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Categoria: news

UNA X PER IL VENETO

UNA X PER IL VENETO

25 Settembre 2017 1 Comment in editoriali news

Gianluca Busato racconta la storia del referendum per l’indipendenza dei veneti

Autori: Riccardo Rudelli, Paola Bonesu, Roberto Errichelli

Edizioni l’Ornitorinco

Disponibile su Amazon, iBook Store, Bookrepublic.

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Questo instant ebook racconta l’incredibile storia del referendum on line per l’indipendenza del Veneto indetto nel 2014 da Plebiscito.eu. Sempre più l’Europa e il mondo sono scossi da sentimenti di indipendenza, mai come in questi anni gli Stati nazionali hanno dovuto confrontarsi con movimenti separatisti. Le lancette della Storia paiono essere tornate indietro di alcuni secoli, al tempo in cui John Locke contrappose all’autoritarismo del Leviatano di Thomas Hobbes il concetto di governo inteso come “fiduciary trust”, patto di fiducia fra popolo e sovrano.O forse stanno nuovamente muovendosi in avanti, costringendoci a reinterpretare concetti acquisiti come Stato, popolo, nazione.

 

Approfondimenti e documenti su http://referendumveneto.com/

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PARLAMENTO VENETO: “SOLIDARIETÀ AL POPOLO CATALANO E AL POPOLO CURDO E SOSTEGNO DEL LORO DIRITTO DI AUTODETERMINAZIONE”

PARLAMENTO VENETO: “SOLIDARIETÀ AL POPOLO CATALANO E AL POPOLO CURDO E SOSTEGNO DEL LORO DIRITTO DI AUTODETERMINAZIONE”

23 Settembre 2017 0 Comments in editoriali news

Ieri il Parlamento Provvisorio della Repubblica Veneta, riunitosi d’urgenza, ha approvato all’unanimità una risoluzione che esprime piena solidarietà al Popolo Catalano e al Popolo Curdo e sostiene il loro pieno diritto all’autodeterminazione e i referendum per l’indipendenza del Kurdistan e della Catalogna indetti per il 25 settembre e 1° ottobre.

Riportiamo di seguito il testo integrale della Risoluzione approvata.

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Risoluzione n. 1 della Repubblica Veneta del 22 Settembre 2017

“Solidarietà al Popolo Catalano e al Popolo Curdo e sostegno del loro diritto di autodeterminazione”

Il Parlamento Provvisorio della Repubblica Veneta

PREMESSO CHE

  • lo Statuto delle Nazioni Unite, entrato in vigore il 24 ottobre 1945, che al proprio art. 1 c.2 recita: “The Purposes of the United Nations are to develop friendly relations among nations based on respect for the principle of equal rights and self-determination of peoples, and to take other appropriate measures to strengthen universal peace”,
  • il Patto internazionale sui diritti civili e politici adottato nel 1966 ed entrato in vigore il 23 marzo 1976, che all’art. 1 c. 1 recita: “All peoples have the right of self-determination. By virtue of that right they freely determine their political status and freely pursue their economic, social and cultural development” e all’art. 1 c. 3 recita: “The States Parties to the present Covenant, including those having responsibility for the administration of Non-Self-Governing and Trust Territories, shall promote the realization of the right of self-determination, and shall respect that right, in conformity with the provisions of the Charter of the United Nations”.
  • L’Atto Finale di Helsinki del 1975 della “Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa” che sancisce il diritto per tutti i popoli di stabilire in piena libertà, quando e come lo desiderano, il loro regime politico senza ingerenza esterna e di perseguire come desiderano il loro sviluppo economico, sociale e culturale;

CONSIDERATO

  • la grande sofferenza cui sono stati sottoposti nella storia almeno dell’ultimo secolo i popoli catalano e curdo da parte dei rispettivi governi di dominio del territorio in cui da lungo tempo vivono;
  • la situazione attuale che prevede nei prossimi giorni la celebrazione per entrambi i popoli di un referendum di autodeterminazione:
    • il 25 settembre 2017 per il Kurdistan;
    • il 1° ottobre 2017 per la Catalogna.
  • pur nella diverisità e peculiarietà di ciascuno dei processi pacifici di autodeterminazione, la comune pressione indebita cui sono sottoposti dai rispettivi governi e stati dai quali oggi dipendono, con parziale soppressione o tentativo di soppressione dell’autogoverno e di basilari libertà e diritti civili ed umani;
  • il mancato rispetto del principio di autodeterminazione dei popoli e dei trattati e degli atti internazionali richiamati in premessa;
  • gli oggettivi travaglio e difficoltà vissute dal popolo catalano e dal popolo curdo nel percorso democratico di affermazione del proprio diritto all’autodeterminazione, alla libertà e alla felicità collettiva;
  • gli storici rapporti di amicizia tra il Popolo Veneto e il Popolo Catalano e il Popolo Curdo;

RIAFFERMATO

  • il diritto naturale ed inviolabile degli individui e dei popoli alla propria libertà ed autodeterminazione, e il dialogo e il rispetto come strumenti pacifici di composizione dei conflitti, ripudiando l’uso della forza e delle prevaricazioni;

ESPRIME

  • la propria solidarietà al Popolo Catalano e al Popolo Curdo, confermando la propria vicinanza e sostegno morale e spirituale al loro insopprimibile anelito alla libertà,

OFFRE

  • liberamente ad entrambi i Popoli Curdo e Catalano il proprio sostegno anche materiale, in particolare sugli aspetti di maggiore caratterizzazione della attività di autodeterminazione del Popolo Veneto, costituiti ad esempio, non esaustivo, da consulenze ed expertise per la creazione di strutture informatiche di cripto-stato e di cripto-valute, o ogni apporto concreto che possa risultare utile e ben accetto nel futuro dai Popoli Catalano e Curdo;

CHIEDE

  • alla Comunità internazionale ogni utile intervento al fine di garantire il diritto di esprimersi sull’autodeterminazione del Kurdistan e della Catalogna, attraverso i regolari e democratici referendum rispettivamente del 25 settembre 2017 e del 1° ottobre 2017.

Venezia, Repubblica Veneta, 22 settembre 2017

 

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CATALOGNA E KURDISTAN: QUALE IMPATTO SULL’INDIPENDENTISMO EUROPEO E MONDIALE?

CATALOGNA E KURDISTAN: QUALE IMPATTO SULL’INDIPENDENTISMO EUROPEO E MONDIALE?

21 Settembre 2017 1 Comment in editoriali news

Mentre la Spagna intraprende la strada della vergognosa repressione, abolendo l’autogoverno, i diritti civili e le libertà dei catalani nel cuore della civile Europa, le prossime settimane saranno importanti anche per capire quale strategie adotteranno in futuro altri movimenti indipendentisti nel mondo

Lo scontro per l’indipendenza catalana da istituzionale ieri si è trasformato in repressione dello stato spagnolo verso un movimento popolare trasversale che ha saputo reagire portando in piazza in poche ore molte decine di migliaia di catalani. Esso ha inoltre compattato il fronte di chi difende le istituzioni catalane dai clamorosi arresti di alte cariche della Generalitat, il governo catalano. Anche partiti non indipendentisti si sono schierati a fianco del diritto di decidere dei catalani e del loro diritto all’autogoverno. Il ricordo del franchismo è troppo vicino per non essere evocato e ben presente nei timori di chi ne ha sofferto la tragica persecuzione.

Ciò che abbiamo visto ieri in Catalogna non pensavamo si potesse proprio vedere nel cuore dell’Europa: Barcellona, prima ferita dagli attentati terroristici dell’Isis, ora viene calpestata nelle proprie libertà fondamentali e nei propri diritti civili dallo stesso stato spagnolo. Ciò è vergognoso!

Allargando la prospettiva, le prossime due settimane saranno molto importanti anche per affinare le strategie dell’indipendentismo in molte parti d’Europa e del mondo. Grazie alle “best practice” di Kurdistan e Catalogna, potremo tirare una riga ed effettuare alcune considerazioni importanti sullo stato dell’arte e sulle migliori scelte e percorsi da adottare da parte delle nazioni senza stato che vogliono entrare a far parte del club esclusivo degli stati indipendenti del mondo.

Abbiamo due diversi scenari infatti in corso. Da una parte il Kurdistan ha colto il momento storico per costruire prima dell’indipendenza l’ossatura del proprio stato, dotandosi di tutte le strutture fondamentali per il controllo del territorio. Compreso l’esercito, grazie ai circa 200.000 Peshmerga che hanno saputo costituire il più importante fronte di lotta contro lo stato islamico.

Dall’altro abbiamo la Catalogna, che si affida a una strada più classica del diritto internazionale, tentando di indire prima e di organizzare poi un referendum di indipendenza, attraverso le proprie strutture di autogoverno locale, che d’altro canto per quanto autonome fanno anche parte della struttura dello stato spagnolo e quindi ne sono soggette al controllo e persino agli atti di sospensione dell’autorità, come avvenuto ieri. Sarà da capire nei prossimi giorni e settimane se i Mossos, la polizia regionale catalana, in caso di scontro non componibile con lo stato spagnolo, potranno trasformarsi una sorta di milizia nazionale catalana, come avvenne per esempio in Slovenia, che grazie a ciò conquistò rapidamente la propria indipendenza, oppure se si confiderà solamente nella capacità di sconfiggere con l’azione civica pacifica la volontà repressiva del governo centrale spagnolo. Lo scopriremo in poche settimane.

Comunque vada a finire per quanto ora si può sapere, parliamo di modelli classici di conquista dell’indipendenza. Modelli più evoluti per ora paiono rimanere solo un privilegio del mondo anglosassone, dal Regno Unito, che ha permesso l’indizione di un referendum di indipendenza della Scozia, al Canada, che ha visto l’organizzazione di ben due referendum di indipendenza in Quebec. In tempi abbastanza recenti abbiamo anche visto l’esempio del Montenegro, in cui l’Unione Europea ha saputo giocare un ruolo importante di intermediazione con la Serbia per permettere l’organizzazione del referendum di indipendenza. Non si è ancora visto un esempio di azione della UE “interna”, per favorire la composizione democratica e pacifica di tali processi.

Proprio per tale ragione, unita alle condizioni particolari che ci caratterizzano, in primis l’assenza di una reale, affidabile, preparata e motivata classe dirigente indipendentista, per quanto riguarda il Veneto, noi abbiamo suggerito (e avviato) una strategia forse un po’ diversa, sicuramente non “classica”. Ovvero abbiamo teorizzato e cominciato ad introdurre ambiti più evoluti e sofisticati di “governo” al momento non controllati dallo stato italiano, in quanto non ancora esistenti e anche in futuro non “tracciabili” dall’Italia. È ciò che intendiamo quando parliamo di “economia” e “tecnologia”. Che altro non sono se non la realizzazione di un network relazionale internazionale di lobbying e di facilitazione degli affari da un lato e la creazione di una sovrastruttura informatica e di comunicazioni criptata tramite adozioni di particolari tecnologie innovative. Una volta completati questi due livelli di governo “intelligente”, il completamento della strategia di indipendenza sarà solo una questione operativa. Avremo infatti creato una struttura di stato più evoluta che facilmente avrà la meglio su quella obsoleta in uso allo stato italiano. Non ci sarà bisogno di alcun processo di “rottura”, in quanto probabilmente andremo anche a creare per osmosi le future strutture pure dello stato italiano, a quel punto “civilizzato”, oppure dei nuovi stati indipendenti che saranno maturi per sorgere.

Da un punto di vista più teorico, abbiamo introdotto un nuovo livello panarchico di governo, cosa che viene resa possibile dall’evoluzione economica, industriale e tecnologica degli ultimi decenni. Nel tempo esso sarà destinato prima a competere e quindi a sostituire i livelli di governo territoriale esistenti, per superiorità evolutiva. Non sarà quindi una rivoluzione, bensì un’evoluzione.

Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu

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KURDISTAN E CATALOGNA, UN 1-2 CHE PUÒ DARE IL KO AL CENTRALISMO STATALISTA

KURDISTAN E CATALOGNA, UN 1-2 CHE PUÒ DARE IL KO AL CENTRALISMO STATALISTA

19 Settembre 2017 0 Comments in editoriali news

Siamo alla vigilia di un grande momento di importanza storica. Per l’Europa occidentale, il referendum catalano potrà equivalere al crollo del muro di Berlino nell’Europa orientale, alimentando la volontà di indipendenza di Scozia, Fiandre e Veneto e di tutte le regioni storiche della UE

Il silenzio generale dei grandi commentatori sui grandi eventi di autodeterminazione dei popoli con i prossimi referendum di indipendenza di Kurdistan e Catalogna segna l’imbarazzo di molta parte delle élite politiche di gran parte degli stati centralisti.

Imbarazzo che talvolta lascia spazio al panico, come nel caso dei governi di Iraq e Spagna, dove traspare la sensazione di aver perso il controllo del territorio statale, a vantaggio di nuove realtà che emanano dai popoli.

Il Kurdistan darà inizio alle danze venerdì prossimo 25 settembre, coinvolgendo anche la provincia di Kirkurk nel voto del referendum di indipendenza, fortemente voluto dal presidente Barzani. Tale provincia non è curda da un punto di vista etnico, ma lo è diventata dal punto di vista socio-economico, poiché sono state le forze curde ad assicurarne la difesa e la stabilità, riconquistandola all’invasione dell’Isis, dopo che l’Iraq ne aveva perso il controllo. È inoltre particolarmente importante, per la presenza di un importante giacimento petrolifero, che garantirà al Kurdistan un’indipendenza anche economica di fatto. L’Iraq ovviamente protesta e in questi giorni approva misure tanto eclatanti quanto sterili che tentano di sottrarre il controllo legale del KirKurk ai curdi, ma il gioco appare disperato e senza speranza per Baghdad. L’ulteriore elemento che ha contribuito a creare le condizioni storiche favorevoli all’indipendenza del Kurdistan è dato proprio dalla sua natura di stato cuscinetto che si è venuto a formare tra potenze regionali che non sono riuscite a trovare un proprio equilibrio, Iran, Turchia, Iraq in primis, che con lo scoppio della guerra con lo Stato Islamico hanno visto gli eroici Peshmerga conquistarsi sul campo il diritto di fatto all’indipendenza, prima contenendo e quindi sconfiggendo l’Isis da un lato e nel contempo cementando il controllo del territorio, prima e più importante condizione propedeutica alla sovranità. Sarà quindi interessante nel prossimo futuro vedere se emergerà anche lo spazio per la creazione di un “grande” Kurdistan con la parte ora in territorio siriano e controllata sempre dai curdi, pur di altro orientamento politico rispetto al KDP di Barzani. Se ciò avverrà si concretizzerà la grande paura di Erdogan di un possibile collegamento con i curdi oppressi dalla Turchia, che costituiscono un quarto dell’intera popolazione dello stato turco.

Il prossimo 1° Ottobre sarà quindi la volta della Catalogna, che grazie a una classe dirigente indipendentista coraggiosa e preparata ha saputo ritagliarsi una finestra straordinaria per celebrare il proprio referendum di indipendenza. Referendum che vede il governo spagnolo di Rajoy disperatamente impegnato in una politica di censura e repressione d’altri tempi, che a molti fa temere un nuovo 1936. In realtà ciò che pare emergere in questi giorni è una straordinaria prova di unità e resistenza del Popolo Catalano. Ormai pare scontato che il governo catalano ad ogni livello abbia già intrapreso l’esercizio della sovranità e che a nulla possa servire il tentativo poliziesco e che puzza di regime antidemocratico da parte dello stato spagnolo di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. Qualche giorno Rajoy ha visitato Barcellona e ha dovuto rinchiudersi in una sala di un hotel, guardato a vista dalla Guardia Civil. Crediamo che il rapporto di fiducia e di normale obbedienza istituzionale tra il governo di Madrid e la classe dirigente catalana sia irrimediabilmente svanito. Anche il Popolo Catalano non ha più paura di mostrare la propria volontà di disobbedire al governo spagnolo, con manifestazioni di piazza continue contro i soprusi spagnoli che hanno ridato vita allo spirito dittatoriale di Franco.

