprende del fatto che l’astensione cresca in questo stato irriformabile?
È chiaro pertanto che l’indipendenza del Veneto è l’unica possibilità che persino l’Italia ha per risolvere i propri problemi atavici e genetici, ma che per raggiungerla bisogna agire nel tessuto sociale profondo e non certo nelle stanze del potere condivise con i cleptocrati, anche perché nessuno a un certo punto può notarne la differenza.
Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu