Aggiornamenti via Email
Movimento per l'indipendenza del Veneto
  • ADERISCI
  • CHI SIAMO
    • SOSTIENI L’INDIPENDENZA
    • EVENTI
    • AIUTA I VENETI IN CRISI
  • PROGETTO POLITICO
    • LE RAGIONI DELL’INDIPENDENZA
    • PROGETTO ISTITUZIONALE
  • E-SHOP
  • NEWS
  • CONTATTI
Dona

Categoria: news

VENETO BANCA, LA BRUTTA STORIA DELLA LEGA DI ZAIA, DI BRUNO VESPA E DELLE MOGLI DI CHI HA INNESCATO UNA BOMBA SOCIO-ECONOMICA PER IL VENETO

VENETO BANCA, LA BRUTTA STORIA DELLA LEGA DI ZAIA, DI BRUNO VESPA E DELLE MOGLI DI CHI HA INNESCATO UNA BOMBA SOCIO-ECONOMICA PER IL VENETO

12 Dicembre 2015 3 Comments in editoriali news

Sono molte le domande senza risposta da parte di personaggi eccellenti (e dei loro parenti) legati al potere dello stato italiano a vario titolo implicati nelle vicende delle Banche Popolari Venete

Zaia continua a dire che la lega e la politica non c’entrano nulla con lo scandalo di Veneto Banca che ha distrutto un patrimonio impressionante colpendo oltre 88.000 azionisti – che hanno perso in una notte l’80% del valore delle proprie azioni – e un numero indefinito di obbligazionisti e risparmiatori.

Sarà anche vero, ma alcune domande sorgono spontanee.
Perché la moglie di Trinca, già presidente di Veneto Banca, siede nella giunta comunale guidata della lega zaiana di Montebelluna, come riporta il sito del comune?

Analoghe domande sorgono spontanee per alcuni famosi personaggi megafono della politica, come il conduttore Bruno Vespa.

Risponde al vero che Bruno Vespa sia riuscito a vendere le proprie azioni di Veneto Banca verso la fine del 2014, quando Standard & Poor’s già aveva classificato Veneto Banca poco più che spazzatura e già da tempo moltissimi soci con piccole quote tentavano invano di riscattarle? Chiediamo a Bruno Vespa se sia vero che ha anche avuto il coraggio di dire di essere stato ben consigliato in merito.

Ci dicono infatti che Vespa sarebbe riuscito a vendere ben 205.000 azioni di Veneto Banca al prezzo massimo di 40.25 euro x un controvalore di oltre 8 milioni e cento mila euro, a quanto pare tramite il suo amico Consoli. Speriamo che Vespa smentisca queste notizie.

Altra curiosità: la moglie di Consoli e la moglie di Vespa hanno acquisito in società una masseria in Puglia di circa 550 ettari. Queste informazioni paiono essere comprovate da un verbale della guardia di finanza dopo le varie ispezioni che si sono susseguite in Veneto Banca dall’anno scorso. Anche in questo caso speriamo che Vespa smentisca queste notizie.

Dulcis in fundo, l’estromesso ex presidente della suddetta banca e compagno di merende di Consoli, il già citato sig. Trinca è tutt’oggi presidente di BIM, la banca d’affari del gruppo che Veneto Banca non è riuscita a vendere alla Banca Svizzera Italiana lo scorso mese.

Perché con queste notizie mai smentite continuare a dare fiducia da un lato all’attuale management di Veneto Banca che continua ad essere legato alla vecchia gestione e a chi gestisce la politica veneta che nomina come propri assessori le mogli dei responsabili della bomba socio-economica che sta dilaniando le famiglie e le imprese venete?

A chi legge le risposte. Noi da tempo le abbiamo già date e per questo operiamo per una sana moderna indipendenza del Veneto che ci sleghi dalla commistione con il marcio sistema italiano e ci consenta di entrare a far parte del mondo civile.

Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu

Read More
I DESAPARECEDISOS DEL JOBS ACT

I DESAPARECEDISOS DEL JOBS ACT

11 Dicembre 2015 0 Comments in editoriali news

Alcune considerazioni sull’occupazione

renziLe disposizioni in merito al contratto di lavoro a tutele crescenti contenute nel Decreto Legislativo 23/2015 e facenti  parte del complesso di norme di riforma del mercato del lavoro, comunemente chiamato Jobs Act, nelle intenzioni del governo italiano sono state approntate per favorire le assunzioni a tempo indeterminato.