Per quanto ci riguarda più da vicino, come europei, in particolare per l’Europa occidentale, il referendum di indipendenza della Catalogna ci pare un po’ un episodio analogo al crollo del muro di Berlino che aveva permesso all’Europa orientale di affrancarsi dal comunismo sovietico, dando vita a moltissimi nuovi stati indipendenti. Ora sembra di vivere la vigilia di quel momento, da questa parte d’Europa. Grazie a tale avvenimento storico sarà quindi più semplice ottenere l’indipendenza anche per altre regioni storiche d’Europa: la Scozia, le Fiandre, la Corsica, la Sardegna e il nostro Veneto in primis, dando vita all’allargamento interno dell’Unione Europea.

Comunque si svolgeranno, siamo alla vigilia di giorni di grande emozione e di fondamentale importanza storica nel segno della libertà.

Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu

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IL GOVERNO SPAGNOLO TOGLIE LA MASCHERA E CONTRO I PACIFICI CATALANI SPUNTA LA FACCIA DI FRANCO

IL GOVERNO SPAGNOLO TOGLIE LA MASCHERA E CONTRO I PACIFICI CATALANI SPUNTA LA FACCIA DI FRANCO

16 Settembre 2017 0 Comments in editoriali news

Mentre Rajoy fa lo stesso gioco dell’Isis contro Barcellona, se l’Europa ignorerà le repressioni antidemocratiche del governo spagnolo contro i catalani, si ritroverà un altro Erdogan dall’altra parte del mediterraneo

È giusto che l’Europa accetti le azioni intimidatorie del governo fascista spagnolo che impedisce l’esercizio democratico in una nazione profondamente europea come la Catalogna?

Vogliamo chiamare quello spagnolo governo fascista, in quanto la sua anima politica proviene dal Partido Popular, di cui il capo del governo Mariano Rajoy è espressione, che altro non è se non il figlio di Alianza Popular, una coalizione di forze franchiste, creata nel 1976 da Manuel Fraga Iribarne, ex ministro del governo di Francisco Franco.

Il predecessore di Rajoy, Josè Maria Aznar cadde anche in seguito alla clamorosa figura che fece in occasione dell’attentato dell’11 marzo 2004 a Madrid, quando mentì incolpando i baschi, cercando di strumentalizzare politicamente un atto terroristico avvenuto invece per mano di Al Qaida.

Anche oggi Rajoy di fatto ha deciso di affiancarsi ai terroristi dell’Isis che il 17 agosto scorso hanno ucciso 16 persone nell’attentato sulla via principale della città, la Rambla.

L’azione attuale del governo spagnolo è un altro atto di terrorismo psicologico e poliziesco condotto verso i catalani.

Insomma, Rajoy sta conducendo lo stesso gioco dell’Isis, contro la Catalogna, contro Barcellona. È d’altro canto normale che ciò avvenga per mano di un governo fascista, franchista.

Non è invece normale che l’Europa resti a guardare senza schierarsi dalla parte della libertà di decidere da parte dei catalani, dalla parte della democrazia, dalla parte della pacifica volontà di espressione politica della Catalogna.

Non è normale che gli Stati Uniti d’America restino passivi di fronte al tentativo di un governo erede del franchismo di reprimere le libertà fondamentali dei cittadini catalani, ponendo in stato d’accusa già 60.000 cittadini della Catalogna, tra cariche elette democraticamente e funzionari pubblici.

Non è normale che le Nazioni Unite restino inerti di fronte ai soprusi di un governo erede del regime di Franco che deliberatamente sta addirittura cancellando l’autonomia catalana, non solo l’indipendentismo, solo perché essa è espressione democratica del popolo catalano.

Quali saranno i prossimi passi del governo spagnolo illiberale e che pratica l’essenza stessa del fascismo franchista con le sue azioni di questi giorni? Forse dichiarare fuori legge gli indipendentisti prima e i catalani poi?

Con l’Eta la Spagna aveva avuto gioco facile, perché quella era un’organizzazione violenta e terroristica. Ma come può giustificare di fronte al mondo, di fronte all’Europa, la propria azione di repressione antidemocratica delle istanze democraticamente originate dei rappresentanti eletti dal popolo catalano?

Se l’Europa si girerà dall’altra parte facendo finta di non vedere, si porterà Erdogan in casa, ma dall’altra parte del Mediterraneo.

Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu

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