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Categoria: news

LA REPUBBLICA VENETA AVRÀ PRESTO UNA PROPRIA VALUTA DIGITALE

LA REPUBBLICA VENETA AVRÀ PRESTO UNA PROPRIA VALUTA DIGITALE

15 Gennaio 2016 23 Comments in editoriali news

blockchainEntro il 2016 prevediamo la partenza di un sistema economico pubblico sperimentale della Repubblica Veneta basato su criptomoneta sviluppata con tecnologia blockchain. I cittadini veneti che godranno dei prerequisiti potranno richiedere la cittadinanza veneta digitale pagando una piccola somma in valuta digitale e quindi usufruire dei servizi offerti dalla Repubblica Veneta pagando sempre con tale valuta digitale le tasse, che saranno minime.

Sarà inoltre data la licenza ad operare ad una criptobanca centrale veneta che avrà il compito di mettere in circolazione tale valuta digitale secondo regole che saranno rese note a tempo debito. La criptobanca centrale veneta potrà anche acquistare Titoli Pubblici emessi dal Governo Veneto, pagandoli sempre con valuta digitale.

I cittadini veneti potranno procurarsi le valute digitali tramite i sistemi di cambio che saranno resi disponibili e che permetteranno di scambiare valute tradizionali in loro possesso (euro, dollari, altre criptomonete come i bitcoin) con la valuta digitale veneta. Si prevede inoltre la possibilità di interscambio direttamente nel mercato tramite le piattaforme di trading disponibili.

I cittadini veneti potranno procurarsi le valute digitali anche tramite ricompensa nel caso mettano a disposizione le proprie risorse computerizzate di calcolo come “minatori digitali”, intervenendo direttamente nel processo decentralizzato di produzione delle criptomonete (vagliato e garantito dalla criptobanca centrale veneta).

I cittadini veneti potranno ottenere le valute digitali anche lavorando come attivisti per la Repubblica Veneta che li ricompenserà in base al servizio fornito con tale criptomoneta.

I cittadini veneti potranno custodire le proprie valute digitali da sé oppure tramite appositi fornitori di servizi che riceveranno regolare autorizzazione dalla criptobanca centrale veneta.

Il sistema opererà in compatibilità con le leggi internazionali in ambito valutario.

Ufficio Ricerche – Plebiscito.eu

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INDIPENDENZA DEL VENETO SEMPRE PIU’ NECESSARIA PER NON DISTRUGGERE IL NOSTRO “CAPITALE UMANO”

INDIPENDENZA DEL VENETO SEMPRE PIU’ NECESSARIA PER NON DISTRUGGERE IL NOSTRO “CAPITALE UMANO”

14 Gennaio 2016 7 Comments in editoriali news

The Human Capital Report 2015 è uno studio del World Economic Forum che dimostra l’assoluta inadeguatezza delle risorse umane italiane per competere nel mondo globale.

Risulta impressionante scoprire quanto l’Italia sia messa male sotto il profilo del “capitale umano”, in particolare nelle fasce più giovani (15-24 anni e 25-54 anni). Ciò risulta ancor più grave considerato il fatto che lo stato italiano dovrebbe appartenere ad un insieme di paesi in cui il fattore principale di sviluppo è dato dall’innovazione, per la quale il fattore umano è sempre più cruciale.

Secondo l’ultimo rapporto del World Economic Forum, gli italiani tra 15 e 24 anni risultano completamente estranei al mondo del lavoro dove arrivano tardi e male, o non arrivano proprio (118° al mondo), con un sistema di istruzione da terzo mondo (57° per qualità al mondo).

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I risultati sono ancor più drammatici nella fascia 25-54 anni, che dovrebbe rappresentare il motore propulsivo del Paese. Il tasso di partecipazione della forza lavoro vede l’Italia 92° al mondo! Ciò si spiega, tra l’altro, con la pessima preparazione del “capitale umano” italiano che in questa fascia di età è al 62° posto al mondo per raggiungimento di titoli di studio di istruzione universitaria.

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Il rapporto completo si può scaricare da http://www.weforum.org/reports/human-capital-report-2015.

La fotografia non tiene conto delle disparità regionali, che con ogni probabilità dovrebbero essere significative, come testimoniano le ultime classifiche OCSE disponibili a livello regionale.

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Tali statistiche dimostrano come il Veneto abbia le carte in regola per competere nel mondo sviluppato. L’indipendenza del Veneto diventa pertanto fondamentale per portare il nostro “capitale umano” a livello dei Paesi più civilizzati e per non farlo deteriorare da un sistema di istruzione da terzo mondo.

Per ottenerla, sostieni Plebiscito.eu e diventa attivista in 30 secondi da http://blog.plebiscito.eu/entra-nella-squadra/.

Ufficio Ricerche- Plebiscito.eu

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VECCHI FANTASMI SI AGITANO IN EUROPA CON UN VESTITO NUOVO

VECCHI FANTASMI SI AGITANO IN EUROPA CON UN VESTITO NUOVO

11 Gennaio 2016 8 Comments in editoriali news

Neofascismi, neonazismi e oscurantisti tentano di mascherarsi come nuovi difensori della donna che in realtà hanno sempre umiliato in modo vergognoso

Schermata 2016-01-11 alle 21.06.35Ad un secolo di distanza, molti nodi irrisolti in Europa e non solo rischiano di portarci a fare gli stessi errori di allora. La matrice comune è l’oscurantismo, che di volta in volta si traveste sotto forme diverse. Dall’antisemitismo alla discriminazione verso i più deboli, dalla violenza politica al fanatismo religioso (di tutte le religioni), un mix preoccupante di cui sono intrise i peggiori ideologismi, purtroppo ancora vivi e vegeti nella loro forma deteriore di fantasmi delle società civili.

I fatti di Capodanno avvenuti a Colonia e in altre città tedesche ed europee hanno tra le altre cose scoperchiato il vaso di pandora dell’ipocrisia che si nasconde sotto il mimetismo della armamentario ideologico storicamente più intollerante verso le donne che oggi si traveste per ironia della storia da iperfemminismo.

Il ricordo delle ombre del nostro passato dovrebbe essere ben impresso nella nostra memoria. Il dramma invece è che oggi molti occidentali sono convinti di essere al di sopra di ogni sospetto su tali punti, dimenticandosi, per limitarci al nostro Veneto, che una donna sposata che aveva un solo figlio (non parliamo di quelle senza figli, o da sposare), solo venti o trent’anni fa veniva presa sottobraccio dal prete per capire se aveva qualche problema particolare.

Ci siamo forse dimenticati di un noto proverbio veneto “la dona gà da piaxar, taxar e star in caxa”? Credo che tutt’ora in campagna sia usato, magari solo in forma ironica. E le “città” in Veneto per molti aspetti sono una forma di prosecuzione delle campagne, come sappiamo bene.

Non voglio certo nascondere la drammatica situazione delle donne in molte parti del mondo, ma credo sia fondamentale evitare di lavarsi la coscienza quando abbiamo ancora molta strada da fare a casa nostra.

Se qualcuno ha dubbi, andiamo a vedere un altro campo dell’emancipazione femminile, il lavoro. E magari ripassiamoci le statistiche sull’occupazione, che sono poco ideologiche e molto pratiche.

Come ci ricorda Gianfranco Favaro in suo recente articolo, “il Veneto occupa sì il 73,4% della popolazione maschile attiva, ma solo il 54,7% di quella femminile. La media complessiva si abbassa perciò al 64,1 % evidenziando problemi di accesso al lavoro per le donne non banali; caratteristica tra l’altro che contraddistingue l’intera penisola”.

Non vi pare questa cari colleghi maschi una violenza bella e buona? Certo, non sarà uno stupro, ma ne è una precondizione, perché una donna che non lavora è più debole di una che lavora e quindi esposta ad ogni tipo di violenza, in primis l’ipocrisia di chi ora si scopre femministo solo perché così riesce a nascondere il proprio razzismo e la propria xenofobia sotto mentite spoglie.

Chi oggi crea un’opera di sdoganamento delle destre nazionaliste e xenofobe con la scusa dell’emergenza rifugiati, si presta a favorire nuovamente lo stesso errore che un secolo fa ha dilaniato l’Europa e il mondo. Allora c’era la caccia all’ebreo, oggi invece qualcuno propone la caccia al musulmano. Dietro alle svastiche e ai suoi surrogati politici stile Salvini c’è solo miseria, morte e ancora più violenza e imbecillità.

È necessario alzare sicuramente alta la guardia di fronte alla violenza che si è manifestata, probabilmente anche in modo organizzato, a Colonia e in molte altre città. Dobbiamo far rispettare in modo duro e rigoroso le nostre leggi e insegnare le nostre regole di convivenza civile a chiunque sia nostro ospite, come già scrissi qualche giorno fa, ma è altrettanto prioritario lasciare nella discarica della storia i fantasmi del passato che oggi si ripresentano con il vestito tirato a nuovo. Con la stessa rigorosa tolleranza zero. Così come se la minaccia provenisse dall’altra parte, come ad esempio avveniva quarant’anni fa con la violenza brigatista e comunista.

Il neofascismo leghista e il neonazismo dell’estrema destra tedesca e francese non c’entrano nulla né con la civiltà né, per quanto ci riguarda, con l’indipendenza del Veneto e con un’Europa più serena, pacifica ed evoluta.

Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu

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CATALOGNA, CORSICA, SCOZIA: L’INDIPENDENTISMO PRENDE FORZA IN TUTTA EUROPA, IL VENETO NE APPROFITTI CON PLEBISCITO.EU

CATALOGNA, CORSICA, SCOZIA: L’INDIPENDENTISMO PRENDE FORZA IN TUTTA EUROPA, IL VENETO NE APPROFITTI CON PLEBISCITO.EU

11 Gennaio 2016 7 Comments in editoriali news

La differenza tra le regioni europee che riprendono con vigore la marcia verso l’indipendenza e il Veneto è dato dalla presenza a Venezia di una dirigenza compromessa con il sistema marcio italiano. È giunta l’ora di sostenere l’organizzazione che ha saputo imporre la questione veneta nel mondo.

L’elezione di Carles Puigdemont quale 130° Presidente della Generalitat da parte del Parlamento Catalano è un fatto politico importante per tutta Europa, che segna la ripresa con nuova forza dell’indipendentismo in tutto il vecchio continente, subito dopo altri passi decisivi in avanti anche in altre regioni europee, in primis la Corsica, dove nelle ultime elezioni regionali di dicembre si è registrata la storica vittoria degli indipendentisti guidati da Gilles Simeoni.
In Catalogna infatti, nel momento in cui lo stato spagnolo si trova nello stallo più assoluto, senza una maggioranza praticabile dopo le ultime elezioni politiche, le forze indipendentiste hanno saputo trovare un accordo e un equilibrio, per il quale è stata fondamentale la scelta di grande coraggio e di cuore da parte di Artur Mas che ha rinunciato alla presidenza per includere nella maggioranza di governo la sinistra indipendentista del CUP.
Le parole con cui Carles Puigdemont ha iniziato la propria presidenza non lasciano ora spazio ad alcun dubbio, imprimendo un’accelerazione straordinaria al processo indipendentista.

PuigdemontLa nuova fase catalana si coniuga con la forza e la sostanza acquisita in Scozia dallo Scottish National Party dopo le elezioni britanniche, in cui gli indipendentisti scozzesi hanno conquistato praticamente tutti i seggi a Westminster. Tale vittoria ha permesso al First Minister di Edimburgo Nicola Sturgeon di riportare l’indipendenza della Scozia nell’agenda politica. Tale questione potrebbe emergere in modo dirompente subito dopo il referendum sulla questione Brexit (la permanenza o meno del Regno Unito nell’Unione Europea).
Scozia e Catalogna in particolare dimostrano quindi una volta di più di avere leader determinati a difendere i propri cittadini. E tale leadership è ora diffusa, se è vero che i leader delle passate battaglie, Alex Salmond e Artur Mas, hanno saputo fare scelte di grande coraggio in momenti cruciali e trovare dei continuatori della propria opera di straordinario valore, quali appunto Nicola Sturgeon e Carles Puigdemont.

Se Scozia e Catalogna, e ora anche la Corsica, ritrovano quindi il momento propizio nella propria marcia per l’indipendenza, cosa possiamo dire per il Veneto?
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Le analisi degli osservatori di tutto il mondo hanno finora infatti citato questi esempi come tra i più significativi del fenomeno di frammentazione dei poteri in un processo di “allargamento interno” dell’Unione Europea, pure chiamata ad un 2016 molto impegnativo su molte questioni d’attualità.
Facciamo allora un passo indietro e verifichiamo quali siano stati negli ultimi due anni i fenomeni che hanno portato la questione dell’indipendenza nell’agenda politica delle tre regioni citate.

Scozia
Si tiene il referendum per l’indipendenza il 18 settembre 2014. Vincono i no.
Segue successo elettorale dello Scottish National Party che vince quasi tutti i seggi scozzesi nelle elezioni politiche britanniche.
Il nuovo First Minister di Scozia Nicola Sturgeon ora ripropone in agenda nuovamente l’indipendenza.

Catalogna
Si tiene il referendum consultivo per l’indipendenza il 9 novembre 2014, con vittoria dei Sì, ma senza quorum della maggioranza assoluta.
Si tengono le elezioni regionali plebiscitarie il 27 settembre 2015, con vittoria del fronte indipendentista.
Il 10 gennaio 2015 il Parlamento catalano elegge il nuovo Presidente della Generalitat Carles Puigdemont, che avvia il processo costituente per l’indipendenza.

Veneto
Si tiene il referendum per l’indipendenza il 16-21 marzo 2014, organizzato da Plebiscito.eu, con vittoria schiacciante dei Sì e superamento del quorum della maggioranza assoluta. Ha inizio a una forma di diritto veneto basato su un quadro di consuetudini che ha iniziato da allora a prendere forma e vitalità, pur non avendo alcun riconoscimento internazionale.
La regione Veneto non si rivolge invece al Consiglio d’Europa e alla Venice Commission per difendere i risultati del Plebiscito Digitale e approva invece una nuova legge referendaria, bocciata dalla Corte costituzionale.
Zaia vince nettamente le elezioni regionali il 31 maggio 2015, mentre le liste indipendentiste minori prendono pochi voti. Le liste Veneto Sì / Plebiscito.eu non si sono presentate.
Zaia a dicembre abbandona il percorso per l’indipendenza dichiarandosi a favore di un’autonomia senza leva fiscale.
Gianluca Busato, presidente di Plebiscito.eu, fa ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo contro la sentenza della Consulta e ripropone internazionalmente il tema dell’indipendenza del Veneto.

I tratti comuni sono che in Scozia, in Catalogna e anche in Veneto sta emergendo o è già emerso un forte consenso (nel caso del Veneto plebiscitario) per l’indipendenza.

L’aspetto differenziante è invece che in Scozia e Catalogna si sono formate leadership regionali che difendono gli interessi di scozzesi e catalani. Nel caso del Veneto abbiamo una leadership regionale che fa gli interessi dello stato italiano, a danno dei cittadini veneti. Non si spiega altrimenti infatti la passività della regione Veneto di fronte alla sentenza della Corte costituzionale italiana che aveva bocciato la sua legge regionale 16/2014: perché infatti Zaia non ha ricorso anche lui alla CEDU per difendere un provvedimento legittimo? Perché non ha nemmeno fornito spiegazioni, limitandosi a una semplice presa d’atto? Purtroppo l’azione della sua giunta si limita a una propaganda di facili temi improntati alla xenofobia, al no-euro e al populismo, disinteressandosi completamente della vera questione che attanaglia il Veneto, ovvero il furto coloniale delle nostre risorse fiscali e l’imprigionamento in un sistema istituzionale incivile su tutti i fronti, dalla giustizia al rispetto per le imprese, dall’istruzione ai diritti civili, dalla libertà di stampa ed espressione alla parità di genere, dal sistema pensionistico a quello bancario, fino alla tutela dell’ambiente e della salute, solo per citarne alcuni.

Il risultato sotto gli occhi di tutti è che l’unica speranza per chi può permetterselo è di fuggire dal peggiore inferno fiscale e civile d’Europa, con perdita inesorabile delle migliori menti ed energie.