Vediamone gli effetti dopo 8 mesi di applicazione. Il provvedimento entra in vigore il 7 marzo 2015. I dati Istat, (http://www.istat.it/it/archivio/175137 vedi serie storiche) con riguardo agli occupati a tempo indeterminato relativi a quel mese, ci forniscono questa cifra,: 14.549.735 unità.

Ad ottobre 2015, ultimi dati disponibili, stessa fonte, quel numero scende a 14.527.094: ben 22.641 occupati a tempo indeterminato in meno.

Relativamente al lavoro dipendente a tempo determinato, i numeri sono i seguenti: marzo 2015: 2.295.854 unità; ottobre 2015: 2.486.037 unità, cioè 190.183 in più.

Diminuiscono i lavoratori a tempo indeterminato, aumentano quelli a termine.

Il governo si è ben guardato dal riconoscere questo clamoroso fallimento e ha spostato l’attenzione su un altro dato, il tasso di disoccupazione, sceso all’11,5%, e celebrato come  il dato più basso da tre anni a questa parte. Ma il governo ha davvero motivo di festeggiare?

Per rispondere, proseguiamo nella nostra brevissima analisi. Abbiamo preso in considerazione i dati relativi al lavoro subordinato, sia a termine che a tempo indeterminato. Mancano ancora, come li definisce l’ISTAT, i  “lavoratori indipendenti”, o autonomi. A marzo 2015 erano 5.487.511 e ad ottobre 5.430.084 cioè 57.427 in meno.

Il totale delle persone occupate risulta dunque essere:

  • marzo 2015:    14.549.735+2.295.854+5.487.511=22.333.100
  • ottobre 2015:  14.527.094+2.486.037+5.430.084=22.443.215

E i disoccupati?

  • marzo 2015:    3.152.861
  • ottobre 2015:  2.927.043

Nel periodo considerato l’occupazione complessiva è salita di 110.115 unità, i disoccupati invece sono diminuiti di ben 225.818 unità. Il tasso di disoccupazione, che si calcola così:

disoccupati/(occupati+disoccupati)%

passa da marzo ad ottobre  dal 12,4% all’11,5%.

Tutto bene allora? Forse no. Per cominciare: dove sono finiti quei 115.000 disoccupati che non hanno trovato impiego e pur tuttavia son spariti dalla contabilità? Beh, è ragionevole pensare che siano andati ad ingrossare le fila di quelli che vengono chiamati “inattivi”, persone in fascia d’età lavorativa 15-64 anni, che addirittura non cercano più il lavoro. Ma quest’informazione, il tasso di disoccupazione, mica ce la fornisce. E non è cosa da poco, perché i “desaparecidos” (115.703) superano addirittura i nuovi occupati (110.115).

Sarebbe tempo che, sia il governo, sia gli organi di informazione, quando trattano di lavoro, prendessero in considerazione e ragionassero su un numerino molto più significativo: il tasso di occupazione, il quale misura il rapporto tra gli occupati e la popolazione potenzialmente attiva, costituita da occupati, disoccupati e inattivi in età lavorativa (tra i 15 e i 64 anni per l’Istat e 20-64 anni per Eurostat):

occupati/(occupati+disoccupati+inattivi)%

Questo tasso, e non quello di disoccupazione, viene preso in considerazione quando si parla di lavoro in Europa. Tant’è che l’Unione Europea, con il piano strategico Europa 2020 http://ec.europa.eu/europe2020/europe-2020-in-a-nutshell/index_it.htm , ha fissato cinque ambiziosi obiettivi in materia di occupazione, innovazione, clima/energia, istruzione e integrazione sociale, da raggiungere entro il 2020. E, con riguardo al lavoro, il target da raggiungere, guarda caso, è proprio il tasso di occupazione che è stato fissato al 75%.  Perché è interessante questo numero? Perché ci rivela qual è la percentuale di persone che lavorano sul totale di persone che possono lavorare. Attualmente il tasso di occupazione medio europeo (28 paesi) si attesta al 68% circa.

E qual è il tasso di occupazione in Italia? Ad ottobre 2015 era il  56,3%.

A questo punto vediamo di approfondire un po’ chiedendoci: quante sono le persone che possono lavorare in Italia? Con un semplice calcolo, dati gli occupati e dato il tasso, calcoliamo che la popolazione attiva è costituita da  39.863.615 individui.

Solo 22.443.215 però lavorano effettivamente mentre altri 2.927.043 sono alla ricerca di lavoro.

Il dato sconcertante, dunque, è che ben 14.493.357 italiani un’occupazione non ce l’hanno, non la cercano e vengono accuratamente ignorati dalle statistiche e dall’informazione/propaganda governativa.

Proseguiamo nella nostra analisi e chiediamoci:

  1. l’obiettivo europeo di un tasso di occupazione del 75% è ragionevole?
  2. se sì, quanto manca all’Italia per raggiungerlo?
  3. il tasso di disoccupazione all’11,5% è significativo?
  1. la risposta al primo quesito è: sicuramente sì. Anzi, quel tasso è già superato da 5 Paesi europei: Svezia, Germania, Paesi Bassi, Danimarca e Austria mentre altri 5, tra cui il Regno Unito, ci sono vicinissimi. D’altro canto è perfettamente normale che una persona decida di lavorare qualora sia possibile e conveniente farlo. Anche in Italia, che pur si colloca al quartultimo posto in Europa.  L’Alto Adige ad esempio, ( http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCCV_TAXOCCU ) con un 70,7%  complessivo è sicuramente sulla buona strada. Il Veneto invece, occupa sì il 73,4% della popolazione maschile attiva, ma solo il 54,7% di quella femminile. La media complessiva si abbassa perciò al 64,1 % evidenziando problemi di accesso al lavoro per le donne non banali; caratteristica tra l’altro che contraddistingue l’intera penisola.
  1. La riposta è facile. Innanzitutto troviamo quale dovrebbe essere il numero di occupati data la popolazione attiva, 39.863.615, ed il tasso di occupazione al 75%:

39.863.615 x 75% =  29.897.710

Poi sottraiamo da questo numero gli occupati effettivi ad ottobre 2015:

29.897.710 – 22.443.215 =  7.454.495

Questi sono gli occupati che mancano all’appello per raggiungere l’obiettivo del 75%. Questo numero ci rivela anche che, oltre ai 2.927.043 disoccupati attuali noti, vi sono ben 4.527.452 persone fuori da ogni evidenza statistica che potrebbero e dovrebbero lavorare se vi fossero le condizioni ambientali per poterlo fare e che invece non sono nemmeno alla ricerca di lavoro. Ci rendiamo conto di quale potenziale umano si sta sprecando in questo paese?

  1. Al teerzo quesito la risposta è no, soprattutto alla luce dei ragionamenti condotti finora. Utilizziamo il dato appena trovato, 7.454.495, per indicare i disoccupati e ricalcoliamo il tasso di disoccupazione:

tasso disocc.:  7.454.495 / (22.443.215 + 7.454.495)% =  24,93%

Ecco un tasso di disoccupazione più veritiero e significativo. Come si vede, il sistema Italia ha distanze siderali da percorrere; altro che 11,5% con annessi brindisi e festeggiamenti.

Lascio al lettore un’altra interessante analisi: quella relativa all’occupazione per classi d’età (Tab. 5 delle serie storiche ISTAT). Anticipo solo che i dati sono deprimenti e confermano che per i giovani, ma anche per coloro che, un po’ più maturi, si trovano nella fascia d’età in cui normalmente si mette su famiglia, non c’è scampo.

Infatti, la tendenza generale all’incertezza del lavoro, quando si trova o si vuole creare, colpisce pesantemente proprio loro. Inoltre, mediamente, godono di redditi più bassi, hanno difficoltà ad accedere al credito (es. mutuo per acquisto abitazione o finanziamenti per nuove imprese), andranno in pensione più tardi e con importi risibili rispetto alle generazioni che li hanno preceduti.

Un quadro occupazionale desolante, insomma, che sommato all’abnorme debito pubblico, all’abbandono di ogni forma, anche blanda, di spending review, alla pressione fiscale folle, all’insostenibilità del sistema pensionistico (che peggiora ulteriormente rispetto al 2014: vedi http://www.globalpensionindex.com/ indice del 2015), alla malagiustizia, al peggioramento palpabile dell’educazione e della formazione, sta avviando rapidamente il paese dov’è giusto e tempo che vada. In malora.

Gianfranco Favaro
Delegazione dei Dieci della Repubblica Veneta

Read More
POLITICI ITALO-VENETI: PRIMA MANGIANO CON LE BANCHE E POI LE SCARICANO

POLITICI ITALO-VENETI: PRIMA MANGIANO CON LE BANCHE E POI LE SCARICANO

8 Dicembre 2015 15 Comments in editoriali news

Zaia connivente con la mala gestio di Veneto Banca? Di fronte alla bomba socio-economica creata ha una sola scelta: dimettersi

zaia-vbStiamo assistendo a un vergognoso spettacolo bipartisan da parte dei politici veneti e friulani di ogni partito, con capofila gli ineffabili Zaia (LEGA) e Serracchiani (PD). Per anni i parassiti politici hanno assistito conniventi alle malefatte delle banche locali, ricevendo anche un sostegno di fatto alle loro politiche clientelari e delle elargizioni senza garanzie al salottino degli amici che costituivano la cordata necessaria a garantire le loro poltrone, attraverso la classica gattopardesca compravendita di consenso.

Oggi, una volta spolpate le vacche delle varie banche locali, ingrassate artificialmente per anni col testosterone dei crediti deteriorati, tanto da distruggere il valore di risparmi, obbligazioni ed azioni di un esercito impressionante di veneti, questi stessi politici supplicano il governo perché faccia intervenire la Cassa Depositi e Prestiti o altri meccanismi pubblici in cui alla fine paga ancora il pantalone veneto fesso, abituato a lavorare un’ora in più al giorno per mantenere i furbi.

Veneto Banca, per venire all’ultimo esempio, come sappiamo bene era un colabrodo, ma c’è chi come Zaia che ancora si ostina a difenderla come istituto che ha “contribuito a rendere grande questo territorio” e “aiutato il nostro sistema imprenditoriale a reggere l’urto della crisi”. Invece di chiedere chiarezza per mandare in galera chi ha gestito in modo criminale l’istituto e magari impegnarsi affinché la Regione Veneto si costituisca come parte civile contro i furfanti, ora implora Renzi, Padoan, Visco e Draghi perché creino il “salvagente politico”, così come hanno fatto per le quattro “banche amiche” in centro Italia.

Una domanda allora nasce spontanea: Zaia era politicamente connivente con chi ha amministrato in modo colpevolmente fallimentare Veneto Banca distruggendo il valore delle azioni di 88.000 soci e i risparmi di un numero impressionante di veneti?

Non siamo di certo noi a dare tali giudizi sull’operato dell’amministrazione della banca di Montebelluna, bensì Bankitalia prima e Standard & Poor’s poi, solo per citare un paio di fonti autorevoli. Pure in presenza di un panorama tanto autoevidente, ancora oggi il governatore del Veneto invece si erge a difensore degli amministratori di Veneto Banca responsabili di questa bomba socio-economica. Una domanda sorge spontanea: forse ne è legato in modo indissolubile da qualche accordo inconfessabile?

Di fronte a tale scenario, ancor più emerge che il maggior valore che i soci potranno difendere nell’assemblea del 19 dicembre  è quello ETICO. E potranno farlo solo votando NO alla trasformazione in Spa: votare SI significherebbe infatti avallare le scelte allucinanti finora fatte dalle amministrazioni della banca, condannandola all’inevitabile declino.

Il valore etico in estrema sostanza è anche il valore più alto che oggi possono tutelare, difendendo anche di conseguenza il valore economico delle proprie azioni nel medio termine.

In tal modo essi di fatto sapranno costituire un precedente importante e di valore storico condanneranno l’evidente azzardo morale compiuto da chi ha distrutto il valore delle proprie azioni, nel generale silenzio e connivenza della classe politica e dirigente locale.

A quel punto, di fronte al disastro totale creato nel tessuto socio-economico veneto da Veneto Banca, anche a chi l’ha appoggiata politicamente, costituendone di fatto il massimo garante istituzionale locale, resterà una sola scelta di dignità: dimettersi.

Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu

Read More
SAVE THE DATE – Cena per gli Auguri di Natale con Plebiscito.eu

SAVE THE DATE – Cena per gli Auguri di Natale con Plebiscito.eu

5 Dicembre 2015 0 Comments in editoriali news

SAVE THE DATE – Cena per gli Auguri di Natale con Plebiscito.eu il prossimo lunedì 21 dicembre a Preganziol.

—

AVVISO: LE PRENOTAZIONI SONO CHIUSE

auguri1

—

Cari amici di Plebiscito.eu,

il prossimo lunedì 21 dicembre ci troveremo a cena per scambiarci gli Auguri di Natale e di Buone Feste.

L’appuntamento è alle ore 20, presso l’Agriturismo Le Colonie in Via Munara 37 a Sambughè di Preganziol  (dal Terraglio si gira verso il Lando e si prosegue 3 km).

Il prezzo fisso della cena è di euro 26,00. Tutti i prodotti sono bio e di produzione propria.

Il menù prevede:

  • 2 antipasti (polenta formaggio funghi + affettati e radicchio sott’olio)
  • bis di primi (a scelta tra: gnocchi al sugo d’anatra, pasticcio con radicchio o altro, risotto con radicchio o altro)
  • secondo (spiedo misto: maiale costine, pollame, cappone) contorni
  • dolce
  • acqua vino (prosecco e cabernet sauvignon) caffè

—

AVVISO: LE PRENOTAZIONI SONO CHIUSE

—

Read More
VENETO BANCA: CARI SOCI, MANDATELI TUTTI IN GALERA

VENETO BANCA: CARI SOCI, MANDATELI TUTTI IN GALERA

3 Dicembre 2015 13 Comments in editoriali news

Quando il valore dei propri risparmi è stato distrutto dall’azione colpevole della dirigenza dell’Istituto di Montebelluna, in connivenza con la classe politica e dirigente locale, il valore più importante da difendere per i soci è quello etico, che si preserverà votando NO alla trasformazione in Spa nell’assemblea del 19 dicembre.

veneto-bancaPensiamoci un attimo. Tanto oramai tutto è perduto per gli azionisti di Veneto Banca: le loro azioni sono diventate carta straccia, svalutate di oltre l’80%, dopo che ieri sera il Cda ha fissato in 7,30 € il valore delle azioni per chi intendesse chiedere di avvalersi del diritto di recesso. Diritto tra l’altro sospeso o meglio ostacolato dai paletti precisi fissati da Banca d’Italia su input del Governo . A questo punto nell’assemblea del 19 dicembre i soci potrebbero anche prendersi una bella soddisfazione e votare in maggioranza NO alla trasformazione in Spa, così facendo commissariare la banca e mandando in galera i responsabili di questo disastro per i molteplici reati di cui si sono resi responsabili.

Perché avallare un piano ben preciso mirato a distruggere il loro investimento? Perché difendere chi ha inferto un durissimo colpo al pubblico risparmio?

Votando NO alla trasformazione in Spa di VENETO BANCA i soci potranno neutralizzare de facto gli effetti di una legge dalla dubbia costituzionalità, bloccando il piano di collocamento in Borsa che non farebbe che appiattire definitivamente il valore delle loro azioni al livello di riferimento che ieri sera il Consiglio di Amministrazione ha voluto fissare deliberatamente al valore più basso possibile per diminuire il potere contrattuale dei vecchi soci in modo ricattatorio.

Il valore più grande che i soci inoltre difenderebbero votando NO nell’assemblea del 19 dicembre è quello ETICO, che in estrema sostanza è anche il valore più alto che oggi possono tutelare, difendendo anche di conseguenza il valore economico delle proprie azioni nel medio termine. Ciò vale a maggior ragione dopo che Standard & Poor’s sempre ieri ha dato ancora una volta una pessima pagella a Montebelluna (rating B+ con outlook negativo).

Se i soci sapranno resistere alle 1000 sirene che già si stanno muovendo convincendole a “difendere le mutande bucate” (tra l’altro ben chiuse in una teca trasparente, dato che il loro diritto di recesso è stato sospeso) che la dirigenza (che tra l’altro ha nominato una nuova vicepresidente che pare non brillare storicamente per trasparenza) ieri a notte fonda gli ha concesso in cambio dei loro risparmi e se nell’assemblea del 19 dicembre voteranno NO alla trasformazione di VENETO BANCA in Spa, essi prenderanno la decisione migliore e più razionale a difesa dei propri interessi e dell’interesse generale.

In tal modo essi di fatto condanneranno l’evidente azzardo morale compiuto da chi ha messo a grave repentaglio il valore dei propri risparmi, nel generale silenzio e connivenza della classe politica e dirigente locale.

Tra l’altro con tale decisione essi sapranno costituire un precedente importante e di valore storico che bloccherà l’evidente piano simile in atto anche per la Banca Popolare di Vicenza che seguirà di qui a poco.

Cari Soci di Veneto Banca, mandate in malora e in galera tutti i maledetti responsabili della distruzione dei vostri risparmi.

Gianluca Busato
Presidente Plebiscito.eu

Read More
  • 42
  • 43
  • 44
  • 45
  • 46
  • 47
  • 48
  • 49
  • 50
  • 51
  • 52
  • 53
  • 54
  • 55
  • 56
  • 57
  • 58
  • 59
  • 60
  • 61
  • 62
  • Aderisci
  • Chi Siamo
  • Progetto
    • Candidati per l’indipendenza
  • E-Shop
  • News
  • Contatti

Copyright © 2022 Plebiscito.eu. Tutti i diritti riservati. - Privacy Policy