Cari Veneti, è giunta l’ora di svegliarsi, sostenendo Plebiscito.eu e aderendo come attivisti dell’organizzazione che ha saputo da sola raccogliere l’attenzione del mondo sulla causa dell’indipendenza del Veneto, superando il silenzio mediatico italiano e il boicottaggio di ogni altra forza o movimento presente in Veneto, espressione diretta, indiretta, o mascherata della partitocrazia italiana. Abbiamo già dimostrato con i fatti il nostro valore. Ora meritiamo la fiducia di tutti i veneti.

Ogni altra scelta è perdita di tempo e di risorse all’unica alternativa possibile per la nostra salvezza.
Iscriviti ora come attivista gratuitamente in 30 secondi compilando il modulo che trovi in http://blog.plebiscito.eu/entra-nella-squadra/.

Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu

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STRADE APERTE E VICOLI CIECHI PER L’INDIPENDENZA DEL VENETO

STRADE APERTE E VICOLI CIECHI PER L’INDIPENDENZA DEL VENETO

10 Gennaio 2016 6 Comments in editoriali news

Alcune note su giustizia e diritto di autodeterminazione e sul percorso per attuarlo

1-venice-at-nightRispetto a diversi anni or sono, quando a partire dal 2006 tra i primi indicai la strada e il progetto pacifico e democratico per l’indipendenza del Veneto, sono stati fatti diversi passi in avanti.

Di essi, a livello internazionale e mediatico, il massimo risultato registrato è stata l’indizione del Referendum di indipendenza del Veneto del 16-21 marzo 2014, che tra le altre cose ha dato inizio a una forma di diritto veneto basato su un quadro di consuetudini che ha iniziato da allora a prendere forma e vitalità.

Al contrario, la partecipazione ad elezioni politiche, regionali, o locali non ha sortito risultati politicamente degni di particolare nota, se non addirittura depressivi, raffrontandoli al consenso plebiscitario certificato di cui gode l’indipendenza del Veneto.

Le ragioni sono molteplici. Citiamo come prima la scarsa visibilità mediatica all’interno di un sistema informativo che è in assoluto tra i meno liberi d’Europa e in particolare l’unico classificato come non libero dalle principali organizzazioni che monitorano lo stato della libertà di stampa nel mondo (ragione per cui abbiamo lanciato una nuova iniziativa referendaria). Il secondo principale fattore di insuccesso a nostro avviso è la ancora scarsa capillarità territoriale dei movimenti indipendentisti, che è favorita anche dalla prima causa citata. Poi ve ne sono altri, ma non è questa la sede per affrontarli.

Se resta quindi irrisolta al momento la questione elettorale all’interno di elezioni italiane, diversa è la questione politica da un punto di vista della giustizia.

L’azione politica importante ottenuta con il successo del referendum di indipendenza del Veneto del 2014 indetto da Plebiscito.eu che ha portato alla seguente approvazione della legge regionale 16/2014 da parte della Regione Veneto ha portato infatti alla conclusione dei gradi di giudizio interni in merito all’indipendenza del Veneto, che si è ottenuta con il pronunciamento della Corte costituzionale con la propria sentenza 118/2015.

Esauriti i gradi di giudizio interni, quale strade si aprivano a livello internazionale?

Esaminiamo le principali di seguito.

Corte Internazionale di Giustizia (CIG / ICJ) – [ONU, Organizzazione delle Nazioni Unite]

Non si poteva adire direttamente la Corte Internazionale di Giustizia (CIG, o ICJ) con sede a L’Aia (che dipende dall’Onu), in quanto essa dirime le dispute fra Stati membri delle Nazioni Unite che hanno accettato la sua giurisdizione. Non essendo ancora la Repubblica Veneta stato membro dell’ONU, tale strada le è preclusa. Come mai allora, qualcuno si chiederà, essa si pronunciò nella famosa sentenza del 22 luglio 2010 in merito alla dichiarazione di indipendenza del Kosovo? Non certo perché, come dice qualcuno, vi sia stata da parte del Kosovo “un’azione politica ed istituzionale decisa e forte, idonea a creare una situazione di fatto rilevante sul piano internazionale”, in quanto anche allora i kosovari non avevano diritto ad interpellare la CIG. Bensì perché ad adire la CIG in tal caso fu l’Assemblea delle Nazioni Unite in seguito a pressione diplomatica esercitata dai serbi.

“The wording of this agenda item had been proposed by the Republic of Serbia, the sole sponsor of resolution 63/3, when it requested the inclusion of a supplementary item on the agenda of the 63rd session of the General Assembly (Letter of the Permanent Representative of Serbia to the United Nations addressed to the Secretary-General, 22 August 2008, A/63/195). That agenda item then became the title of the draft resolution and, in turn, of resolution 63/3. The common element in the agenda item and the title of the resolution itself is whether the declaration of independence is in accordance with international law. Moreover, there was no discussion of the identity of the authors of the declaration, or of the difference in wording between the title of the resolution and the question which it posed to the Court during the debate on the draft resolution (A/63/ PV.22)”.

Il calcolo che fece allora la Serbia si rivelò in effetti errato e la CIG si pronunciò come noto a favore del Kosovo. Oggi i veneti, mutatis mutandis, non hanno, così come i kosovari allora, alcuna possibilità di ottenere un pronunciamento della CIG, a meno che non sia l’Italia, o un altro stato membro dell’ONU, o un’agenzia internazionale a interessarla.

Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) – [UE, Unione Europea]

Non era nemmeno adibile direttamente la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE), in quanto essa interpreta il diritto dell’UE per garantire che sia applicato allo stesso modo in un tutti gli Stati membri e dirimere le controversie giuridiche tra governi nazionali e istituzioni dell’UE. Può essere adita, in talune circostanze, anche da singoli cittadini, imprese o organizzazioni allo scopo di intraprendere un’azione legale contro un’istituzione dell’UE qualora ritengano che abbia in qualche modo violato i loro diritti.
Non può invece essere adita da singoli cittadini, imprese o organizzazioni verso un singolo governo nazionale se esso agisce in base al diritto nazionale. In tal caso la Commissione non ha la facoltà di esaminare il caso o avviare la procedura formale d’infrazione in base alla Carta dell’UE.

Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) – [CoE, Consiglio d’Europa]

L’unica strada aperta, di fatto, rimaneva (come abbiamo fatto) la presentazione di un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La CEDU (che non è organo dell’Unione Europea, come qualcuno fa intendere, bensì del Consiglio d’Europa) si pronuncia in merito alla violazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Essa può essere interpellato da singoli cittadini e organizzazioni e vi aderiscono i membri del Consiglio d’Europa (insieme più vasto dell’Unione Europea).
Qualcuno ha rilevato che il diritto di autodeterminazione non è tra quelli salvaguardati direttamente dalla CEDU. In realtà la situazione è più strutturata, in quanto a non essere salvaguardato è il diritto di autodeterminazione dei Popoli, inteso espresso in modo collettivo, ma non il più stretto diritto di autodeterminazione soggettivo, oltre a molti altri diritti e libertà fondamentali calpestati dall’Italia con la propria inappellabile sentenza 118/2015 della Consulta. In tal senso sono molteplici le violazioni da parte dello stato italiano e diversi anche i precedenti di pronunciamento da parte della CEDU, ad esempio come nel caso dei ricorsi presentati dai curdi del PKK contro la Turchia.

Certamente quella intrapresa non è una strada semplice (e chi si illude?) e sono molte alte le probabilità di ricevere un giudizio di inammissibilità. Risulta d’altro canto esercizio di autocensura, se non addirittura opera di autocastrazione, non percorrere le poche vie che vi sono man mano che si rendono disponibili. A maggior ragione se si pensa che qualcuno nel recente passato aveva pensato di presentarsi nientemeno che presso la Corte Costituzionale italiana: quello sì che era un vicolo cieco per definizione!

In estrema sintesi, risulta pertanto a nostro avviso imprescindibile un piano di azione che non tralasci alcuna possibilità e alcun campo al fine del raggiungimento della piena ed effettiva indipendenza del Veneto. Proprio per tale ragione Plebiscito.eu ha dato forma e sta attuando un piano strategico che coinvolga ogni ambito di attività, in primis quello economico, che ci permetta di tutelare gli interessi del Veneto e di intercettare le opportunità che derivano dai grandi cambiamenti geopolitici e macroeconomici in corso.

Gianluca Busato
Presidente – Plebiscito.eu

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